Nel contesto della guerra fra l’esercito ucraino e le forze d’occupazione russa, i bombardamenti di Mosca sull’Ucraina continuano senza sosta. Come dice il politologo statunitense, John Mearsheimer nella sua ultima intervista, “We’re screwed”, siamo fregati. Non c’è spazio per l’apertura di una trattativa. I russi, si sono bruciati le navi alle spalle con l’annessione gli americani hanno impegnato per intero il loro prestigio. Se la Russia rinuncia a combattere, accetta un compromesso al ribasso si destabilizza, con conseguenze imprevedibili e forse gravissime, se si attivano le forze centrifughe incoraggiate dal campo avverso; se gli americani accettano le annessioni e la neutralità dell’Ucraina dichiarano la propria sconfitta, l’impotenza della NATO, e subiscono insomma una pesante sconfitta politica che compromette la loro egemonia, incrina o peggio il loro sistema di alleanze, e delegittima la sua classe dirigente. Nei paesi NATO ci sono sempre più soldati stanno combattendo contro i russi in Ucraina. Si tratti di mercenari o di truppe regolari poco importa.
L’Occidente è direttamente coinvolto nel conflitto che, ogni giorno, appare sempre più indirizzato verso l’internazionalizzazione. Il metodo per assuefare l’opinione pubblica europea all’inevitabilità e alla normalità dell’innesco di un conflitto mondiale NATO-Russia è, come al solito, quello della rana bollita. L’asticella dell’escalation viene alzata gradualmente, poco alla volta, per fare in modo che non ci si accorga di stare irrimediabilmente scivolando nel baratro senza possibilità di ritorno. Spero di sbagliarmi ma l’impressione è che solo un miracolo possa riportare indietro le lancette della Storia. L’obiettivo della NATO è quello di smembrare la Federazione Russa in vari protettorati etnici da porre sotto controllo occidentale. I media europei e americani parlano apertamente di un futuro smembramento della Russia e sono già state pubblicate delle bozze di carte geografiche con la Russia divisa in 6-7 tronconi. La NATO non rinuncerà a questo piano, che coltiva da molti decenni e che, nel 1991, con lo smembramento dell’URSS, è riuscita in parte a realizzare. Il 1991 è stato il primo tempo, il 2022 il secondo. Naturalmente, la NATO ha fatto i conti senza l’oste. Vedremo come andrà a finire.
Se gli USA escalano, intervenendo direttamente nel conflitto, ad es. con la “coalition of the willing” proposta da Petraeus, vanno incontro a due serie di eventi possibili: a) una guerra di grandi proporzioni sul territorio europeo e russo, per la quale non sono preparati, che ha sicuramente un alto costo in perdite umane, e il cui esito vittorioso non è affatto certo, b) se lo scontro diretto si annuncia chiaramente vittorioso per gli USA, e la Russia ritiene di essere sull’orlo della sconfitta, è possibile, anzi probabile e coerente con la loro dottrina nucleare, l’impiego dell’arsenale atomico, con conseguenze catastrofiche. Se gli USA non intervengono, è probabile che la guerra si concluda con una vittoria decisiva dei russi, per il differenziale di risorse strategiche fra i due contendenti e nonostante le difficoltà e i difetti messi in mostra dalle FFAA russe. Conseguenza, la perdita di prestigio e la sconfitta politica per gli USA. In sintesi, chi ha le chiavi strategiche del conflitto, ossia Washington, si è messo in una situazione in cui qualsiasi cosa fa sbaglia.