Draghi va da Biden per ricevere un premio e nuovi “ordini”

Il premier italiano Mario Draghi è partito alla volta delle Americhe con un’unica missione: baciare la pantofola del presidente Biden e ribadire la sua sudditanza nei confronti degli Usa.

Il presidente del Consiglio incontrerà il presidente degli States alla Casa Bianca. Al centro dell’incontro ci sarà la crisi Ucraina, sempre attuale.

L’incontro si incentrerà per lo più sugli aiuti militari da fornire all’Ucraina, sulle sanzioni nei confronti di Mosca e sulla corsa per l’indipendenza dal gas russo e la nuova dipendenza dal GPL americano; prima della sempre più lenta transizione ecologica.

L’occasione, inoltre, sarà ghiotta per rimarcare il rapporto di “padrone e sotto”, tra Italia e Stati Uniti. Si parlerà della politica estera e di elaborare nuove strategie per quanto riguarda la sempre più coesa Alleanza Atlantica.

Il presidente Draghi arriverà a Washington Dc dopo un incontro virtuale tra i leader del G7 e il presidente ucraino Volodymiyr Zelensky.

L’incontro avverrà il giorno dopo la giornata della pace che per Mosca rappresenta la giornata della vittoria sui nazisti in Germania.

Il premier andrà in Usa per rimarcare la sua linea sulla crisi ucraina, la sua condanna dell’invasione russa, il suo sostegno anche militare a Kiev per consentire agli ucraini di difendersi e per rimarcare l’importanza dell’azione europea affinché si riesca a fare la differenza nel negoziato a favore della pace.

Ma Draghi si trova ad affrontare un viaggio travagliato proprio nel momento in cui si allarga il fronte pacifista del suo governo.

“Dobbiamo supportare l’Ucraina e il suo esercito per la sua legittima difesa e allo stesso tempo l’Italia continuerà a lavorare per la pace. Ma non possiamo pensare di fornire armi per colpire il suolo russo”, dice il ministro degli Esteri Luigi Di Maio.

Anche il leader della Lega Salvini dice: “Spero che porti Biden a usare toni più moderati”, mentre continua a dividere il presidente della Commissione Esteri del Senato Petrocelli che in un’intervista a Repubblica dice, con enorme incoerenza rispetto alle scelte dell’esecutivo: “Non mi dimetto, il governo di Kiev legittima i nazisti”.

Sul tavolo rovente si parlerà della guerra sul campo, delle azioni per sostenere l’Ucraina, compreso l’invio di armi, dell’inasprimento delle sanzioni, il tutto condito dalle terribili analisi sulle ripercussioni della guerra sull’economia e sugli approvvigionamenti energetici.

Altro tema che scotta sarà quello del grano russo e della carenza di materie prime che hanno innescato una crisi europea ed alimentare soprattutto nei paesi più poveri dell’Africa e del Medio Oriente.

Il premier, inoltre, è stato osannato negli Usa per la linea dura assunta contro la Russia e per i diktat degli alleati più ingombranti eseguiti alla lettera durante la crisi ucraina.

Mario Draghi è stato tanto bravo, secondo gli Usa, da meritarsi un premio: il Distinguished Leadership Award. Insieme a lui, l’11 maggio, sarà premiato anche l’amministratore delegato dell’Eni Claudio Descalzi.

Draghi, insomma, si va a prendere lo zuccherino dagli alleati per aver preservato gli interessi degli Usa, a scapito di quelli italiani.

La posizione assunta dal premier in prima fila contro Putin ha devastato la nostra economia e potrebbe compromettere in futuro la nostra sicurezza nazionale, ma per il presidente Draghi non c’è niente di più importante dell’amicizia e della sudditanza nei confronti degli Stati Uniti d’America ecco perché, a differenza degli altri alleati e nonostante il periodo travagliato, il premier non ha perso occasione per andare a sentire quali sono i suoi nuovi ordini dettati dal presidente Biden.

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