Una donna indimenticabile e geniale degli anni passati fu sicuramente Marisa Bellisario. Nacque a metà degli anni trenta in un paesino in Provincia di Cuneo, si laureò a Torino in Economia e Commercio e iniziò un lungo percorso imprenditoriale nel mondo delle nuove tecnologie che ebbe inizio alla divisione elettronica dell’Olivetti.
Fu proprio nel 1959 che Franco Tatò le propose un lavoro a Milano nel mondo dei computer, che, allora, era un universo nuovo, avveniristico e inesplorato. Questa donna intraprendente e intelligente fece una scommessa con se stessa e decise di accettare la sfida per misurarsi con questa nuova frontiera. Nel 1963, l’Olivetti si fonde con la Bull ma già nel 1964 si visse una forte crisi aziendale. Si decise, quindi, la cessione della divisione elettronica alla General Electric. Cosi iniziò per Marisa Bellisario una nuova avventura e già 1965 si recò per la prima volta a New York. In breve tempo ottenne anche in America un plauso con il riconoscimento delle sue doti di manager.
Gli elementi del suo carattere declinarono per il decisionismo e fu sempre un personalità dotata di capacità e competenze, che la renderanno l’indiscussa protagonista della Honeywell a livello internazionale. All’inizio del 1979 la sua ascesa si fa prorompente e venne nominata Presidente della Olivetti Corporation of America, che fu una carica che mantenne fino all’81, quando tornò in Italia per assumere la guida dell’Italtel.
Ma l’azienda pubblica visse un periodo di acuta crisi con pericoli di fallimento di un colosso che contò 30 mila addetti e che raggruppò 30 aziende elettromeccaniche, che, comunque, oltre ad essere obsolete subirono grave perdite. Marisa Bellisario da Amministratore Delegato, fece scelte lungimiranti e coraggiose e ebbe, però, contrari i sindacati, molto scettici sul suo piano di ristrutturazione.
La stampa scrisse che non non c’erano speranze e che lei fu scelta per rendere più soft la chiusura dell’intero complesso. Mentre fu invece l’allora Ministro delle Partecipazioni Statali Gianni De Michelis a sostenerla e a incoraggiarla. Cosicché la Bellisario riuscì a trasformare le fabbriche destinate alla rottamazione in un’azienda elettronica moderna, dinamica e all’avanguardia.
Cambiò l’assetto della dirigenza sostituendone 180 su 300, avviando progetti di innovazione che suscitarono attenzioni e interessi negli Stati Uniti. In tre anni compie un miracolo e riuscì a riportare il bilancio dell’Italtel in attivo, missione ritenuta impossibile, con un fatturato di 1300 miliardi. Questo unico e straordinario esempio di ristrutturazione economica di un’azienda pubblica le consentì nell’86 di vincere il Premio di manager dell’anno. Ma questo successo non la favorì, anzi, la manager fu costretta a lottare con invidie e ostracismi e contro radicati pregiudizi proprio in quanto donna.
La dimostrazione più lampante fu la vicenda della Telit, grande polo italiano delle telecomunicazioni, che avrebbe dovuto nascere dalla fusione di Italtel e Telettra, azienda Fiat del settore. La Fiat negò a Marisa, una donna, l’incarico di Amministratore Delegato. Così ci fu un brusco arretramento per il settore italiano delle telecomunicazioni che con la Telit avrebbe potuto conquistare un posto di rilievo nel panorama internazionale. In tal senso l’ostacolo che fu posto a Marisa Bellisario rappresentò un vulnus per la sua carriera di manager e anche un danno incalcolabile per il comparto.
Si confrontò in quegli anni con tanti uomini del calibro di personaggi come Adriano Olivetti, Bruno Visentini, Carlo De Benedetti, Romano Prodi e Cesare Romiti. Intuì da un punto di vista imprenditoriale che il mondo delle telecomunicazioni e dell’informatica, fosse il “futuro delle nazioni”. Diede respiro internazionale alla sua azione e affermò in un suo scritto che “aver scoperto venti anni prima di economisti ed esperti che un’impresa deve essere internazionale”.
Si spense a poco più di 50 anni e così morì nell’agosto del 1988 a causa di un male incurabile. La stampa internazionale scrisse di lei frasi e commenti intrisi di apprezzamento e non dettati dalla circostanza definendola, infatti, un’imprenditrice e una manager “dura ma corretta” . Fu anche una donna di classe, elegante e raffinata, colta e spigliata, che mostrò l’immagine internazionale di una rivoluzione nel modo di essere manager e raffigurò nel mondo un Paese in forte crescita. Aderì con convinzione al Psi facendo parte anche dell’Assemblea Nazionale socialista. Non dismise mai la sua femminilità, fu apprezzata, rispettata e stimata allo stesso tempo da amministratori delegati delle più grandi compagnie internazionali, politici, presidenti della Repubblica e sovrani, sindacati sul piede di guerra, operai e colletti bianchi.
Marisa Bellisario rappresentò un esempio di una donna capace di raggiungere traguardi impensabili in un epoca ancora intrisa di discriminazioni e ed esclusioni. Si rammaricò tanto di non aver fatto di più per le donne: “Non ho vissuto da protagonista il femminismo nei suoi anni più caldi”.
Decise di far parte della Commissione Nazionale per la parità tra uomo e donna, istituita nell’84 dall’allora Presidente del Consiglio Bettino Craxi e presieduta da Elena Marinucci. Proprio per lei scelse la Presidenza della sezione per le nuove tecnologie e lasciò un documento in cui invitò a studiare, ricercare, innovare perché, disse, “la tecnologia è il migliore alleato che la donna abbia mai avuto”.
Marisa Bellisario dimostrò che con la volontà e la tenacia si possono realizzare dei sogni con il lavoro e con i sacrifici avendo fiducia in se stesse. La sua idea di parità tra uomo e donna fu espressa nei valori che interpretò nella sua straordinaria vita reale.