A pochi giorni dall’inizio delle votazioni per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica tutti i giochi sembrano aperti e i partiti si trovano davanti ad una situazione ancora confusa e con posizioni contrapposte.
Inizierà la strategia dei veti incrociati nonostante i conciliaboli e i tentativi di accordo ampio. D’altronde gli osservatori pensano che se non si giungerà ad un consenso su un nome all’interno della maggioranza si rischia in ogni caso una crisi di governo, probabilmente, anche a prescindere dal fatto che Draghi possa essere eletto.
E proprio il Premier appare sempre in pole position per salire al Colle. Sembra proprio possibile, come nella migliore tradizione, che il candidato che sarà eletto possa sortire due o tre giorni prima dell’elezione. Ecco il punto di vista di Salvo Andò.
Nella conferenza stampa di fine anno il premier Draghi ha ribadito il suo impegno ad essere garante della coesione nazionale.
Un ruolo questo che può svolgere da Presidente della Repubblica, ovviamente, o da Premier di un governo che non sia espressione di una particolare formula politica.
Il Paese ha sicuramente bisogno di stabilità politica. Il che non significa, a giudizio del Premier, che non possano essere altri a garantire la continuità politica nel corso di questa legislatura, che va comunque portata a compimento.
Draghi, a proposito della necessaria continuità della linea politica, ha spiegato che non è immaginabile una maggioranza che si spacchi nel momento in cui si tratta di eleggere il Presidente della Repubblica e rimanga comunque in piedi per sostenere il governo.
Si aspetta di conoscere, quindi, le mosse dei partiti, per capire se corre dei rischi la governabilità del Paese.
Pare, tuttavia, che le risposte che il Premier sollecita non arriveranno prima dell’avvio delle votazioni a camere riunite.
I partiti sembrano attraversare uno stato confusionale. Nel centro destra le fratture interne, nonostante le frasi di cortesia che i leader si scambiano, paiono evidenti. La competizione tra la Meloni e Salvini è sempre più esplicita.
Nella partita del Quirinale si presenta anche “la variante” Berlusconi.
Il Cav., a sua volta, giura fedeltà al centro destra, ma a condizione che si batta senza sé e senza ma per consentirgli di salire al Colle.
Si tratta dell’ultima grande battaglia della sua vita politica e ritiene un tradimento, che porterebbe alla fine dell’alleanza, la ricerca di quel consenso largo che sa di non poter mai avere.
Sono in tanti a ritenere che il dialogo in corso tra la Meloni e Letta, per realizzare una convergenza tra maggioranza ed opposizione, sia null’altro che uno stratagemma per fare emergere l’improponibilità della candidatura di Berlusconi.
Si confronteranno, quindi, due linee. C’è chi chiede un candidato condiviso per stabilizzare la maggioranza di governo, e chi invece nel centro destra si batte per fare eleggere finalmente un Presidente di centro destra dopo tanti Presidenti di centro sinistra.
Invece, come ti sembra la situazione nel centro sinistra?
Le cose non stanno meglio nel centrosinistra. Tutti i leader di quest’area si presentano come decisivi nella corsa al Colle, ripetendo in coro che non vogliono estenuanti votazioni a vuoto e cercano un candidato in grado di garantire tutte le parti politiche.
Emblematico in questo senso è il travaglio che agita il M5S.Il leader del partito, l’ex Premier Conte, non pare in grado di progettare un futuro tranquillo per i 5 stelle.
Continua a trattare con Letta, ma, al tempo stesso, è pronto a siglare un’intesa trasversale con la destra per vedersi riconosciuto un ruolo adeguato alla forza parlamentare dei 5S.
Conte, però, teme, con un partito allo sbando, le elezioni anticipate che vengono sollecitate da buona parte del centrodestra.
Inoltre, se dovesse regalare la presidenza della Repubblica al centrodestra, ammesso e non concesso che lo seguano tutti i suoi, sarà costretto a correre da solo in occasione delle politiche, non essendo pensabile che dopo una clamorosa rottura con i democratici in occasione dell’elezione del Presidente della Repubblica possa poi allearsi con il Pd.
Con serie difficoltà è alle prese anche Salvini, che vuole rassicurare Berlusconi candidato Presidente, stare al governo con Draghi, garantire la compattezza del partito in cui esistono due aree, quella governativa e quella protestataria, conflittuali tra loro. Francamente troppe parti in commedia per essere preso sul serio.
Alla fine secondo te Draghi potrebbe essere eletto?
Così stando le cose, è prevedibile che l’elezione del Capo dello stato dia luogo ad un braccio di ferro prolungato.
Ciò potrebbe rendere inevitabile la candidatura di Draghi che di una maggioranza comunque dispone, quella che gli consente di governare.
Come potrebbero dire di no a Draghi, in assenza di altre candidature credibili, i partiti che lo sostengono al governo?!
Dovrebbero esprimere un giudizio negativo sul personaggio, sostenendo paradossalmente che l’equidistanza dai partiti va bene per governare il Paese, ma è sconsigliabile per un Capo dello Stato che deve garantire l’unità nazionale.