Home Attualità Si pente il boss ‘ndranghetista Nicolino Grande Aracri

Si pente il boss ‘ndranghetista Nicolino Grande Aracri

by Rosario Sorace

Da qualche tempo sembra sgretolarsi il sistema di potere della ‘ndrangheta. Le indagini, gli arresti e processi si susseguono mettono in crisi questa organizzazione criminale erodendone l’inaccessibilità e l’impenetrabilità. Adesso, potrebbe esserci un vero e proprio terremoto poiché Nicolino Grande Aracri, boss di Cutro, capo indiscusso nonché killer e mandante spietato ndranghetista, ha deciso di diventare un collaboratore di giustizia e potrebbe fare rivelazioni su imprenditori e politici che hanno coltivato collusioni, affari e complicità con la ‘ndrangheta.

Ora si misurerà l’attendibilità e la credibilità delle sue deposizioni e se questo potrà rappresentare un fatto fondamentale nella lotta al crimine organizzato. Nicolino Grande Aracri, viene conosciuto nel suo ambiente criminale come “Mano di gomma”, “Manuzza” e il “Crimine” che sono così il nefasto campionario di soprannomi accumulati negli anni.

Il boss, nativo di un paese in provincia di Crotone, è salito in alto nella gerarchie della ‘ndrangheta almeno dal 2005. Cosicché nel giro di pochi anni la sua famiglia criminale assumeva un forte potere in ogni ambito sociale, istituzionale ed economico.

Oggi, il boss, ha iniziato questa collaborazione e sono molti i burocrati, i politici, gli imprenditori che non vivono affatto sonni tranquilli. Grande Aratri ha deciso di rivolgersi proprio alla procura antimafia di Catanzaro che è guidata da Nicola Gratteri per iniziare la sua collaborazione. Facendo un paragone con la mafia siciliana, per comprendere l’importanza di questa collaborazione, si afferma che tale pentimento equivale a quello di boss del calibro di Totò Riina o Matteo Messina Denaro.

Ci sarebbe sicuramente il crollo di una ramificata rete di alleanze e di un potere consolidato con l’apertura di imbarazzanti scheletri negli armadi. Tuttavia la professionalità dei magistrati non si limita a raccogliere delle confessioni ma tende ad accertare se questa collaborazione è veritiera e genuina oppure possa dissimulare soltanto l’aspirazione criminale di proteggere l’immenso patrimonio finanziario accumulato dalla famiglia di Grande Aratri.

Il boss è stato un killer e mandante spietato di decine di omicidi e nel contempo un oculato stratega degli investimenti finanziari soprattutto nelle aree del nord Italia dove veniva considerato un rispettabile imprenditore. Roberta Tattini, consulente finanziaria e del lavoro, che è stata condannata nel processo sulla ‘ndrangheta in Emilia Romagna dichiarava nelle intercettazioni telefoniche: “Abita a Reggio Emilia, ha la villa a Reggio, è il numero due della Calabria, della ’ndrangheta. Proprio uno ’ndranghetista eh. E’ un imprenditore però, comanda tutta Reggio. Loro mi fan fare un lavoro poi con le aziende, perché rappresentano 140 aziende…” .

In tal modo don Nicolino in poco tempo si è infiltrato e radicato con le sue attività illecite a Brescello nel paese celebre per essere stato il set cinematografico alla serie Peppone e Don Camillo. La famiglia con relativi fratelli e nipoti, nonché suoi fedelissimi, vive e possiede ville proprio a Brescello e questo clan ha potuto accrescere in modo considerevole con una massiccia presenza di imprese che si sono messe assieme e con tutte le aziende coinvolte direttamente o collegate si arriva ad un numero di quasi mille imprese.

Tutti gli affari andavano in modo magnifico e senza intoppi sino a quando la procura antimafia di Bologna nel 2015 ha eseguito l’operazione Aemilia che ha portato a 200 arresti, al sequestro di milioni di euro e ad ampie complicità politiche che si sono disvelate.

A seguito di questa inchiesta si sono svolti due maxi processi e uno di questi procedimenti si è concluso in Cassazione confermando che l’organizzazione di Grande Aracri è di stampo mafioso, mentre il secondo processo giungerà al terzo grado tra non molto anche se i primi due gradi hanno confermato le ipotesi investigative confermando che il clan è l’espressione della ‘ndrangheta emiliana.

Ci sono altre indagini in corso che saranno sicuramente corroborate dalla dichiarazioni una volta verificate del boss e a quanto pare in questa ampia antologia criminale c’è un capitolo che è dedicato ai rapporti con politici, forze dell’ordine, avvocati, magistrati. In tal senso pare che Nicolino Grande Aracri conoscesse molti segreti di questi rapporti poiché il suo clan era ormai inserito a pieno nel tessuto della regione emiliana al punto che è stato sciolto per mafia il comune di Brescello.

Si ricorda che è stato condannato a vent’anni in primo grado il presidente del consiglio comunale di Piacenza. Ancora oggi si devono comprendere molti episodi che hanno fatto discutere. Solo per fare un esempio c’è il viaggio nel 2009 di alcuni candidati a sindaco del Comune di Reggio Emilia che hanno assistito alla processione religiosa a Cutro in piena campagna elettorale. A questa iniziativa risulta che ha partecipato anche Graziano Delrio, che comunque si è sempre giustificato dicendo che le due città sono gemellate da anni.

Potrebbe interessarti

Lascia un commento