La politica odierna è un conglomerato di ultras e attaccabrighe ed ogni occasione è buona per regalare spettacoli indecenti e vergognosi.
Da destra a sinistra, vi sono macchine mediatiche a lavoro che servono ad indottrinare il popolo e a dividerlo.
“Divide et impera”, dicevano i romani e non importa chi siede al tavolo dei vincitori l’importante è che si adatti al sistema creato.
Esistono diversi filoni narrativi che si incanalano in due gruppi maggiori, uno narrato da esponenti che oggi si autodefiniscono di destra e uno narrato da chi si autodefinisce di sinistra.
Ma cos’è la destra e cos’é la sinistra?
Se oggi Gaber ricantasse la celeberrima canzone non sarebbe un’impresa semplice descrivere le differenze che ci sono tra i due pensieri mainstream.
Destra e sinistra negli ultimi anni hanno sviluppato una mentalità a banderuola e vedono il popolo solo come un mezzo per raggiungere un fine: tutelare gli interessi dei loro sponsor ai quali devono tutto.
Ma un premier, un parlamentare e un rappresentante di un’istituzione non ha il compito di preservare gli interessi di gruppi minori della società ma di tutti i cittadini italiani.
La sinistra è morta.
Abolito il finanziamento pubblico i politici, per forza di cose, sono diventati dei professionisti del marketing ingaggiati da aziende o gruppi solo per mandare avanti gli interessi dei pochi calpestando i diritti dei molti cittadini comuni, che oggi come oggi non vengono in alcun modo tutelati e rappresentati.
Non è difficile notare quanto il nostro sistema faccia schifo. E cosa si fa?? Al posto di guardare all’interno della nostra società e riflettere sui limiti del nostro sistema la nostra classe dirigente ci distrae con Paesi più difettosi nel campo dei diritti.
E così tutto viene perdonato poiché la risposta che ci diamo è: “Sempre vivere in Italia che non in Corea del Nord”. Ma è difficile non notare il passo indietro occidentale nel campo dei diritti, inoltre, perché guardare al peggio e non ambire al meglio?
E’ questo che ci ripetiamo quando vediamo limiti strutturali del nostro sistema che farebbero pensare ad una svolta illiberale della nostra società.
Ma chi si macchia oggi di essere intransigente nei confronti della libertà di pensiero e della libertà d’espressione è proprio quella frangia ipocrita, oppressiva, che si dice liberale e a favore dei diritti degli ultimi: Iv, Pd e +Europa.
Il caso Orsini è diventato un caso di Stato che non può più essere ignorato.
Le polemiche di Italia Viva, Pd e +Europa, hanno fatto pressione per la cancellazione del contratto di Alessandro Orsini con Cartabianca.
La Rai giustifica la decisione dicendo che “la direzione di Rai 3, d’intesa con l’Amministratore Delegato della Rai, ha ritenuto opportuno non dar seguito al contratto originato su iniziativa del programma Cartabianca che prevedeva un compenso per la presenza del professor Alessandro Orsini nella trasmissione”.
Ma la protesta di Bianca Berlinguer, conduttrice della trasmissione non si fa attendere. “Apprendo che il contratto sottoscritto dalla Rai e dal professore Alessandro Orsini sarà interrotto per decisione della direzione di Rai3 senza che io sia stata consultata in merito. Una decisione che limita gravemente il mio ruolo di autrice e di responsabile di Cartabianca per quanto riguarda la questione fondamentale della scelta degli ospiti e di conseguenza dei contenuti sui quali si costruisce la discussione”, dice la giornalista.
“Aggiungo che non condivido la decisione di escludere una voce certamente rappresentativa di un’opinione presente nella società italiana e tra gli studiosi, in quanto ciò porterebbe a una mortificazione del dibattito che per essere tale deve esprimere la più ampia pluralità di idee”, continua sempre Berlinguer. Che poi si chiede: “Non è forse questa la missione del servizio pubblico?”.
Evidentemente no!
L’accanimento mediatico, politico e social nei confronti del professore rappresentano una macchia indelebile del nostro Paese.
