Un lavoratore su tre guadagna meno di 1000 euro al mese ma il governo tentenna sul salario minimo

Il tourbillon sul salario minimo si trasforma in una scenetta assai triste e dopo l’incontro tra governo e sindacati, è stato il turno di Confindustria.

La pantomima del premier Draghi, che ha detto qualche giorno fa di essere vicino alle categorie più fragili, si conclude quando incontra il numero uno di Confindustria, Carlo Bonomi.

Infatti, quando si tratta di presentare riforme concrete il populismo del premier, ahinoi, si schianta con la cruda realtà.

Tra caro vita e costi energetici in vertiginoso aumento, il premier non sa come muoversi e brancola nel buio senza emettere cifre o soluzioni alla mano.

La rottura tra Cgil, Cisl, Uil e Confindustria è sempre più evidente e un costo del lavoro salariale aumentato, con i costi delle materie prime così alti, a causa delle sanzioni, non acquisisce appeal per investitori stranieri che vogliono portare i loro capitali nel nostro Paese.

“L’Italia non è obbligata a introdurlo per legge, più dell’80% dei nostri lavoratori è coperto dai contratti nazionali”, dice Carlo Bonomi.

Per il numero uno di Confindustria introdurre il salario minimo “sarebbe una scelta politica, ma attenzione perché così si rischia di scassare la contrattazione nazionale”.

“In Italia abbiamo i contratti nazionali, un valore aggiunto. Tutti e 58 i contratti applicati da Confindustria, ad esempio, sono sopra i 9 euro lordi all’ora, persino il livello più basso dei metalmeccanici è a 11 euro”.

Peccato che l’Istat dica che un lavoratore su tre guadagni meno di 1000 euro al mese. 4,5 milioni di persone guadagnano meno di 9 euro lordi l’ora.

Negli anni ’80 un manager guadagnava 45 volte rispetto a un lavoratore o una lavoratrice, oggi quella differenza è cresciuta fino a raggiungere 650, differenza tra stipendio manager e impiegato.

Dagli anni ’90 ad oggi il salario dei lavoratori italiani è diminuito del -2,9%, in controtendenza rispetto ad altri partner europei come la Lituania, +276,3%, Svezia, +63,0%, Germania, +33,7%, Francia, +31,0% ecc…. La forza lavoro è il cuore pulsante di un’impresa e di un Paese. Il salario non è un privilegio ma un diritto. Basta con le scuse, occorre un salario minimo. Avanti!

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