Home In evidenza Arresti in Calabria per affari tra ‘ndrangheta e imprese sulla manutenzione scadente dei ponti

Arresti in Calabria per affari tra ‘ndrangheta e imprese sulla manutenzione scadente dei ponti

by Rosario Sorace

Nonostante l’immane tragedia del Ponte Morandi a Genova ancora oggi si costruiscono ponti con malta scadente per arrivare ad un risparmio su costi e per favorire le cosche della ‘ndrangheta.

E’ questo l’inquietante scenario che emergerebbe da un’inchiesta del Procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri che ha portato a 4 arresti e al sequestro di un viadotto Bisantis (che è noto come ponte Morandi) e alla galleria Sansinato.

I reati contestati sono pesanti: trasferimento fraudolento di valori, autori-ciclaggio, corruzione in atti giudiziari, associazione a delinquere e frode nelle pubbliche forniture e persino l’aggravante di aver favorito le ‘ndrine. Si tratta, quindi, di un’inchiesta relativa ai lavori di manutenzione straordinaria del ponte “Morandi” e di un tratto della strada statale 280 “dei Due Mari”.

La dott.ssa Paola Ciriaco, Giudice delle Indagini Preliminari, ha anche disposto il sequestro preventivo di tre società di costruzione e di una cifra superiore a 200mila euro reputati quali derivanti dal profitto dei reati contestati.

Dunque sono tre gli indagati che sono finiti in carcere di cui uno si trova agli arresti domiciliari, poi un ingegnere dell’Anas è stato interdetto per sei mesi dall’esercizio delle attività professionali mentre un geometra è stato sospeso per nove mesi.

L’operazione denominata “Brooklyn” è stata condotta dalla Guardia di finanza e coordinata dalla Dda di Catanzaro che proprio nel capoluogo di regione, ha chiesto e ottenuto dal gip il sequestro, con facoltà d’uso, appunto del viadotto Bisantis e della galleria Sansinato, con il preciso scopo di effettuare accertamenti di natura tecnica.

Le indagini accurate della Guardia di Finanza hanno rilevato gravi indizi nei confronti di due imprenditori, Eugenio e Sebastiano Sgromo, assai conosciuti a Catanzaro che operano nel settore delle costruzioni e dei lavori stradali.

Costoro ben consapevoli del rischio di incorrere in misure di prevenzione di natura patrimoniale hanno pensato di costituire delle società che sono state fittiziamente intestate ad una collaboratrice degli stessi, Rosa Cavaliere, e ,comunque, mantenevano il controllo di fatto delle attività imprenditoriali.

Proprio la società, la Tank Srl, si è aggiudicata i lavori di manutenzione straordinaria per il ripristino del calcestruzzo del ponte “Morandi” e di rifacimento dei muri di contenimento di un tratto della strada statale “dei Due Mari”.

E in questi lavori gli imprenditori Sgromo, che erano i titolari di fatto dell’impresa aggiudicatrice dell’appalto, con la presunta complicità del direttore dei lavori il geometra Gaetano Curcio e dell’ingegnere dell’Anas Silvio Baudi, utilizzavano nelle lavorazioni un tipo di malta di qualità scadente che però risultava essere più economico di quello inizialmente usato.

Infatti, dalle indagini emerge che è stata utilizzata della malta Azichem “Repar-Tix”, che è definita dagli esperti “una porcheria” e anche dallo stesso direttore tecnico della Tank srl Gaetano Curcio ed è questo che si ascolta nelle intercettazioni.

“A me serve nu carico 488 urgente altrimenti devo vedere… devo mettere quella porcheria di Azichem quì sui muri eh. Che c’hanno stoccato per Catanzaro nu… nu bilico…però vorrei evitare ste simbrascugli (miscugli, ndr)”.

È questo il tenore della conversazione che il geometra Curcio ha con il suo abituale fornitore di materiali: “Fai una figura di merda perché quel prodotto non funziona. Purtroppo perché è una questione finanziaria, gli ho spiegato io, e come sono? Fanno cagare…”.

Curcio spiega anche che c’è il rischio di creare immediatamente delle fessurazioni: “Se non bagni bene il supporto si…si… fessurano”.

Tuttavia l’intercettazione tra il geometra e il referente operativo per il cantiere dei muri della statale 280 è davvero emblematica della gravità dello svolgimento dei lavori e in questa occasione quest’ultimo lo mette in guardia dal pericolo: “Noi al Morandi con questo materiale l’abbiamo fatto e casca tutto… ma posso fare spicconare nu poco di più ma non… no, no così non va bene se mettete un altro tipo di materiale”.

Nonostante questo avvertimento la risposta del direttore tecnico della Tank Srl: “Non abbiamo altri tipi di materiale… spiccona un po’ di più…che diventano ruvido”.

Di questo improvvido cambio materiale era stato persino informato anche l’ingegnere dell’Anas Silvio Baudi: “Non è che mi piaccia molto… – afferma – meno di un centimetro la Repar Tix non mi piace. Io Azichem l’ho già testato su una superficie pressoché liscia, ha fatto guai. Poi non lo so se è stata messa male, però ha fatto guai, si è staccato, a fogli. E quindi… (sorride, ndr) … mi preoccupo non solo per un discorso di faccia che ci… ci metto”.

