Di Gaia Marino
L’Ucraina si appresta a fare dietrofront dopo che le osservazioni del presidente Volodymyr Zelenskiy sono state interpretate come un invito all’Occidente a fare “attacchi preventivi” contro la Russia, provocando una feroce risposta da parte di Mosca.
Zelenskiy ha parlato giovedì tramite collegamento video al Lowy Institute con sede a Sydney, dicendo tramite un interprete che per scoraggiare l’uso di armi nucleari da parte della Russia, la NATO e la comunità internazionale devono fare “attacchi preventivi”, prima che l’interprete si correggesse dicendo “azione preventiva”.
“Aspettare prima gli attacchi nucleari e poi dire ‘cosa accadrà loro’. No! È necessario rivedere il modo in cui viene esercitata la pressione. Quindi è necessario rivedere questa procedura, per così dire”, ha affermato.
Mosca ha risposto con il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov che ha affermato che le osservazioni non erano “nient’altro che un appello per iniziare una guerra mondiale”, mentre la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha definito Zelenskiy un “mostro”.
Il portavoce di Zelenskiy, Sergii Nykyforov, ha poi chiarito in un post su Facebook che il presidente ucraino si riferiva alle sanzioni economiche, che secondo lui avrebbero dovuto essere imposte dall’Occidente prima che la Russia invadesse l’Ucraina.
Nykyforov ha detto che Zelenskiy significava “era necessario adottare misure preventive per impedire alla Russia di scatenare la guerra”, aggiungendo che Zelenskiy stava parlando di “sanzioni [economiche] preventive”.
Il portavoce ha aggiunto che “solo lo stato terrorista, la Russia” ricatta il mondo e ha accennato “in ogni modo possibile all’uso di armi nucleari”, dicendo che l’Ucraina non farebbe mai tali appelli.
Subito dopo le osservazioni di Zelenskiy al think tank australiano, la Russia ha nuovamente attaccato la città di Zaporizhzhia, città vicina all’omonima centrale nucleare.
Nel frattempo, giovedì sera, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha avvertito della crescente minaccia di attacchi nucleari da parte della Russia durante una raccolta fondi democratica.