Sono “Misure inaccettabili”, gridano a gran voce i docenti di tutti Italia che si sono oggi riuniti nella Capitale contro le novità introdotte dal Governo con il Decreto Legge 36/22.
I sindacati si sono compattati sul tema della formazione, reclutamento, salario e carriera e hanno dichiarato battaglia al governo. “No al taglio di 9600 cattedre. Il Dl 36 va cambiato”, è questo il messaggio proveniente dall’account Twitter del segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra.
L’appuntamento era stato fissato alle 10.30 a Piazza SS. Apostoli. Centinaia i pullman che sono arrivati nella capitale.
La protesta è stata indetta da FLC CGIL, CISL Scuola, UIL Scuola, SNALS Confsal e GILDA Unams – ma che non trova l’appoggio del sindacato dei presidi, l’Anp – è contro un decreto legge che “invade i campi della contrattazione in materia di reclutamento e formazione: capitoli che dovrebbero essere, appunto, regolati tra le parti. Quella disegnata dal decreto è una formazione tra l’altro finanziata con un cospicuo taglio di personale (10 mila unità), mentre le nuove modalità di reclutamento – oltre a dare un nuovo impulso al mercato dei crediti – non lasciano nessuna possibilità di stabilizzazione per i precari, quelli che da anni hanno permesso alle scuole di andare avanti. Il tutto, tradendo lo spirito del Patto per la scuola, siglato un anno fa, che invece ‘prometteva’ scelte condivise. Infine sul contratto – concludono i sindacati – le cifre stanziate sono assolutamente insufficienti per dare una risposta dignitosa all’impegno del personale della scuola”.
“Lo sciopero avrà un’ alta adesione perché le ragioni della protesta sono motivate: il governo sceglie di costruire una formazione per pochi, finanziata con il taglio degli organici. In più si umiliano i precari con un nuovo sistema di reclutamento e gli si nega l’abilitazione. Un intervento da respingere, che io non chiamo nemmeno la riforma. Viene tradito il Patto per la scuola. Il contratto poi è scaduto da tre anni e ci aspettiamo un investimento serio per il rinnovo contrattuale: le risorse stanziate non bastano anche dato l’impegno della scuola tutta negli anni della pandemia. Evidenziamo l’inadeguatezza del governo rispetto alle esigenze della scuola”, dice Francesco Sinopoli che guida la Flc Cgil.
Tuttavia l’Anp, Associazione Nazionale Presidi, è di un parere diverso: “Il ritornello è il solito: stabilizzare i precari, non considerando per nulla il diritto degli alunni ad avere insegnanti migliori, più preparati, più aggiornati”, osserva Cristina Costarelli di Anp Lazio. “E si vuole evidentemente la distribuzione a pioggia di soldi per tutti. Non si vuol sentire parlare di merito e differenziazioni. Più soldi per tutti ha un sapore populista senza utilizzare gli aumenti per restituire efficienza e premialità”, le ha fatto eco Mario Rusconi di Anp Roma.
Ma i sindacati hanno già pronte le loro richieste:
- La prima, stralciare dal decreto tutte le disposizioni che invadono il campo della contrattazione, dalla formazione agli aspetti economici e normativi che riguardano il rapporto di lavoro.
- Quindi rivalutare nel nuovo contratto le retribuzioni: c’è l’esigenza, sottolineano, di avere più risorse nella legge di Bilancio e di rivedere un sistema che premia pochi.
- In terza battuta, dare stabilità al lavoro e rafforzare gli organici invece che tagliarli, con un sistema di reclutamento che assicuri la copertura dei posti vacanti e preveda opportunità di stabilizzazione per i precari.
- Da ultimo, riconoscere la professionalità di chi lavora nella scuola come risorsa fondamentale e, di conseguenza, anche mettere in sicurezza le scuole e ridurre gli alunni per classe.
“Stiamo registrando la voglia di manifestare di una categoria troppe volte sacrificata e mortificata. In molte realtà si stanno organizzando manifestazioni di protesta. La piazza di Roma sarà solo il megafono di una mobilitazione che i sindacati unitariamente hanno organizzato e che i lavoratori stanno animando e facendo propria. Se le notizie che ci giungono saranno confermate, saranno loro i protagonisti” così Pino Turi della Uil.
In effetti, chi si deve dedicare all’istruzione e all’esercizio delle future leve non può permettersi di sentirsi frustrato o poco gratificato.
Gli insegnanti, come la scuola, hanno un ruolo importantissimo nella società del domani. E’ vero, sono periodi duri per tutti, ma vedere un governo che aumenta la spesa agli armamenti a discapito della scuola ci dà l’esatta idea della sconfitta sociale a cui andiamo incontro.