Home Attualità La serena attesa di Italia-Spagna a Barcellona

La serena attesa di Italia-Spagna a Barcellona

by Bobo Craxi

La Nazionale spagnola da queste parti tradizionalmente non suscita grandi emozioni

Redatto da: https://www.huffingtonpost.it

In questa città l’Italia calcistica mise le basi decisive per il successo Indimenticabile del 1982, l’Argentina e il Brasile spazzate via dalla nazionale di Bearzot nello stadio dell’Espanol, il mitico Sarrià. Oggi al posto dello Stadio un giardinetto (jardinets del Sarrià) dove una targa commemora il conclamato Mondiale e le gesta della seconda squadra della Città.

E la altrettanto mitologica semifinale si tenne al Campo del Barcellona (Camp Nou), quello di Messi, allora fu Paolo Rossi il protagonista che con due gol liquidò la Polonia di Boniek. La città esplose durante la vittoria delle furie rosse ai mondiali del 2010 in Sudafrica, un mega schermo fu impiantato nella piazza di Spagna, oggi considerata la piazza unionista per eccellenza, ed allora la tiepidezza dei catalani nei confronti della Nazionale era mitigata solo dal fatto che quella squadra schierava la stirpe d’oro del Barcellona di Guardiola (Iniesta, Xavi, Busquets, Piqué) i cuccioli della cantera celebrata. Sta di fatto che la Nazionale Spagnola da queste parti né mette piede, né suscita grandi emozioni; addirittura sotto sotto la parte catalana più radicale ti spinge a tifare le squadre avversarie, e non è improbabile che la nazionale italiana venga guardata con simpatia.

È numerosa d’altronde la Colonia italiana barcellonina dalla ristorazione al commercio, dalle strutture finanziarie all’informatica e telefonia, nelle arti e nelle Università, una presenza storica illustra quanto la contiguità territoriale mediterranea non rappresenti una retorica ma un fatto assodato, è l’Europa Mediterranea che vive nei suoi interscambi permanenti; scaramanticamente i tricolori non appaiono sui balconi delle case, una forma di rispetto viene mantenuta, ma gli italiani si stanno organizzando e dando Convegno nei Bar, nei Bistrots accanto alla Rambla, sulla spiaggia di Barceloneta, nelle vie dell’Eixample il quartiere simbolo disegnato dall’architetto Cerda nei primi del novecento. Neanche le bandiere spagnole e quelle catalane, la Senyera e quella indipendentista l’Estelada, sembrano più campeggiare orgogliose come un tempo sui balconi, un po’ ingiallite ne resiste qualcuna, ma il clima di tenue e leggera concordia sta rendendo più flebili le passioni che hanno contraddistinto questi ultimi anni di divisione politica.

La scelta del Governo Sanchez di adottare una misura, seppur tiepida, di perdono generalizzato nei confronti dei leader indipendentisti ha comunque generato un clima di sostanziale calma e di ripristino della normalità istituzionale. Non che il problema territoriale sia risolto, ma certo è che la misura dell’indulto adottata ha visto in prima fila tutte le autorità ed i poteri catalani concordi nella necessità di provare a fare un passo in avanti alla ricerca di una soluzione politica del conflitto, di misurarsi con le priorità economiche e di ricercare gli strumenti più idonei per riqualificare l’obiettivo della Disconnessione dal Regno di Spagna. Il Processo indipendentista Catalano non rinuncia all’obiettivo di celebrare un referendum democratico, gli spagnoli non intendono rinunciare al rispetto della Costituzione e riflettono sulla necessità di adottare nuove misure economiche e di rafforzamento dell’autonomia catalana spingendosi sino ai confini di un federalismo di fatto. I Baschi, che percentualmente erano molto più separatisti dei catalani hanno chiuso e risolto il contenzioso dando vita al cosiddetto “cupo” basco; una trattenuta alla fonte delle entrate fiscali della Regione, una sostanziale autonomia che la rende di fatto “indipendente” dallo Stato Centrale, cosa che, unita alla difesa della identità linguistica culturale rende i Paesi Baschi un inquilino privilegiato del Regno Spagnolo.

Così la Catalogna, isolata sul piano internazionale, può ricercare di ottenere sul piano finanziario quel che sul piano politico democratico non riesce a spuntare, le passioni per il momento sono sopite e si esclude un ritorno alla radicalizzazione dello scontro. C’è il riconoscimento di una differenza ed al contempo di un’interdipendenza scomoda fra Madrid e Barcellona. La tregua è scoppiata prima di un’eventuale ondata nazionalista che potrebbe intervenire nel caso di una vittoria calcistica in Europa. Naturalmente è un’evenienza che nessuno di noi si augura. Anzi, l’idea di far sventolare una bandiera diversa nella Notte di Barcellona come nel 1982 alberga in molti di noi che siamo di passaggio, però è un pensiero che resta nascosto anche questo per scaramanzia.

0 comment
FacebookTwitterLinkedinWhatsapp

Potrebbe interessarti

Lascia un commento