Dopo aver tracciato un sentiero stretto per le trattative di pace, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in un discorso serale, ritorna a parlare di guerra e di vittoria alla nazione.
La follia di Putin non conosce confini ma il “buon” presidente ucraino, che di buono ha solo l’inglese, presentato dalla stampa mondiale come eroe delle libertà, non si è mai dimostrato inferiore allo zar; in quanto a sangue e violenza.
Infatti, mentre Putin si fa “bello” dietro le morti di soldati e di generali dell’esercito russo il buon “vecchio” Zelenskiy è disposto a tutto pur di vincere, anche se questo portasse alla perdita di altre donne, altri bambini e civili innocenti; massacrati ogni giorno dalle bombe buttate sulle città ucraine.
Vedere la rabbia isterica negli occhi del presidente ucraino, disposto a tutto pur di arraffare una vittoria mutilata contro la Russia, non presta il dovuto rispetto alla nazione e ai cittadini che vengono fatti a pezzi giorno dopo giorno.
Ma per Zelenskiy la vittoria è tutto e, per perseguirla, è determinato al sacrificio di ogni singolo individuo pur di riuscire a salvare la faccia, e chissenefrega se altri ucraini e altre città vengono distrutte, l’importante è: “vincere e vinceremo”.
L’esaltazione di Zelenskiy e l’aspirale violento stanno mandando la popolazione ucraina al massacro.
Un atteggiamento più soft e molto più diplomatico, sicuramente, riuscirebbe a mettere in salvo diverse vite di civili innocenti; ma occhio però a non tirare troppo la corda, chi si azzarda a fare critiche al nobile presidente ucraino rischia solo di essere tacciato come nemico dell’occidente e di essere calunniato come alleato e spia del tiranno violento e “bastardo” di Mosca.
Ma la verità viene evidenziata fortemente da Zelenskiy stesso e dal suo populismo nazionalista, che in occidente ha contagiato molta più gente del Covid19.
“Per vincere, dobbiamo tutti lavorare per questo. In particolare quelli nelle retrovie. Aiutare l’esercito. Tutelare i bisogni del nostro Stato in tutte le piattaforme internazionali a cui hai accesso, in comunicazione con i giornalisti stranieri, anche solo con i tuoi amici e conoscenti all’estero”, ha detto.
Insomma, la vittoria la si ottiene con la propaganda dice Zelenskiy e, lui, insieme ai suoi sponsor americani, ha fatto un lavoro di marketing e regia degno di un colossal di Hollywood.
L’Ucraina in questo momento sta affrontando la sua ora più buia e un presidente deve sicuramente infondere coraggio ai suoi sostenitori.
Ma il coraggio non include la follia di voler vincere a qualsiasi costo. Oggi, la situazione peggiore è nel Donbas, nel sud-est dell’Ucraina, ma al posto di cercare di spegnere un incendio già fuori controllo lo si fomenta con discorsi da duce.
Vincere e vinceremo!
“Bakhmut, Popasna, Severodonetsk – in questa direzione finora gli occupanti hanno concentrato la maggior parte delle attività. Hanno organizzato un massacro lì e stanno cercando di distruggere tutti gli esseri viventi. Letteralmente. Nessuno ha distrutto il Donbas come stanno facendo ora i militari russi”, ha detto il presidente ucraino.
“Ma non abbiamo altra alternativa che combattere. Combattere e vincere. Per liberare la nostra terra e il nostro popolo. Perché gli occupanti vogliono portarci via non solo qualcosa, ma tutto ciò che abbiamo. Compreso il diritto alla vita per gli ucraini”, dice Zelensky.
Il discorso di Zelenskiy, può essere giustificato per essere il discorso di un presidente di una nazione invasa, ma è assai pericoloso.
Come può un presidente parlare di vittoria quando le città distrutte e i morti civili sono i suoi?
Indurre giovani ucraini a vincere e morire da uomini liberi piuttosto che vivere ed essere schiavizzati nei Gulag rappresenta una realtà molto pericolosa e falsata.
Con questi presupposti qualsiasi uomo si improvviserebbe talebano o kamikaze e si annullerebbe per la causa. E’ questo il volere del presidente ucraino.
Essere con l’ucraina e con gli oppressi è una scelta sacrosanta, ma essere complici del loro massacro e del loro lavaggio del cervello che li vede andare al macello come carne da cannone, quando, al contrario, potrebbe esserci una risoluzione che possa fare leva sulla diplomazia e l’economica per imporre la pace, non ha niente di nobile ma presenta delle sfaccettature addirittura diaboliche.