La pandemia sta rallentando, ma il mondo si troverà ad affrontare la più grande crisi economica dal dopoguerra. La contrazione del PIL globale è del 3,5%.
Il lockdown ha piegato le gambe all’economia globale ed uscire dalla crisi non è facile. Mentre i governi stanno allentando le restrizioni i consumatori e le imprese sono terrorizzate, non possono fare passi falsi in un momento così delicato.
Il pericolo peggiore è che l’epidemia, a detta degli esperti, possa ritornare. In tal caso lo scenario sarebbe catastrofico anche per le economie più forti.
A tal punto la BCE e la Federal Reserve sono intervenute in maniera costante sui mercati inondando banche e mercati con molti capitali. Inoltre hanno supportato le società non finanziare con acquisti diretti di obbligazioni e hanno agevolato il sistema cambiando le regole sul collaterale nei pronti contro termine.
I governi dei paesi più ricchi sono riusciti ad ammortizzare l’impatto dando stimoli fiscali alle fino al 4% del PIL consentendo alle imprese prestiti su larga scala. Ma nelle economie meno robuste, con un debito pubblico alto, come la nostra, il supporto è più limitato a causa dei vincoli della politica fiscale.
La Fed, tramite iniezioni di capitali, si è imposta sul mercato facendo recuperare alle imprese più della metà delle perdite, in Europa, questo recupero, è stato quasi di un terzo.
Questa iniezione ha consentito agli investitori ad avere più fiducia nel mercato azionario e ha sovvertito una debacle di ampia portata. Ovviamente i rischi sono sempre meno e si cerca sempre l’investimento più sicuro in momenti così incerti.
L’aumento dell’offerta delle obbligazioni frutto di un disavanzo fiscale eserciterebbe un rialzo sui rendimenti in tempi normali. Ma c’é una forte disinflazione dovuta al crollo della domanda e qui entra in gioco il QE illimitato delle banche centrali che ha mantenuto un tetto sui rendimenti core.
Grazie a questa ammortizzazione i paesi più indebitati possono effettuare le loro spese senza essere sottopressione costante. Il sostegno della BCE non può terminare per qualche capriccio di qualche banca centrale nazionale, anche se si dovesse trattare della Bundesbank. Lo stato di forza in questo momento è l’allentamento del debito e creare circostanze contrarie a questo metterebbe in ginocchio i paesi più colpiti. Le misure concordate finora offrono credito a basso costo a governi e aziende, ma non impediranno che i livelli del debito pubblico aumentino drasticamente nell’Europa meridionale, una criticità che già si riflette nel recente declassamento dell’Italia a BBB-.
La BCE in questi momenti è troppo importante per poter fermare il proprio operato ed è bruttissimo vedere paesi membri che vogliono ostacolare il suo lavoro, un’Europa solidale e coesa è la ricetta perfetta per la ricostruzione della grandezza del vecchio continente, ma per futili motivi alcuni paesi ignorano questa soluzione. Speriamo che nel futuro prossimo la BCE possa avere campo libero per fare programmi di linee di credito a basso costo o finanziamenti a fondo perduto.