Home In evidenza Riforma fiscale: Il Cdm approva la delega e i ministri della Lega si assentano

Riforma fiscale: Il Cdm approva la delega e i ministri della Lega si assentano

by Romano Franco

Mentre il governo è impegnato ad approvare la delega per la riforma fiscale, i ministri della Lega si sono assentati senza fornire molte spiegazioni.

“Il sistema a cui si mira non intende aumentare il gettito complessivo ma diminuirlo, perché oggi è fuori linea rispetto agli altri Paesi”. E’ questo il messaggio del premier Mario Draghi parlando della delega fiscale e delle intenzioni dell’esecutivo.

“La sostanza del Cdm di oggi è stata la discussione e l’approvazione della delega fiscale. Vorrei puntualizzare che la legge è una legge delega e quindi è una legge generale che poi andrà riempita da contenuti con un ulteriore momento di confronto”, ha aggiunto Mario Draghi.

“Si può avere la sensazione che questa sia l’ultima parola sul fisco ma per fortuna o purtroppo il processo non è così semplice, prenderà molti anni”, sottolinea il premier.

Poi, sull’assenza della Lega al Cdm per la delega fiscale, Draghi dice che questa situazione incresciosa “la spiegherà l’onorevole Salvini oggi o domani. Ma gli scambi avvenuti in cabina regia e nelle conversazioni avevano dato sufficienti elementi per valutare la legge delega”, ha ribadito Draghi.

“Nella legge delega c’è una riformulazione del catasto, si procederà quindi anche ad una revisione delle rendite catastali. L’impegno è che nessuno pagherà di più o di meno. Le rendite restano invariate, è un’operazione di trasparenza ma non cambia l’imposizione fiscale sulle case e sui terreni”.

“Non cambiamo le tasse – afferma il presidente del Consiglio – e per la riforma ci vorranno cinque anni. Una questione mi preme chiarire: nelle varie questioni della delega c’è anche riformulazione del catasto. Il governo si impegna ad accatastare tutto quello che oggi non è accatastato, terreni e abitazioni”.

Con la delega fiscale “si procederà anche a una revisione delle rendite, con riguardo di quelle che sono le rendite di mercato”, ha spiegato il premier.

“Non cambia assolutamente l’imposizione fiscale sulle case, sui terreni. E’ molto importante dirlo, nei giorni scorsi si è teso un pochino a confondere. Una decisione è costituire una base di decisione adeguata, e ci vorranno cinque anni. La seconda decisione è cambiare le tasse. Noi la seconda decisione non l’abbiamo presa. Solo nel 2026 se ne riparlerà”, dice l’ex presidente della Bce.

Durante la conferenza stampa vi è anche l’intervento del ministro dell’Economia, Daniele Franco, che interviene sulla sua materia. “La progressività del sistema fiscale deve restare”, dice Franco.

“La progressività è il perno del nostro sistema fiscale. La riforma è un’opportunità verso un sistema che sia più efficiente e meno distorsivo”, ha detto Franco, precisando che i pilastri della struttura fiscale come Irpef e Iva resteranno “ma verranno riconsiderati”.

L’obiettivo di questa delega fiscale è il “contrasto all’evasione e all’elusione fiscale. E’ un problema non nuovo in Italia”, aggiungendo che la differenza tra gettito teorico e gettito effettivo “si stima sia di circa 100 miliardi. Il contenimento è misura necessaria per ridurre le aliquote e avere una distribuzione del carico più favorevole alla crescita economica”, ha spiegato il ministro.

Il governo intende “ridurre il cuneo fiscale sul lavoro che in Italia è relativamente elevato, per un lavoratore di reddito medio è di 5 punti superiore a quello della media europea”, ha detto Franco.

“Larga parte del cuneo è imputabile all’imposta sulle persone fisiche”, ha aggiunto. Il superamento dell’Irap sarà “in termini graduali”. Sull’Iva, invece, “si stabilisce l’obiettivo di razionalizzare la struttura dell’imposta, semplificare la gestione del tributo ed è volto a ridurre i livelli di evasione ed elusione”, dice Franco.

Poi parla dell’evasione, che è stimata in oltre 30 miliardi all’anno. Ma, vi sono grandi assenti al tavolo di “regia”, poiché i ministri della Lega, nell’indecisione, hanno pensato di temporeggiare e di non prendere parte alla riunione del Consiglio dei ministri.

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