Di Pietro Carlomagno
Mi chiedo perché qualcuno dovrebbe ancora votare, o ancor peggio, darsi da fare per questo Pd?
Ricordo che per stessa ammissione dei vari segretari nazionali, questo partito è solo una scorribande di correnti, sordo alle esigenze del paese.
Allora mi chiedo, perché dovrei ostinatamente ancora aspettarmi un cambio di paradigma da questo ennesimo congresso?
Perché questa ennesima discussione interna dovrebbe essere più vera delle altre, che riesca finalmente a guardare al destino del paese ancor prima del destino del partito, affinché l’ennesima nuova voce non sarà solo un surrogato del vecchio e mera sostituzione del padrone di partito?
Cambiamento & Rottamazione ormai sono diventate le stesse porte che hanno impedito ogni ricircolo d’aria.
La denuncia fatta in merito alle scorribande di correnti è purtroppo vera, ma non può essere mossa da chi, prima si è imposto alimentando l’uso del degenerato metodo, per poi sentirsene vittima all’epilogo di scontati percorsi che hanno portato ad un inaccettabile e ormai intollerabile vuoto politico.
Il problema non sono le correnti, magari fosse un problema di correnti; e, magari, se ci fossero le vere correnti intese come posizionamento di pensiero politico e non di posizionamento di sedere; e, inoltre, se ci fosse il partito che non c’è, che saprebbe gestire i sottogruppi arricchendosi dal confronto e dalla discussione al posto di implodere, forse la fiducia negli elettori verrebbe di nuovo stimolata.
Il Pd così com’è oggi sembra essere un semilavorato rimasto incompiuto, ridimensionandosi ad album sbiadito di nostalgie e partiti solo al fine di garantire la sopravvivenza di un gruppo dirigente, questa è la percezione.
Scegliendo una radicalizzazione politica ad una vera proposta politica social democratica, il Partito Democratico non avrebbe di sicuro offerto vittorie elettorali ai primi giri di boa, ma nel tempo avrebbe potuto riempire il vuoto politico di questi anni.
Sembra che ci siamo seduti sul racconto generalista della morte dei partiti, e il pd è corresponsabile dell’attuale partitocrazia senza partito, ma al tempo stesso piena di padroni di partito, interessati alla privatizzazione della politica svuotandola della sua funzione sociologica.
Padroni di partito che hanno occupato lo scranno in assenza di eroi, che oggi ancora non abbiamo, di chi è in grado di cambiare un corso storico o darne quantomeno un segno o uno sprono.
Ma verosimilmente il super eroe non apparirà mai nella vita reale e seguire il mito del leader è la semplificazione alla più difficile, anche se unica praticabile, ricostruzione delle culture politiche e della ripoliticizzazione delle masse. Il super eroe che si cerca è un po’ come il grande maestro, che appare solo quando l’allievo è pronto.
La riforma di questo partito avviene se si ha il coraggio e la proposta politica per riformare il paese, questo, a mio avviso, dovrebbe essere l’ordine cronologico delle cose. Idee che ultimamente da questa parte non escono sempre chiaramente fuori.
Un congresso, per potermi appassionare, dovrebbe avere il coraggio di sconvolgere il modello di proposta politica, riconoscere che la rappresentanza politica non necessariamente debba coincidere con la rappresentanza dell’interesse, quello di parte, ma tornare ad essere popolari rendendo popolari le scelte giuste, determinando gli indirizzi politici non subendoli nella macabra danza del populismo.
Un congresso che, per tornare a indirizzare con forza una vera politica solidale, dovrebbe mirare a rimuovere le marginalità, non appiattendosi o alimentandole, ma puntando invece ad attivare leve di crescita economica incentivando imprese, investimenti e lavoro, non prestando il fianco da un lato, a millantatori progressisti che propugnano decrescite infelici e insostenibili assistenzialismi e, dall’altro lato, rivendicare una sacrosanta opposizione politica che contrapponga, se si è in grado, programmazioni e visioni lungimiranti che vadano oltre all’unica proposta politica che resta ancora quella dell’avversario, che è sempre più difficile da imbrigliare in una catalogazione di tipo epidermico, perché l’incoerenza politica, che a nessuno più imbarazza, ha reso la maggioranza camaleontica perché, a seguito delle innumerevoli inversioni ad U, rimane sempre in vantaggio ad ogni curva e il Pd, faticando per recuperare, si smarrisce e perde il lume.
Fatto lo sfogo, da considerare quale ennesimo grido di sprono e non certo di resa, per chi ancora una volta ci vuole credere, per chi ancora una volta vuole dare e vuole darsi un’opportunità, per chi ancora non molla e trova sempre in ogni orizzonte la forza per incamminarsi, senza l’ossessione di puntualizzare anche l’uso del femminile ad ogni pio sostantivo.
Vi ringrazio, augurando a tutti voi di ritrovare in questo congresso una nuova motivazione per riprovarci, che forse è il vero fine di questa giostra, che resta, nonostante tutto, il più onorevole esercizio di partecipazione politica che il mercato di oggi ci offre e, ancora una volta, starà a noi saperlo mettere a frutto.