Di Miriam Lestingi
Il Parlamento italiano si riunirà il 24 gennaio per votare un nuovo Capo di Stato in sostituzione dell’uscente Sergio Mattarella.
L’elezione di un nuovo Presidente della Repubblica potrebbe avere importanti ripercussioni sul futuro del governo del presidente del Consiglio Mario Draghi, che sta cercando di contenere un’ondata di contagi da Covid-19.
Draghi ha chiarito che vorrebbe diventare presidente, ponendo fine al suo governo di 11 mesi.
Così facendo lascerebbe il Paese durante il suo massimo picco storico di contagi, senza aver preso le dovute precauzioni, e con un lavoro a metà per quanto riguarda il Pnrr.
Tuttavia, non vi è alcuna garanzia che il 74enne ex capo della Banca centrale europea otterrà l’incarico tanto bramato. La prima scelta dei partiti di centrodestra italiani è l’85enne quattro volte primo ministro Silvio Berlusconi. Ma non è tutt’oro quello che luccica, Berlusconi è l’unica scelta ipotizzabile per Meloni e Salvini se vogliono prendere davvero le redini del suo consistente bacino elettorale storico, ma il Cavaliere, per quanto lo si voglia lanciare, non ha più la forza di un tempo e i suoi guai con la Giustizia, con il Fisco e con i Bunga Bunga sono non poco imbarazzanti, per ricoprire la massima carica dello Stato.
Altri personaggi considerati contendenti sono l’ex presidente della Camera Pier Ferdinando Casini, l’ex presidente del Consiglio Giuliano Amato e l’attuale ministro della Giustizia Marta Cartabia.
L’elezione, condotta a scrutinio segreto tra più di 1.000 parlamentari e rappresentanti regionali, è un processo imprevedibile che spesso richiede diversi giorni.
Non ci sono candidati ufficiali, e ogni parlamentare scrive il nome che preferisce su un pezzo di carta. Questo può produrre proposte stravaganti di star dello sport, attori o altri personaggi pubblici.
I capi di partito di solito cercano di negoziare un candidato reciprocamente accettabile, ma il voto segreto significa che le loro istruzioni non sono sempre seguite dai legislatori di base.
Nei primi tre turni di votazione è richiesta la maggioranza dei due terzi per eleggere un presidente. Dal quarto voto in poi la soglia si abbassa alla maggioranza assoluta, cioè più della metà di coloro che votano.
I parlamentari votano uno dopo l’altro e ogni turno di votazione dura normalmente più di quattro ore.
Da quando è stato introdotto l’attuale sistema, solo due dei 12 presidenti italiani sono stati eletti nei primi tre turni di votazione. L’elezione più lunga fu quella di Giovanni Leone nel 1971, che richiese 23 turni.