Un paese immobile

I tragici eventi che stanno accadendo in Ucraina, nella loro drammaticità ed assurdità, con una nazione messa a ferro e fuoco ed aggredita da un altro paese, ci segnalano ancora una volta, se ve ne fosse bisogno, il ruolo secondario del nostro Paese.

Secondario perché ormai nello scacchiere europeo e mondiale, da tempo, non abbiamo più un ruolo da protagonisti e di guida.

Complice il mutato scenario gli Stati Uniti, non hanno più l’attenzione e la disponibilità che in passato contribuirono a fare la fortuna di una classe politica, mentre, a livello continentale, scontiamo l’alleanza franco – tedesca, vero motore dell’Unione sia a livello economico che politico.

Non deve meravigliare quindi, solo per riferirci agli avvenimenti di questi giorni, come la crisi ucraina e la sua soluzione non passi affatto da Roma, con un governo che ha una posizione tutto sommato secondaria nella gestione della crisi e nelle trattative diplomatiche.

Questo perché ormai, abbiamo un peso politico ridotto a livello internazionale e i nostri partner non fanno nulla per celarlo.

Ci sono delle colpe chiaro, ma che non sono riferibili ad un esecutivo specifico; per capirci non è corretto addossare solo sul governo Draghi, un qualcosa che invece è da attribuirsi all’intera classe politica e non solo.

L’Italia è infatti un paese in piena crisi, in preda ad un declino, senza freni in tutti i settori, dalla politica, all’economia e a tutto il resto.

Ma quali sono le ragioni di questa crisi, che appare francamente irreversibile?

Le cause sono molteplici, sicuramente l’incapacità di riuscire a superare o meglio ad assorbire, tangentopoli, perché da 30 anni, ovvero da Tangentopoli nel 1992, il “ sistema” Italia non si è più ripreso , anzi se possibile ha avviato una discesa verso il basso.

Chiaro, la politica ha le sue responsabilità, ormai impantanata in una transizione eterna, ma è fin troppo facile attribuire al ceto politico, tutte le colpe: ci si perdoni la licenza ma sarebbe fin troppo populistico.

Non bisogna infatti dimenticare che, in una democrazia, la politica è fatta da persone elette con il voto dei cittadini; in poche parole le ragioni della crisi della politica, vanno ricercate in una società quella italiana, purtroppo malata cronica.

Del resto, come si può pretendere un ceto politico all’altezza della situazione, se la sua selezione avviene in un ambito non sano (vale a dire con problemi).

E’ innegabile infatti , che la società italiana versi in grande difficoltà e questo si avverte in ogni suo ambito, con un paese che anno dopo anno, diventa sempre meno competitivo e sempre meno attrattivo.

Su tanti, troppi temi, l’Italia appare immobile, quasi timorosa di aprirsi verso la novità: per dire sullo Ius Soli o sui diritti civili, si pensi al Ddl Zan , non si è fatto alcun passo in avanti e questo vale anche per numerose altre tematiche.

Ora, senza scendere nel merito delle questioni, ognuna delle quali meriterebbe una discussione autonoma, si può dire con certezza che un paese che perde la capacità di guardare avanti e preferisce mantenere intatte le cose.

La gente appare rassegnata, senza tanta voglia di programmare, senza prospettive, clima che si ripercuote chiaramente sulla scelta del ceto politico, che in una democrazia è affidata agli elettori.

E’ chiaro quindi che la crisi del sistema politico in Italia è in primo luogo una crisi del Paese, meglio una crisi di sistema, che prima o poi spazzerà via non solo l’intera politica ma anche il Paese.

Insomma, tutto è fermo, immobile, ed il futuro che tanto si auspica nel Bel Paese pare sempre più incerto.

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