La verità è che una persona in Italia non può esprimere posizioni che si distacchino di molto dai pensieri del mainstream altrimenti si viene etichettati come nemici della società o come quinta colonna di chissà chi, come nel caso di Orsini.
Il professore non ha mai tessuto elogi nei confronti di Putin, a differenza di gran parte della politica italiana rimasta muta e attonita, compreso lo stesso capo del Pd, Enrico Letta, che come gli stessi Salvini, Meloni e Berlusconi osannavano Putin dopo che aveva già fatto anche peggio di così.
Ma ieri era ieri e oggi e oggi, e il professore, osteggiando il pensiero più conveniente in questo momento è stato discriminato, insultato e offeso solo per aver riconosciuto la superiorità militare evidente della Russia rispetto all’Ucraina e solo per aver detto di essere a favore di una resa che salverebbe migliaia di persone e che eviterebbe all’Ucraina di finire, poco alla volta, tutta, nelle mani della Russia.
Essere a favore della resa militare ucraina non significa in alcun modo lasciare gli ucraini al loro triste destino, anzi, significa utilizzare altri canali, quali diplomazia e altre armi, come quella economica, per favorire una trattativa migliore nell’interesse dell’Ucraina.
Ma il lato positivo che è difficile da notare in questa folle isteria è che, seguendo questa linea, nel frattempo cesserebbero le ostilità, non ci sarebbero più morti tra la popolazione civile, le città non verrebbero rase al suolo, molti ucraini rimarrebbero nel loro territorio e, ciò, faciliterebbe il dialogo e la diplomazia.
Ma guai a pensarla così, si può finire per essere etichettato come putiniano da parte di Corriere e Repubblica. Editoriali non più liberi da tempo.
“Quando la tua mente prende il volo t‘accorgi che sei rimasto solo”, diceva Rino Gaetano.
Ed è proprio così. Grazie al plagio dei media e grazie ai film americani, dove l’eroe alla fine vince sempre, ci siamo illusi scioccamente che il prolungarsi della resistenza ucraina possa, grazie ad un miracolo, epilogare con la cacciata dell’invasore.
“Sogna ragazzo sogna” direbbe Vecchioni e, nel frattempo, le nazioni spendono più soldi per le difese nazionali, le imprese della morte fanno miliardi in periodi di crisi e il mondo, che è non è affatto comprensivo e indulgente con la razza umana, continua a bruciare e a mietere vittime per il riscaldamento globale e l’inquinamento determinato anche dall’uso delle armi.
E allora chi non crede alla missione e meglio che taccia per sempre.
La tolleranza non ha mai provocato guerre; a differenza dell’intolleranza che ha coperto la terra di massacri e morte.
Zittire persone può diventare pericoloso e da socialisti si deve in tutti modi condannare questa intolleranza poiché si va a schiantare decisamente con il pensiero del più grande Presidente d’Italia, Sandro Pertini.
Infatti, il Presidente era un paladino delle libertà.
Lui che, come altri, aveva rischiato la sua vita per essa e sapeva quanto questa potesse essere preziosa e non avrebbe mai accettato che essa, per un parere fuori dal coro e contrario al pensiero comune, venisse in qualche modo limitata. Poiché il fascismo iniziò così, eliminando le voci delle minoranze.
Eliminare voci che non piacciono è ignobile e pericoloso e se la censura fosse provenuta dalla frangia più a destra della politica, sarebbe già stata etichettata come fascista o assolutista. Ma questo non vale per la finta sinistra.
Bisogna ricordare a lor signori cosa diceva il grande Sandro Pertini.
“Cercate di darvi una fede politica, respingete però quelle idee politiche che non presuppongono il concetto di libertà, altrimenti andreste verso la vostra rovina”, sottolinea il presidente.
Battersi fino alla morte per difendere le idee altrui, soprattutto quando non piacciono, è la vera essenza della democrazia.
Fino a quando gente non plagiata troverà parola non vi è minaccia di un regime assolutista, in caso contrario, com’è avvenuto per Orsini, si iniziano a prendere le contromisure e a condannare le azioni liberticide di Pd, Iv e +Europa. Vergognosi!