Salvini il “multiforme” ritorna alle origini e rilancia il precariato

Ma si può essere a favore dei diritti dei lavoratori e chiedere allo stesso tempo l’abolizione degli stessi?? Facile se ti chiami Matteo Salvini. Si perché, il leader della destra, che si dice a favore dei diritti dei lavoratori, all’evenienza si trasforma nel difensore dell’azienda, della casta o del “diavolo” in persona. Tutto pur di guadagnare consenso.

Della serie: Incontra Tizio che c’ha una diatriba con Caio e dà ragione a Tizio, incontra Caio, per lo stesso motivo, e, guarda caso, ha ragione anche Caio. Sia Tizio che Caio forti delle loro tesi, fomentate dai leader subdoli, entrano in eterno conflitto e pensano di avere entrambi ragione senza mai arrivare ad un compromesso necessario.

E’ questo lo scopo di chi parla alla pancia della gente. Creare malcontento e caos per cercare di agganciare qualche elettore molto confuso che crede che in loro ci sia una soluzione ai problemi elencati.

Così, dopo tanto tempo passato a parlare di problemi e soluzioni campate in aria, ecco che vengono partorite, finalmente, nuove idee dal Capo del Carroccio. “Ci sono settori che hanno difficoltà ad assumere e bisogna aiutarli. Noi chiediamo la reintroduzione dei voucher e del lavoro a tempo. Meglio un lavoro a tempo che un non lavoro”. Così ha esordito ieri Matteo Salvini all’uscita dal Senato.

Ed ecco che Salvini ritorna alle origini e rivela il suo attacco congegnato per sfruttare ancora di più il lavoro dipendente. Salvini tira di nuovo fuori il lavoro cottimato che ogni tanto fa capolino nel dramma lavorativo italiano.

I voucher vennero introdotti dal governo Berlusconi nel 2003 e pian piano entrarono nella legge Biagi, divennero operativi nel governo Prodi 2, con il governo Monti e la famigerata riforma Fornero ne venne esteso e liberalizzato l’utilizzo fino a che il governo Gentiloni li ha bloccati a seguito del referendum richiesto dalla Cgil e approvato dalla Corte Costituzionale.

E così Salvini cala la maschera e ripropone il ritorno dei famigerati voucher utilizzando la solita tiritera agghiacciante che è stata da sempre il cavallo di battaglia degli sfruttatori e cioè “Meglio un lavoro a tempo che un non lavoro”.

Perché non dire: meglio un lavoro da schiavo con pane e acqua che vivere con egual diritti prosperando e creandosi magari una piccola fortuna. Non sia mai detto!

Il lavoro a basso costo porterà tutte le eccellenze all’estero, e l’Italia, a seconda di Salvini, si potrà accontentare della mediocrità e di un lavoro una tantum, pur di sopravvivere. Tanto come direbbe il “Cetto” della Lega, qui da noi non serve lavoro è risaputo, se uno sa firmare qualche assegno in bianco di fame non muore.

Allora, analizzando il programma della Lega, si possono tirare le somme. Diminuire i diritti dei lavoratori, diminuire il diritto all’immigrato, diminuire i diritti umani, aumentare le modalità di contratti abolendo i diritti ai lavoratori da parte delle aziende alle quali bisogna abbassare le tasse in maniera indiscriminata senza fare distinzioni tra un bar e una multinazionale del petrolio, fare guerra spregiudicata alla magistratura ridicolizzandola e sminuendola ogni giorno, rendendo il paese sempre più terreno fertile per dar libero sfogo ad anarchia e prevaricazione. E’ davvero questo il programma da sogno della Lega di Matteo Salvini?

Infatti, le contraddizioni di Salvini e del suo partito sono all’ordine del giorno e non servono occhiali speciali per vederci chiaro, la sua politica sociale non è affatto chiara e sconta la contrapposizione tra la linea del ministro dello Sviluppo economico Giorgetti e quella dello stesso leader leghista che ogni tanto ama “buttarla” sul finto sociale.

Ma le sue idee cambiano a seconda degli anni, con il susseguirsi delle stagioni, il passare delle settimane e dal tramonto all’alba. Non è colpa sua se il suo programma contraddice le sue dichiarazioni passate. Basti guardare quello che ha detto sul blocco dei licenziamenti, cambiando più volte idea. La reintroduzione dei voucher proposta dalla Lega è un attacco diretto ai lavoratori e un pericoloso precedente di ulteriore destabilizzazione del lavoro salariato. È il prodromo del ritorno al caporalato che la riforma Giugni aveva spazzato via grazie allo Statuto dei Lavoratori, orgoglio socialista.

La Lega si trova ad un impasse poiché, il movimento padano, ha avuto origine proprio da imprenditori di piccole e medie imprese locali, ma ultimamente Salvini, grazie al suo stare sempre sul pezzo, ha esteso il suo elettorato ai lavoratori delle grandi fabbriche del nord tramite l’azione corrosiva dell’Ugl.

Rintrodurre i voucher farebbe il paio con l’abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, un capolavoro reazionario compiuto da Matteo Renzi, da molti ritenuto, finto progressista e quinta colonna di Confindustria che ha militato nel Partito democratico.

Farebbe piacere ogni tano sapere cosa ne pensa Giorgia Meloni e la cosiddetta destra sociale che spesso si erge a paladina dei più deboli e degli sfruttati, ma solo a parole perché poi quando c’è da prendere posizione torna lesta all’ovile della destra tout court e li mazzola quando può, naturalmente tra uno slogan rivoluzionario e l’altro. Le proposte di Salvini, come anche quelle di Letta, sono tutte dividenti e destabilizzano il governo. Tanto alla fine comanda sempre Draghi.

Ma noi non vogliamo pensare che il “Paladino” Matteo si contraddica perché è subdolo e malefico. Si vuol pensare che lo faccia perché ha poca memoria e, vista la giovane età, dispiace vederlo affetto da “demenza senile”. Auguriamo una presta guarigione al Capo della Lega e speriamo riesca nell’eterna impresa impossibile, avvenimento assai raro in Italia, di promulgare una politica coerente.

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