Un paese senza… etica pubblica

Ha destato scandalo mediatico il bonus di 600 euro percepito dai parlamentari che come spesso accade, è stata la punta dell’iceberg di una pratica biasimevole piuttosto diffusa dei furbetti italici di beneficiare di piccoli fondi non dovuti.

Non mi stupisco e non mi sorprendo dopo la retorica del “futuro buonismo”, del “cambiamento epocale” che dovevano permeare le nostre vite e che dovevano essere le stelle polari del futuro della vita associata. Purtroppo si denota un peggioramento comportamentale con insopportabili punte di cinismo e di becero individualismo esacerbante. Un Paese senza, come direbbe il grande Arbasino, in cui è assolutamente assente il concetto di etica pubblica, di responsabilità personale che dovrebbe nutrire una comunità di obblighi sociali prima che di diritti sbandierati ai quattro venti.

Un Paese senza un’idea moderna di fiscalità e senza un concetto di moralità pubblica che prima che di precetti normativi sia composta di coscienza civica. Non mi stupisco che, poi, si trovino le ragioni più patetiche e bizzarre per giustificare questi “piccoli benefici” ai danni della spesa pubblica.

Non mi sorprendo e non credo più, anzi, non ho mai creduto nelle palingenesi collettive, nelle catarsi sociali, soprattutto, di chi grida ad ogni angolo “onestà, onestà, onestà” spesso sempre richiesta agli altri ma mai a sé stessi. Non mi stupisco se ancora oggi non abbiamo un’idea di cittadinanza nel secolo digitale che sia veramente permeata del concetto kennediano “di cosa posso fare io per il mio Paese e non solo del contrario”. Non ci resta che l’eterna speranza che, fortunatamente, è sempre l’ultima a morire.

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