Nel teatrino politico italico si distingue perennemente, senza un filo di coerenza, il capitano che impazza a destra e a manca per vincere la sfida della leadership del centro destra con Giorgia.
Premesse poco rassicuranti per la potenziale destra di governo che mostra segnali di scarsa attitudine a trovare un’intesa accettabile e un equilibrio plausibile.
Pertanto, da un lato Forza Italia con l’impronta europeista e popolare veleggia come la forza politica più convinta nel sostegno all’azione di governo di Mario Draghi, mentre Salvini si dibatte in confuse e convulse acrobazie che lo pongono nelle retroguardie reazionarie europee e lo stanno ulteriormente indebolendo in Italia nei confronti del partito leghista dei governatori, ormai stanchi e logorati tra la gestione della pandemia e le bizze del segretario leghista.
Nel frattempo il Presidente del Consiglio, con una dose invidiabile di self control anglosassone, non lascia trapelare l’insofferenza verso una situazione tra il patetico e il grottesco tentativo di conciliare la piazza e il governo.
Comunque Draghi è un tranquillo navigatore poiché è consapevole della via di fuga possibile dopo la fine del semestre bianco e l’elezione a Presidente della Repubblica che potrebbe portarlo al Quirinale e che sembra essere ancora oggi il giusto riconoscimento per la sua figura di “elevato” , manifestatasi in questi lunghi anni con la sua imparzialità nei conflitti politici e il suo serio attaccamento alle sorti della Nazione.
Ritornando al contesto politico naturalmente, è evidente che non è eccellente la salute del sistema politico, con i partiti in ritirata che issano le bandierine lacere della propaganda, salvo il fatto di adeguarsi all’esistente, non appena si rischia la frantumazione definitiva.
Il grande protagonista di questo processo di stabilizzazione è il Presidente della Repubblica che ha invocato unità e coesione ricevendo la sufficiente solidarietà per definire un quadro politico capace di farci uscire dalle emergenze.
In modo particolare a tenere in piedi la legislatura ci pensano i pentastellati ,ormai ridotti ad un agglomerato umano terrorizzato dalle elezioni anticipate e con il nuovo leader Conte già affaticato da un ruolo che sembra non gradire più di tanto.
Oggi più che mai, l’Italia ha bisogno di certezze e determinazione per accompagnare la risalita che si annuncia irta di difficoltà soprattutto quando le istituzioni saranno chiamate a spendere in modo utile le ingenti risorse che provengono dall’Europa.
Infatti, anche le riforme richieste languono tra lentezze procedurali e ostacoli politici che preoccupano per le evidenti e clamorose e insanabili divisioni tra i partiti.
La nostra democrazia appare sorretta da pochi uomini di Stato sorretti da buona volontà e chiarezza di idee mentre la repubblica dei partiti è sbiadita e infiacchita ormai da oltre trent’anni , le forse politiche sono incapaci di proporsi come la linfa vitale delle istituzioni costituzionali che i padri fondatori agognavano e auspicavano.