“Dal materiale investigativo – si rileva nell’ordinanza di custodia cautelare – emerge indubbiamente come la costituzione della Tank ed il coinvolgimento di Cavaliere Rosa in qualità di amministratore, si sia rivelato un mero escamotage per sottrarre la società ad eventuali misure ablative patrimoniali, che poi hanno effettivamente attinto, nel 2017, alcune società degli Sgromo”.

Questi due fratelli sono ritenuti dagli investigatori vicini alla ‘ndrangheta e un collaboratore di giustizia, Gennaro Pulice, ha detto che sarebbero “imprenditori di riferimento della famiglia Iannazzo”.

Infatti i due fratelli, con il solito sistema del subappalto, hanno affidato lavori ad imprese della cosca come quelli per esempio “fatti nell’aereoporto di Lamezia Terme”.

Secondo questo pentito ritenuto affidabile dalla procura, gli Sgromo “erano persone da noi considerate intranee alla cosca e non persone da sottoporre ai danneggiamenti”.

In tal modo questi due fratelli hanno avuto modo di espandersi e crescere sul piano imprenditoriale in un’ampia zona del territorio.

“Se vedi che qualcuno fa dei lavori, devi andare prima da Sgromo”, dice un altro pentito, Francesco Michienzi, che li ha inquadrati come “intermediari tra i piccoli imprenditori e la cosca Anello”.

I due imprenditori non sono nuovi alle cronache giudiziarie e sono stati coinvolti in qualità di indagati nell’operazione “Basso profilo”.

Per quanto riguarda questa inchiesta, fra le persone arrestate, c’è pure un ispettore della guardia di finanza, Michele Marinaro, che era stato chiamato in causa nell’operazione “Rinascita-Scott”.

Allo stato attuale questo finanziere è indagato per corruzione in atti giudiziari e rivelazione di segreto d’ufficio per fatti commessi nel periodo quando prestava servizio alla Dia di Catanzaro. Pare che quando svolgeva le indagini delegate dai due imprenditori Sgromo il Marinaro avesse accettato utilità di vario genere ed in cambio il militare si impegnava nel compito di attenuare la loro posizione, tra l’altro informandoli dello sviluppo del procedimento nei loro confronti.

A giudizi della Dda Marinaro si era persino attivato a redigere un’informativa favorevole ai due imprenditori “amici”.

In questa ordinanza la ciliegina sulla torta è rappresentata dalla presenza del nome di di un politico che è l’ex deputato –comunque non indagato – Ferdinando Aiello, eletto nella lista di Sel nel 2013 e che poi sarebbe passato al Partito democratico.

“A fronte della redazione di una nota di pg favorevole ai fratelli Sgromo – si legge nell’ordinanza del Gip – il Marinaro avrebbe ottenuto l’utilità consistente nel proprio trasferimento, per il tramite dell’onorevole Ferdinando Aiello, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri”.

E poi secondo i magistrati, “non v’è dubbio, pertanto, che Michele Marinaro sia l’uomo all’interno della Procura che è in grado non solo di dare notizie riservate agli Sgromo, bensì anche di agire in modo attivo per la risoluzione della vicenda”.

Infatti, nel periodo compreso tra l’ottobre e il novembre 2016, sarebbero avvenuti alcuni incontri, a Roma, tra Eugenio Sgromo e tale “Ferd”.

Allora gli inquirenti ritengono che senza dubbio si tratta di Ferdinando Aiello. “Emergerà, poi, – affermano i magistrati – come l’onorevole Aiello si sia evidentemente interessato per risolvere una questione che interessa il Marinaro, e cioè il suo trasferimento alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, da considerarsi quale principale utilità dallo stesso ottenuta in cambio degli atti compiuti in favore degli Sgromo (l’informativa favorevole). È infatti evidente come l’onorevole Aiello sia stato interessato da Eugenio Sgromo della questione, e che questa sia stata positivamente risolta in favore del Marinaro. Il primo, infatti, alle perplessità manifestate dall’amico circa i ritardi del suo trasferimento, gli propone di andare a Roma con Ferd per risolvere il problema, recandosi al ‘Comando Generale’”.

Cosicché il trasferimento ai servizi alla fine arriva grazie proprio al deputato del Pd. “Ho visto Ferdinando ieri sera e mi ha detto che ti hanno chiamato”.

È questo l’inequivocabile messaggio che Eugenio Sgromo invia all’ispettore della Guardia di finanza arrestato che risponde: “Si, te l’avevo detto che era arrivato il cifrato. Adesso sono a Reggio. Spero di vedervi presto. Dobbiamo farci una mangiata”.

Alla fine il militare arrestato è ben consapevole di chi deve ringraziare e telefona all’imprenditore Sgromo: “Vedi quando possiamo andare a cena io, tu e Ferd che vi devo come minimo offrire una cena”.

Potrebbe interessarti

Lascia un commento