Redatto da https://www.huffingtonpost.it
Pedro Sánchez: “Domani possiamo cambiare la vita di nove persone e spero che inizieremo a cambiare la storia di tutti e di tutti. Catalogna, catalani e catalani, vi stimiamo, vi amiamo”. Con queste parole il governo spagnolo ha lanciato il cuore oltre l’ostacolo e spera di avviare un percorso a ritroso che riduca gli effetti nefasti di dieci anni di processo politico che puntava alla disconnessione della Catalogna dalla Spagna.
Il risultato allo stato è stata l’Ulsterizzazione della situazione ovvero un conflitto in stallo perenne, dietro l’angolo la balcanizzazione in attesa di una soluzione alla canadese come vorrebbero a Madrid o una soluzione alla scozzese (attraverso un referendum negoziato) come desirerebbero i separatisti catalani. Questi ultimi hanno reagito con una posizione agrodolce alle misure impopolarissime di grazia che il Governo spagnolo intende adottare domani nei confronti della cupola dirigente dell’indipendentismo; se per Puigdemont queste vengono adottate perché la Spagna sente il fiato alle spalle della giustizia europea non disponibile. Ad avallare la durezza delle misure adottate contro i leader politici, per i dirigenti di Esquerra Repubblicana questi sono i primi passi per avviare un dialogo che nel tempo possa produrre una soluzione favorevole al pronunciamento popolare circa la permanenza della Catalogna all’interno del Regno di Spagna.
Quel che è certo è che lo status quo con il provvedimento di domani è stato superato, non ci sarà un ritorno coatto della regione disubbidiente dentro le fauci dello stato centrale, ma non ci saranno più tentativo maldestri di dividere la società attraverso gesti politici che hanno generato discordia e creato danni anche all’economia. Questo ultimo dato appare rilevante, se il populismo nazionalista si è fatto largo in Europa anche per contrastare gli effetti perversi della crisi oggi la sola chimera dell’indipendenza non è considerata sufficiente, al di là del suo valore simbolico, per immaginare una Catalogna indipendente e separata dal resto della regione iberica.
Il Governo socialista anticipa i tempi e cerca di creare le condizioni migliori intanto perché sia resa chiara la volontà di ascolto reciproco e di reciproca consapevolezza che la discordia ed il perenne stato di conflitto non aiuta nessuna delle cause che sono in campo. Non è un caso che i procedimenti di indulto sono molto sostenuti dagli ambienti economico finanziari che non intendono recidere i legami con Madrid. Non tutto è risolto ma molta prospettiva dipende dalla nuova fase che si sta avviando e che sta spiazzando le estreme di destra di entrambi gli schieramenti che promuovono il proverbiale: “Tanto peggio tanto meglio.” Nelle situazioni di conflitto è evidente che sia necessario cercare di rimuovere degli ostacoli principali è indubbiamente le Condanne severe rappresentavano una questione angosciante. Oggi i prigionieri politici stanno per essere liberati ed é un sollievo non solo per loro e le loro famiglie ma anche per tutta la Retorica politica che si è mantenuta sul binomio Ammistia- Autodeterminazione.
Quanto possa essere persuasiva l’azione del Governo spagnolo lo vedremo in futuro, quel che è certo é che non rinunceranno facilmente i gruppi dirigenti indipendentisti alla prospettiva separatista, “lo torneremo a fare” recita un loro slogan; ma lo torneranno a fare non replicando i passi falsi effettuati in questi anni non essendo riusciti nel l’obiettivo di suscitare alleanze internazionali idonee per promuovere la secessione. Ora lo stato più forte deve dimostrarsi più duttile nel percepire le reali volontà di una parte del popolo catalano che in una parte rilevante, ma non assolutamente maggioritaria, si è espresso per l’indipendenza e la propria auto-determinazione. Quello di Sanchez è un tentativo di passare dalla fase giustizialista del conflitto ad una fase politica assumendo il dialogo come dottrina ed il tempo come ragionevole alleato per determinare soluzioni di compromesso che non soddisferanno le parti in causa ma che possono essere considerate idonee per rimuovere le conseguenze del conflitto posto che le cause identitarie affondano le radici nella storia della regione iberica. La Spagna intende assumere il ruolo di nazione di testa nella costruzione dell’orizzonte comune europeo e non potrà essere tale permanendo un conflitto territoriale così vistoso e aperto come quello catalano.
L’Europa spinge nell’idea di creare grandi aree di interesse economico strategico, e in esse non vi é dubbio che il dinamismo catalano rientra negli obiettivi, ma certo non intende promuovere separatismi, secessioni, piccole patrie che aumenterebbero a dismisura le difficoltà degli equilibri interni all’Unione. La dimensione monarchica della Spagna purtroppo non consente una naturale prospettiva federale, la regione catalana si piegò al Borbone in una guerra di successione e da allora mantenne intatto il proprio spirito repubblicano come si è visto duro a sopirsi nonostante siano passati più di due secoli. La Storia riparte tuttavia dal tentativo di prevenire conflitti peggiori ed insanabili, il privilegio della fase post-covid è che le società di cui stiamo parlando sono società ricche ed evolute che possono accedere ai valori comuni della tolleranza della fraternità e della solidarietà che sono le espressioni delle moderne costituzioni democratiche a cui si ispirano le grandi nazioni europee. Per questo dalle classi dirigenti é attesa una prova di maturità, di coraggio e di realismo politico.