Home Attualità Ultimatum al governo, i sindacati: “Intervento sui trasporti o sarà mobilitazione!”

Ultimatum al governo, i sindacati: “Intervento sui trasporti o sarà mobilitazione!”

by Freelance

Di Lelio Butano

La curva non si assesta e la polemica sui mezzi pubblici sovraffollati non accenna a rallentare. Di giorno in giorno, immagini quotidiane raccontano di resse e assembramenti nelle metro o nei bus delle grandi città.

Gli enti locali stanno facendo pressione affinché la capienza dei mezzi si riduca dell’80%.

Ma dal fronte opposto, le società tpl, ci mettono di fronte ad una realtà più che evidente; il fatto di ridurre la capienza dei mezzi ad un 80% non garantirebbe la sicurezza dei passeggeri e lascerebbe migliaia di persone a piedi.

La preoccupazione aumenta, tanto che il premier Conte parla di situazione critica. Ma come si può pensare di ridurre il trasporto pubblico e limitare questo diritto all’80% dei pendolari?

Il trasporto pubblico è un diritto sacrosanto per il cittadino meno abbietto, non si può anche solo pensare di ridurre questo diritto che, nella maggior parte d’Italia, è già precluso abbastanza. Ma, la verifica è attesa al tavolo convocato dalla ministra delle infrastrutture e trasporti Paola De Micheli.

Nel pomeriggio, infatti, la ministra riunirà le associazioni rappresentative delle aziende del Trasporto Pubblico Locale, i rappresentanti della Conferenza delle Regioni, di Anci e di Upi per fare un aggiornamento del monitoraggio periodico dei flussi dei passeggeri che utilizzano i mezzi pubblici e analizzare alcune situazioni problematiche riportate in questi giorni sui canali social, relative ad assembramenti a bordo dei mezzi e all’interno delle stazioni.

Simulando una capienza dei mezzi al 50%, si impedirebbe a migliaia se non milioni di persone al giorno di beneficiare del servizio di trasporto sia per motivi di studio che di lavoro. Con ricadute negative in termini di traffico e di inquinamento: le ulteriori limitazioni al servizio di Tpl, infatti, obbligherebbero poi buona parte dell’utenza a fare ricorso alla mobilità privata per continuare ad effettuare i propri spostamenti.

Per non parlare dei problemi sociali ed economici che ciò generebbe. Ad esempio, in uno scenario come questo, molta gente arriverebbe a lavoro in ritardo o non arriverebbe affatto, l’azienda per cui lavora perde denaro, se l’azienda perde denaro farà pressione sul dipendente che, dopo essere stato bollato ingiustamente dalla sua azienda come ritardatario, tenderà a fare il possibile per arrivare sul bus il giorno dopo, magari calpestando e schiacciando l’individuo più debole e fragile di lui. Stimolando una mentalità egoistica e prevaricatrice.

La risposta dei sindacati

Sindacati: “Il rischio di una seconda ondata di contagi da Covid-19 diventa ogni giorno più evidente. Di fronte alla nuova espansione del virus è necessario, da una parte, evitare gli allarmismi e, dall’altra, mettere in atto le dovute contromisure, per non rischiare di sottovalutare il pericolo: le conseguenze sarebbero disastrose”.

Così, in una nota, la Cgil di Roma e del Lazio, la Cisl di Roma Capitale Rieti, la Cisl del Lazio, la Uil del Lazio e le rispettive categorie dei trasporti. “Consideriamo un errore – dicono i sindacati – aver portato la capienza dei mezzi di trasporto all’80% senza nessuna possibilità, tra l’altro, di effettuare controlli adeguati. Abbiamo sollecitato più volte le istituzioni, a partire dalla Prefettura, già durante il periodo di chiusura forzata ad aprile e infine a settembre, allo scopo di discutere come riorganizzare uno dei settori che più fa da fondamento alla ripresa e allo stesso tempo più rappresenta un punto complesso e delicato per il rischio di diffusione del virus: i trasporti.

