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Tommaso Fiore, scrittore contro una Puglia feudale

by Sabino De Nigris

Figlio di un muratore e di una donna del popolo, Tommaso Fiore nasce ad Altamura, nella Murgia barese, il 7 Marzo del 1884. Per il vivace ingegno, è avviato agli  studi  presso il collegio seminario di Conversano. Consegue la licenza liceale e, ottenendo una borsa di studio per il lodevole profitto liceale, può iscriversi all’Università di Pisa.

Allievo di Giovanni Pascoli, Tommaso è un giovane di statura bassa, inesauribile lettore, curioso interlocutore e latinista . A Pisa entra in contatto con le molteplici figure del socialismo libertario e con  i gruppi anarchici di Piero Gori.

L’Italia del primo decennio del XX secolo è una permanente arena di scioperi, manifestazioni, uccisioni di lavoratori. Giolitti in quel periodo assicura uno sviluppo circoscritto dell’Italia del Nord ma il grande escluso è il Sud. Così Tommaso, rientrando nella sua terra, nella sua città, ritrova un clima di esasperazione, di manipolazione delle volontà popolari. Il ceto medio che detiene le leve comunali e che manipola il consenso compie ingiustizie e si diffonde il fenomeno dei mazzieri. Si esercita il soffocamento del voto, limitando già la debole democrazia. Gli anni che vanno dalla laurea (1907) alla prima guerra mondiale sono anni di riflessione, di supplenze scolastiche, di collaborazione a riviste
letterarie, di adesione agli appelli di Gaetano Salvemini. Nel 1916 parte per il fronte, combatte sulla Bainsizza ed è fatto prigioniero. Racconterà quell’esperienza nel libro “Uccidi”.
Raggiunge il grado di capitano. Rientrato ad Altamura si immerge nel clima politico del dopoguerra. Fonda la sezione dell’Associazione nazionale dei combattenti, viene eletto sindaco ed anche consigliere provinciale, sempre nelle liste del movimento dei combattenti. Sui banchi del consiglio provinciale conoscerà e stringerà rapporti con Giuseppe Di Vagno. Il parlamentare socialista colpito alla schiena a Mola di Bari il 25 settembre del 1921, morirà il giorno dopo. Tommaso Fiore conobbe Di Vagno per pochi mesi e ne rimase affascinato. Entrambi conoscevano gli orrori delle trincee, le iniquità degli alti comandi. Fiore è l’ufficiale democratico, ha un rapporto paritario con i reduci, ne conosce le aspirazioni, il bisogno di pace e di lavoro.
Dopo il secondo omicidio, con la scomparsa di Giacomo Matteotti, segretario del PSU, Tommaso sceglie l’impegno totale per la libertà. Collaborerà con Rivoluzione Liberare di Paolo Gobetti, con il Quarto Stato di Nenni e Carlo Rosselli. Sulle questioni del meridionalismo entrerà in pesante polemica con Antonio Gramsci.
Fiore pagò con la perdita di un figlio la rinata libertà del 28 luglio 1943. Per tutto il periodo del ventennio aveva esercitato il magistero di non essere servi del tiranno.

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