Grillo “Er Vaffa” sotto inchiesta per traffico di influenze illecite

Doveva finire in parodia la battaglia di Grillo per la legalità, il degno epilogo di un comico. Il genovese, che non fa ridere più da tempo per quello che dice, ha una spiccata capacità di trasformare in commediola tutto quello che fa.

L’ultima vicenda vede indagato Beppe Grillo a Milano per traffico di influenze illecite.  Lui, che ha un passato da fervente giustizialista di piazza, è sotto inchiesta per alcuni contratti pubblicitari sottoscritti nel 2018 e nel 2019 dalla compagnia di navigazione Moby, che fa capo all’armatore Vincenzo Onorato, con il blog Beppegrillo.it.

L’ipotesi di reato è di traffico d’influenze illecite. Vincenzo Onorato, armatore, risulta indagato con la stessa ipotesi di reato.

In una nota, diffusa dal Procuratore di Milano Riccardo Targetti, si legge che “Onorato abbia richiesto a Beppe Grillo una serie di interventi in favore di Moby” che il co-fondatore e garante del Movimento 5 stelle “ha veicolato a esponenti politici trasferendo quindi al privato richiedente le relative risposte”.

Si stanno svolgendo perquisizioni negli uffici della Beppe Grillo srl e anche nella sede legale della Casaleggio Associati.

Nella vicenda è spuntato fuori un contratto per 600 mila euro annui sottoscritto dalla stessa Casaleggio Associati con Moby spa nel triennio 2018-2020.

La Moby è sotto inchiesta per bancarotta e, in un filone di questa indagine, si è battuta la pista legata alla politica per traffico di influenze illecite.

I “trasferimenti di denaro” venivano effettuati da parte del gruppo Onorato alla società di Grillo che gestisce il sito, la Beppe Grillo srl, per il pagamento di contratti pubblicitari, tra il 2018 e il 2019.

Durante l’indagine sono emerse alcune chat dal telefono dell’armatore; e in quei messaggi risulta che Onorato chiedesse a Beppe Grillo interventi a favore della sua compagnia di navigazione, in concordato preventivo dal giugno scorso.

Il Garante dei cinquestelle avrebbe veicolato quei messaggi a membri del Movimento 5 Stelle per poi riferire a Onorato le loro risposte.

La Procura milanese tenderà a chiarire proprio se i contratti stipulati dal 2018 al 2020 dalla Moby Spa con la Beppe Grillo Srl e la Casaleggio Associati Srl, fatti per campagne di promozione della compagnia, non fossero in realtà compensi “celati” per le ‘mediazioni’ di Grillo. Inoltre servirà capire se siano serviti a ripagare gli interventi a favore della Moby del fondatore del M5s presso altri esponenti del suo partito.

La Procura spiega che la “società Beppe Grillo srl, di cui” il garante dei Cinque Stelle “è socio unico e legale rappresentante ha percepito da Moby spa 120 mila euro annui negli anni 2018 e 2019 quale corrispettivo di un “accordo di partnership” per la “diffusione su canali virtuali di ‘contenuti redazionali’ per il marchio Moby”.

La società di Onorato pare abbia anche “sottoscritto un contratto con la Casaleggio Associati srl che prevedeva il pagamento di 600 mila euro annui quale corrispettivo per la stesura di un piano strategico e per la attuazione di strategie per sensibilizzare l’opinione pubblica e gli stakeholders alla tematica della limitazione dei benefici fiscali alle sole navi che imbarcano personale italiano e comunitario”.

La sfida per gli inquirenti milanesi sarà quella di accertare se i relativi compensi percepiti dalla società di Grillo fossero il pagamento per prestazioni effettive o il prezzo per la “mediazione” politica.

“In considerazione degli importi versati o promessi da Onorato, della genericità delle cause dei contratti, delle relazioni effettivamente esistenti e utilizzate da Beppe Grillo su richiesta di Vincenzo Onorato – si legge nel decreto di perquisizione – nell’interesse del gruppo Moby, con pubblici ufficiali” i magistrati ritengono “illecita la mediazione operata da Beppe Grillo in quanto finalizzata ad orientare l’azione pubblica dei pubblici ufficiali in senso favorevole agli interessi del gruppo Moby”.

Ora, al verdetto e al giudizio ci pensano i periti del caso, ma la domanda che in molti si pongono è: se quelle chat emerse fossero originali, quale interesse avrebbe l’imprenditore sponsor di Grillo di chiedere a quest’ultimo una mediazione con i parlamentari cinquestelle? E’ chiaro che c’è qualcosa che non torna.

Si attendono delle risposte dal garante del “Vaffa”. Ad ogni sbaglio corrisponde una pena, almeno in teoria, e si spera che la giustizia segua il suo giusto corso.

Ma non si preoccupi Beppe Grillo, noi, non staremo lì a gettare monetine o fare esecuzioni in pubblica piazza, ma un bel vaffa… alla fine della fiera pare più che dovuto. Altro che scatoletta di Tonno!

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