Sono stato qualche giorno a Tripoli, ero stato incaricato da diversi gruppi sanitari italiani e tunisini per confermare la cooperazione fra i due paesi con particolare riferimento al recupero ed al risanamento dei feriti di guerra.
Ho attraversato la Città, incontrato autorità locali qualche giorno prima della visita del nostro presidente del Consiglio.
Pur mantenendo riserve sulle prospettive a breve termine di risoluzione politica ho uno sguardo più positivo circa l’avvio di una nuova fase di concordia nazionale.
Verso gli italiani c’è un’apertura reale ed un rapporto sottostante che non é mai cessato. Il dossier più delicato resta quello dell’immigrazione clandestina.
La Libia farebbe fatica a controllare 2000 e passa chilometri di costa, al di là della efficienza dello Stato; da Sud dal Ciad e dal Niger premono popolazioni indigenti e fendono le frontiere. Si ammassano nella periferia della Capitale e si impiegano nei cantieri, dormendo in giacigli di fortuna in attesa dell’imbarco della speranza.
Sono tollerati, non sono incentivati alle partenze e non tutti gli immigrati sono reclusi in strutture carcerarie punitive.
Circolano per la strada. É un problema per loro come per noi. Mantenere dei luoghi comuni su questo mostruoso dilemma dell’umanità è buono per la propaganda politica.
Ma la Politica deve essere capace di risolvere i problemi, trovare le soluzioni, non di agitare i problemi e non essere in grado di offrire soluzioni.
Sullo sfondo in prospettiva c’è il raddoppio demografico nell’area sub-sahariana, da un miliardo e mezzo a due miliardi e mezzo di esseri umani.
La previsione é tutt’altro che incoraggiante. É un bene che si incominci a fare i conti con una realtà che non possiamo modificare solo con le chiacchiere, ma prendendo sul serio il fatto che saremo meno vulnerabili quando contribuiremo a far crescere nuovamente l’Africa sul piano economico e non voltando le spalle o peggio, la testa dall’altra parte.