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“Và pensiero”

by Maurizio Ciotola

In questi giorni cadenzati dal bollettino serale dei contagiati, dei morti e dei guariti, il nostro Paese, che non è un’entità geografica, ma una comunità di persone, riesce a esprimere con il cuore la bellezza che lo contraddistingue.

Solo alcuni stonati che chiassosi come prima, sono restati soli senza il rumore su cui si ergevano, continuando ciecamente a perseguire i propri obiettivi, di speculazione politica sulla collettività.

La tristezza che ci assale la sera, nel silenzio sordo e per certi versi stupendo delle città, ci conduce a portar fuori, a condividere un momento di sgomento attraverso l’esternazione di un dolore, che veste i panni della gioia.

Affacciarsi dai balconi, con il canto, i suoni, i saluti e i sorrisi, riesce a darci la forza per superare questo momento in cui ognuno di noi è il principale attore, nell’ostacolare e arrestare questo contagio esponenziale.

Stando a casa riusciremo a impedire il moltiplicarsi dei contagiati e soprattutto, aiutiamo in modo fattivo un sistema sanitario in penoso affanno.

Del collasso del sistema sanitario, delle sue cause a posteriori sapremo elencare i punti, ponendo sul banco degli imputati i responsabili del degrado cui in trent’anni si è giunti.

Grazie ai flash mob al balcone, sconfiggeremo in parte la tristezza che si impadronisce delle nostre vite, strette dal martellante battito mediatico, ridondante e fuori luogo in troppi casi, capace di farci sprofondare nella più tetra delle depressioni.

Noi stiamo a casa, si, perché intendiamo rispondere positivamente a un appello che politici responsabili e disperati operatori sanitari continuano a ripetere.

Preferiamo affacciarci dai nostri balconi, piuttosto che ascoltare i “nuovi” talk show cui il sistema mediatico televisivo ci propina, allo scopo di continuare a tener alto il proprio audience.

Luoghi mediatici in cui i professionisti decadono, allo scopo di uniformarsi alle speculazioni politiche, cui in troppi casi devono la propria posizione.

Suoniamo e cantiamo non per offendere o disprezzare chi è attanagliato dal dolore nei luoghi di maggior contagio.

Tanto meno lo facciamo per un’indifferenza o una fuga dalla paura, quanto per sentirci più vicini l’un l’altro, in questo momento di dolore e di speranza.

Un momento di condivisione e lucidità, cui la collettività sente molto di più di possa sentire una pseudo classe dirigente di speculatori politici ai quali, alla fine di questo delirio, sarà nostro dovere chiedere risposte su cui esprimerci per condurli sul banco degli imputati.

Cantiamo e sorridiamo, per le tante persone che ogni giorno e ogni ora, continuano a tenere in piedi la struttura del sistema economico e sociale in cui viviamo, impedendogli di giungere al collasso.

Lo facciamo sapendo ciò che la politica industriale e sindacale, quella economica e finanziaria, hanno compiuto negli anni di normalità apparente, generando manager, quadri sindacali, economisti, politici e giornalisti al servizio del main stream dominante, che di quei servizi essenziali ha fatto carne da cannone per speculare senza riserve.

Ma adesso continueremo a cantare e a volgere le nostre attenzioni verso chi lotta per la vita, per chi aiuta le tante vittime del Covid-19 a sopravvivere e a vincere, restando a casa, inneggiando il “Và pensiero” del Nabucco di Verdi.

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