Di Raffaele Mortellaro
In tutte le guerre recenti il rapporto tra morti fra i civili e personale militare è di diverse volte superiore.
Muoiono sempre un numero multiplo di civili rispetto a chi combatte. Anche quando non “muore l’umanità”. Anche quando “gli stiamo portando la democrazia”.
Paradossalmente, se fossero vere, guardando le stime fatte dall’ONU sui civili e le stime delle perdite russe che si ricavano dai bollettini di Kiev questo conflitto costituirebbe una incomprensibile anomalia statistica.
Rivelandosi, probabilmente, (perdonatemi l’ossimoro) una delle guerre più “pulite” della storia. Ma il timore è che le cose non stiano affatto così.
Le perdite russe sono sicuramente impressionanti. Al netto delle opposte propagande, è stata abbandonata un’area di 60000 km2, pari a Piemonte Lombardia e Veneto messe insieme (e questo è un FATTO incontrovertibile). E conquistata a caro prezzo.
Una cosa che, di solito, non esiste. Questa, probabilmente, è l’operazione militare di terra più grande, difficile e ambiziosa dalla fine della seconda guerra mondiale.
Ogni città è una potenziale giungla urbana in cui in ogni reticolato di strade un gruppetto di uomini può tenere bloccate divisioni intere.
Ci sono complessi industriali con spessì muri di cemento armato che nemmeno i Tos riescono a buttare giù. Soltanto sotto l’acciaieria di Mariupol ci sono km di tunnel risalenti all’URSS.
Ci vorranno mesi per essere sicuri di aver cercato dappertutto. Era un operazione in cui era impossibile non coinvolgere la Leva (quasi il 40% degli effettivi) e nonostante ciò sul fronte di Kiev il rapporto era di 3 ucraini per ogni russo impiegato.
Facile farsi beffe di una macchina militare le cui storiche lacune sono state accentuate dalla grandezza dell’operazione.
Noi, non abbiamo mai provato a fare niente del genere, ne abbiamo mai affrontato un nemico che potesse disporre di quelle armi e di quella assistenza tecnologica.
Ha incuriosito, però, il sondaggio che da Putin all’83% di popolarità. Fatto da un istituto demoscopico indipendente.
Hanno anche sottolineato come i “non sa, non risponde”, che in quei paesi sono sempre molto più incisivi che in Occidente (“non farmi dire cosa penso”) siano, in questo sondaggio, irrilevanti.
Se c’è una cosa che in Russia ha sempre mobilitato l’opinione pubblica, è il rifiuto della guerra. E a me quel 83% non sembra proprio venire da un Paese che s’è visto recapitare 25000, 30000 “Ragazzi di Zinco” nel giro di poco più di un mese.
La paura è che Zelensky si stia godendo la guerra, perché sa che in un modo o nell’altro per il suo Paese la pace sarà terribile (per lui forse un po’ meno) e che Putin possa non fermarsi qui.
Speriamo soltanto che, a furia di cercare di tenere lontano l’Orso, non si finisca troppo vicini alla sua tana. Perché quella non è mai stata una bella idea.