Dieci anni dopo, il naufragio della Costa Concordia perseguita ancora i sopravvissuti, gli isolani

Di Eugenio Magnoli

Sono passati 10 anni da quella terribile sera del 13 gennaio quando al telegiornale udimmo la notizia che una nuova tragedia stile “Titanic” si era appena consumata.

Alle ore 21:45:05 del 13 gennaio del 2012, la nave Costa Concordia urtò il più piccolo degli scogli de Le Scole, situato a circa 500 metri dal porto dell’Isola del Giglio: l’incidente provocò uno squarcio di 70 metri nello scafo.

Nonostante gli interventi tempestivi dell’equipaggio e della capitaneria di porto, che aiutarono a salvare 4200 persone, vi furono 32 morti, dei quali 30 corpi furono recuperati tra il momento del naufragio e la fine del marzo 2012; i resti degli ultimi 2 dispersi furono rinvenuti rispettivamente uno nell’ottobre 2013, dopo le operazioni di raddrizzamento per la rimozione della nave, l’altro il 3 novembre 2014, durante le operazioni di smantellamento della nave nel porto di Genova.

Le responsabilità civili e penali vennero attribuite al comandante Francesco Schettino, processato per omicidio colposo plurimo, lesioni colpose, naufragio e abbandono di nave.

Il capitano, non più degno del suo nome per aver abbandonato la propria nave, è stato condannato in appello e Cassazione a 16 anni, oltre all’interdizione per 5 anni da tutte le professioni marittime.

Durante il decennale una donna e altri sopravvissuti sono tornati sull’isola per rendere omaggio ai morti e ringraziare ancora gli isolani che, nel buio e nel pieno dell’inverno, hanno aiutato 4.200 membri dell’equipaggio e dei passeggeri, più di sei volte il numero dei residenti invernali quella notte.

“È estremamente emozionante. Veniamo qui oggi per ricordare, soprattutto, coloro che non sono più con noi, e per rivivere l’inferno che abbiamo passato e cercare in qualche modo di esorcizzarlo”, dice la donna.

“Ricordo le urla, le persone che stavano saltando in mare. Ricordo il freddo, la sensazione di terrore negli occhi di tutti”, ha detto.

Mentre c’erano molti eroi quella notte, il capitano della nave, Francesco Schettino, non era tra questi. E dalla cronaca venne definito “Capitan Vigliacco”.

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