Home Cronaca Piazza San Carlo: Sindaca Appendino condannata ad un anno e sei mesi

Piazza San Carlo: Sindaca Appendino condannata ad un anno e sei mesi

by Redazione

La sindaca di Torino, Chiara Appendino è stata condannata a un anno e sei mesi nel processo con rito abbreviato per i fatti di piazza San Carlo. Insieme alla sindaca sono stati condannati l’ex capo di gabinetto del Comune Paolo Giordana, l’allora questore Angelo Sanna, l’architetto Enrico Bertoletti e l’ex presidente dell’Agenzia Turismo Torino, Maurizio Montagnese.

La vicenda fa riferimento alla sera del 3 giugno 2017, durante la proiezione su un maxischermo della finalissima di Champions League tra Juventus e Real Madrid, a seguito del comportamento di un gruppo di malviventi che utilizzavano spray urticante per aprirsi la strada dopo aver razziato oggetti di valore tra il pubblico, si è scatenato il panico.

I presenti, presi dal terrore, hanno creato, nel fuggire, una calca che ha provocato più di 1600 feriti e la morte di due donne e un uomo: la prima dopo dodici giorni di agonia, la seconda, rimasta inizialmente tetraplegica, deceduta dopo diciotto mesi, il terzo dopo un calvario durato due anni e mezzo e l’amputazione di un piede.

A seguito della tragedia sono stati osservati dai media alcuni aspetti critici che potrebbero aver contribuito al suo verificarsi:

  • mancanza di coordinamento tra le forze di pubblica sicurezza presenti in piazza;
  • mancanza di un punto di soccorso prestabilito in caso di emergenza;
  • presenza incontrollata di venditori abusivi di bevande contenute in bottiglie di vetro, i cui cocci hanno contribuito all’aumento del numero dei feriti durante la fuga collettiva

La vicenda ha suscitato un forte shock nell’opinione pubblica, innanzitutto poiché, a causa delle iniziali notizie confuse su quanto stesse accadendo, all’inizio si temeva che si trattasse di un vero attentato terroristico (circa un’ora dopo la tragedia avvenne un attentato sul London Bridge a Londra che causò la morte di 8 persone). Successivamente, appurato che le dimensioni della vicenda sono state amplificate dal panico e dalla psicosi di massa, sono sorte riflessioni sul clima di paura collettiva causato dai recenti attentati di matrice islamista in Europa.

Tra le accuse mosse dalla procura vi erano disastro, lesioni e omicidio colposo. L’Appendino commenta dicendo di sentirsi “amareggiata” per la condanna subita. La sindaca dice di non sottrarsi alle sue responsabilità e ma “è altrettanto vero che oggi devo rispondere, in quanto sindaca, di fatti scatenati da un gesto – folle – di una banda di rapinatori”, aggiunge sostenendo che sul “difficile ruolo dei sindaci forse andrebbe aperta una sana discussione”.

Come ricostruito dagli inquirenti, alcuni rapinatori spruzzano dello spray al peperoncino tra la folla, provocando un fuggi fuggi generale. Molti dei presenti, in larga parte giovani, perdono le scarpe, le borse, gli smartphone e cadendo sbattono contro il tappeto di vetro creatosi con i cocci delle bottiglie vendute dagli ambulanti abusivi.

La ferita più grave è Erika Pioletti, 38 anni, in piazza per vedere la partita insieme al compagno. La donna morirà in ospedale dopo dodici giorni di agonia. La seconda vittima è la 65enne Marisa Amato, rimasta paralizzata e morta il 25 gennaio 2019.

Due i processi, con Appendino, Sanna e gli altri tre imputati che scelgono il rito abbreviato. “E’ mia intenzione – spiegò la sindaca – contribuire a favorire una più rapida conclusione del processo e la conseguente definizione delle responsabilità in sede giudiziaria. Naturalmente sono convinta che, qualunque sia l’esito in tribunale, nulla potrà lenire il dolore di chi ha perso una persona cara e, per tutta la nostra comunità cittadina, niente riuscirà cancellare definitivamente il ricordo di quella tragedia. Tuttavia – aggiungeva Appendino – per rispetto a coloro che sono state le vittime di quanto accaduto in piazza e, allo stesso modo, per rispetto a chi quella sera e nei giorni che l’hanno preceduta ha svolto compiti e ha avuto responsabilità nell’organizzazione di quell’evento, ritengo importante che il giudizio sulle responsabilià per me, che rivesto un ruolo pubblico, arrivi il prima possibile”.

Altri nove imputati, che a titolo diverso presero parte all’organizzazione dell’evento, hanno scelto invece il rito ordinario, con il processo che è tuttora in corso.

Potrebbe interessarti

Lascia un commento