Di Mirko Fallacia
Le provocazioni dell’Occidente nei confronti di Putin passano anche dal Premio Nobel per la Pace 2022.
Il premio svedese, nato dall’omonimo inventore della polvere da sparo, è andato all’attivista bielorusso per i diritti umani Ales Bialiatski, all’organizzazione russa per i diritti umani Memorial e all’organizzazione ucraina per i diritti umani Center for Civil Liberties.
Tuttavia, Berit Reiss-Andersen, presidente del comitato norvegese per il Nobel, ha tenuto a sottolineare che il premio non era inteso come un rimprovero al presidente russo Vladimir Putin, che venerdì ha compiuto 70 anni.
Il premio “non era contro nessuno”, ha detto Reiss-Andersen nel suo discorso a Oslo, e non “si rivolgeva al presidente Putin, né per il suo compleanno né per nient’altro”.
Reiss-Andersen ha affermato che i tre vincitori congiunti “dimostrano il significato della società civile per la pace e la democrazia” e condividono la visione di “pace e fraternità” tra le nazioni del fondatore del premio, Alfred Nobel.
Bialiatski ha fondato il gruppo per i diritti umani Viasna nel 1996 a seguito di una brutale repressione delle proteste di piazza da parte del leader autoritario della Bielorussia Alexander Lukashenko, stretto alleato di Putin.
Bialiatski, 60 anni, è stato arrestato lo scorso luglio nell’ambito della repressione dell’opposizione da parte di Lukashenko. Reiss-Andersen ha detto che Bialiatski “non ha ceduto un pollice per la sua lotta per i diritti umani”.
Il ministro degli Esteri bielorusso Anatoly Glaz ha denunciato che l’onore è andato a Bialiatski, dicendo che le decisioni del comitato del Nobel sono “così politicizzate” che Alfred Nobel “si sta rivoltando nella tomba”.
Il Memorial è stato fondato alla fine degli anni ’80 per documentare la repressione politica attuata sotto l’Unione Sovietica, lo scorso dicembre un tribunale russo ha ordinato la chiusura del Memorial, accusando il suo personale di essere “agenti stranieri”.
Il Centro ucraino per le libertà civili è stato fondato nel 2007 come piattaforma per le organizzazioni per i diritti umani dei paesi dell’ex Unione Sovietica.
Ha organizzato campagne di pressione sul Cremlino per il rilascio dei prigionieri politici e ha documentato i crimini di guerra russi durante l’invasione.
Le azioni dell’organizzazione sono esemplari tanto da meritarsi un premio, ma è giusto far sorgere dei dubbi sulla tempistica.
Il premio nobel subisce la forte influenza dem americana. Crederemo nella genuinità del Nobel quando verranno perseguitate anche le azioni liberticide compiute dall’Occidente.
Come l’incarcerazione ingiusta di Julian Assange che, ogni giorno, “viene ucciso” per aver fatto trapelare verità scomode che ci vogliono tener nascoste.