Nessuna risposta finora è arrivata, nessuna azione all’altezza della gravità della situazione. Le nostre preoccupazioni sull’applicazione del necessario distanziamento sui mezzi pubblici in tutta la Regione, sia su strada che su rotaie, aumentano”, sottolineano i sindacati.

“Oltre alle notizie di stampa, riceviamo tutti i giorni decine di segnalazioni, da parte di lavoratrici, lavoratori, pensionate e pensionati, che riguardano l’eccessivo affollamento degli autobus circolanti dentro Roma e dei treni che trasportano i pendolari verso la Capitale. Abbiamo richiesto il coinvolgimento di tutti i soggetti pubblici e privati per trovare soluzioni condivise allo scopo di incrementare l’offerta di mezzi pubblici, per garantire ai pendolari condizioni di trasporto più sicure e in linea con le norme anti contagio, per assicurare agli addetti del settore la necessaria tutela della salute sul lavoro.

Servono azioni anche sul fronte della domanda di trasporto – aggiungono – per attivare investimenti e riorganizzazioni che puntino ad abbassare la necessità di spostarsi da parte dei lavoratori, ad esempio facendo leva sul lavoro agile, sul telelavoro e sulla rimodulazione degli orari di lavoro e di apertura degli esercizi commerciali. Ma la nostra disponibilità al confronto non trova interlocutori e, se continuerà l’assenza di risposte, non ci rimarrà altra scelta che la mobilitazione”, concludono.

Bello poter giudicare senza avere nulla da perdere; è questo l’approccio capriccioso dei sindacati che, ancora una volta, mettono i bastoni tra le ruote ad una macchina che sta per schiantarsi. Il trasporto pubblico è un diritto sacrosanto di chi rappresentano, purtroppo per loro, e non si può essere così ottusi facendo richieste così astratte e lontane dalla realtà.

Il problema è più grande di così, abbiamo milioni di pendolari che ogni giorno per lavoro, per necessità o per altro, prendono i mezzi per spostarsi da una parte all’altra. I sindacati chiedono una riduzione di capienza del 50%, ciò significa che, per garantire lo stesso servizio a tutti, bisognerebbe acquistare quasi il doppio dei mezzi; spesa che risulterebbe inutile al termine della pandemia.

La soluzione allora quale sarebbe? Negare questo diritto al 50% dei cittadini?! O spendere miliardi di euro accumulando altre spese in una pandemia che ci ha già portato sul lastrico?!

Nessuna delle due dice Lopalco, epidemiologo dell’università di Pisa e assessore alla Sanità designato della Regione Puglia: “I mezzi pubblici, con l’adeguata precauzione nell’utilizzarli, non devono essere demonizzati. Se tutti indossano la mascherina, se non l’abbassano in viaggio, e se tutti, una volta scesi, si sanificano le mani con il gel, i mezzi di trasporto non si trasformano in grandi diffusori di patologia. In un mondo perfetto, se potessimo triplicare il parco macchine, sarebbe una bella cosa e aiuterebbe. Ma se vogliamo essere pratici, usiamo le precauzioni che tutti ormai conosciamo. Per quanto riguarda la continua crescita dei casi che si registra ormai da diverse settimane – conclude Lopalco – si chiama pandemia, purtroppo. E per il momento dobbiamo conviverci. E dobbiamo cercare di rallentare la velocità di trasmissione per evitare l’impatto sul servizio sanitario”.

Come al solito, in Italia, si assiste ad uno scenario politico da barricata che ha dell’incredibile. Abbiamo all’opposizione una classe politica che, per la maggiore, istiga negazionismo e superficialità nel seguire le regole, ma, pronta a colpire al minimo errore, generando polemiche controproducenti e polveroni inutili.

E poi, abbiamo una maggioranza, eccezion fatta per Renzi che si comporta da opposizione, che, per paura di sbagliare, tende a prevenire il più possibile, spaventando e limitando le libertà altrui, per il timore di non dover correre ai ripari.

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