Franco Reviglio, torinese di nascita, fu un grande fautore di una moderna riforma tributaria e della lotta all’evasione fiscale proponendo misure importanti e fondamentali in tal senso. Nel 1971 a soli 26 anni fu nominato professore ordinario di economia pubblica alla Facoltà di Economia dell’Università. Divenne poi Ministro delle finanze dal 1979 al 1981 e Ministro del bilancio e della programmazione economica e per gli Interventi straordinari nel Mezzogiorno dal 1992 al 1993, nonché Presidente e amministratore delegato dell’E.N.I. (Ente Nazionale Idrocarburi) nel periodo dal 1983 al 1989. Si fece promotore all’E.N.I. di un’ampia riorganizzazione e una privatizzazione di alcune partecipate considerate assolutamente improduttive e così consentì che l’azienda pubblica ritrovasse stabilità rilanciandola verso un nuovo periodo di crescita.
Durante questo periodo Reviglio costituì la Fondazione Mattei e dell’Archivio Storico dell’E.N.I. Reviglio intraprese un’intelligente e puntuale lotta all’evasione ed elusione fiscale quando fu Ministro delle Finanze. Introdusse il provvedimento dell’obbligatorietà dei registratori di cassa per i commercianti, il libro rosso degli evasori e la ricevuta fiscale, che posero una prima pietra in Italia per una moderna fiscalità e per questo motivo Reviglio fu considerato il “padre” dello scontrino in Italia.
Fu un editorialista acuto e lucido del Messaggero. Ebbe il grande merito culturale di fare crescere attorno a sé uno stuolo di allievi e collaboratori straordinari, brillanti giovani assai promettenti che divennero nel giro di pochi anni figure importanti del panorama politico, economico e manageriale italiano che furono tutti componenti di un brain trust che fu poi chiamato denominato dei “Reviglio boys” con una chiara e netta ispirazione ad idee liberal-socialiste.
Quando divenne Ministro delle Finanze questo gruppo fu inquadrato negli uffici di segreteria al Ministero, condividendo momenti di ricerca e di produzione di progetti innovativi. Parteciparono a questi progetti il deputato socialista Giulio Tremonti, il ricercatore Franco Bernabè, il bocconiano Alberto Meomartini, il professor Domenico Siniscalco, il professor Giuliano Segre e Mario Baldassarri. Queste relazioni di collaborazione durarono fino al 1993 che fu l’anno in cui Reviglio cessò dal suo incarico di Ministro del bilancio e della programmazione economica.
Fu proprio questo gruppo che fece capo al ministro ad elaborare l’importante strumento di contrasto all’evasione fiscale, ossia la ricevuta fiscale. Nel 1994 con la “discesa in campo” di Silvio Berlusconi Tremonti, Siniscalco e Baldassarri si legarono politicamente al nuovo Presidente del Consiglio. Svolsero un ruolo di primo piano nella politica economica dei suoi governi, i primi due in qualità di Ministro dell’economia e delle finanze, il terzo in quella di Viceministro. Però tale collaborazione si interruppe a causa di divergenze con lo stesso Berlusconi nel 2011 e Siniscalco si allontanò dal fondatore di Forza Italia già nel 2005. Mentre Bernabè e Meomartini si dedicarono esclusivamente alla carriera aziendale. Entrambi ricoprirono, e tuttora ricoprono, nevralgici ruoli dirigenziali in prestigiose imprese come Telecom Italia, Eni, Snam, Saipem, Italgas. Segre, invece, rimase legato al Partito Socialista Italiano, divenendo prima responsabile per le politiche creditizie nel gabinetto del ministro Giuliano Amato e poi consigliere economico del Presidente del Consiglio, quando Amato ricoprì quella carica nel periodo 1992-93.
Successivamente, eletto presidente della Fondazione di Venezia (Fondazione bancaria), Segre chiamò nel Consiglio il suo antico maestro Reviglio. Il pensiero economico dei “Reviglio Boys” fu per importanza nazionale simile a quella dei Chicago boys. Quest’ultimi facevano riferimento ai canoni del Neoliberismo di Milton Friedman mentre le idee economiche dei Reviglio boys si possono definire liberal-socialiste. In tal senso questa scuola italiana distinse la spesa pubblica in due categorie. La prima è quella improduttiva, destinata ai servizi come sanità, istruzione, ricerca che può essere, appunto, ridotta anche con tagli lineari in caso di crisi finanziaria, e la seconda quella produttiva, costituita da tutti quegli enti e aziende pubbliche con una consistente partecipazione di soggetti privati oppure da soggetti ed enti privati con forte partecipazione statale, che si occupano della produzione e distribuzione di beni e servizi.
Naturalmente sono assai favorevoli alle relazioni commerciali del libero mercato ma allo stesso tempo sostengono, l’assunzione di misure protezionistiche quando sono minacciati i settori strategici nazionali dalla concorrenza internazionale. Critici invece o nei confronti della rigidità del cambio mentre sono favorevoli alle politiche di austerità in un contesto di crisi economica e finanziaria.