In questi giorni ricorre l’anniversario di Marco Biagi ucciso dalle nuove Brigate Rosse il 19 Marzo del 2002 a Bologna città dove nacque e visse.
Biagi è stato un illustre giuslavorista a livello internazionale nonché docente universitario e tale omicidio si è consumato prima dell’approvazione di una legge da lui elaborata e promossa e che si ispirava ad una flessibilità nei contratti di lavoro.
Biagi si laureò a Bologna brillante con il massimo dei voti a 22 anni e ha iniziato a cominciare dagli anni novanta ricoprendo numerosi incarichi come consulente di governo.
Sin dagli anni settanta aveva maturato una coscienza politica e si avvicinò al Movimento Politico dei Lavoratori di Livio Labor che poi confluì nel Partito Socialista Italiano.
Biagi fece parte di quello sparuto e qualificato gruppo di cattolici di sinistra che aderirono al socialismo italiano.
Nel 1974 è contrattista di materie privatistiche presso la facoltà di giurisprudenza di Bologna cominciò ad insegnare presso l’Università degli Studi di Ferrara e di Modena divenendo professore incaricato presso l’Università della Calabria.
Cominciò a pubblicare una vasta letteratura giuridica nell’ambito del diritto del lavoro e nel 1984 vinse il concorso a cattedra come professore straordinario di Diritto del Lavoro e di Diritto Sindacale italiano e Comparato presso l’Università di Modena e Reggio Emilia.
Poi, dal 1987 al 2002, divenne professore ordinario presso la facoltà di economia dello stesso ateneo e negli anni ottanta si affermò come studioso a livello europeo essendo chiamato nel 1988 a dirigere dal punto di vista scientifico la Sinnea International, Istituto di ricerca e formazione della Lega delle cooperative. Nei suoi scritti sviluppa sempre una comparazione sui sistemi di relazioni industriali dei principali Paesi europei.
Proprio in virtù di questi interessi che maturò nel 1991 fondò presso il Dipartimento di Economia Aziendale dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia il Centro Studi Internazionali e Comparati che sostanzialmente aprì una fase nuova e innovativa della ricerca nel campo del lavoro e delle relazioni industriali.
Marco Biagi venne chiamato anche a livello internazionale dalla Commissione Europea di cui divenne consulente della Divisione Generale V (Relazioni industriali, Occupazione) collaborando con la Fondazione di Dublino per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro.
In Italia nel 1993 fu nominato componente della Commissione ministeriale di esperti per la riforma della normativa sull’orario di lavoro.
Divenne pubblicista di numerosi giornali italiani come il Resto del Carlino, Il Giorno, la Nazione e Italia Oggi .
Nel 1995 ricoprì l’incarico di Direttore della rivista Diritto delle Relazioni Industriali di cui è editore Giuffrè.
Nel 1995 è opinionista sui problemi del lavoro e delle relazioni industriali per il quotidiano Il sole 24 Ore e nello stesso anno divenne consigliere del Ministro del lavoro Tiziano Treu.
Venne poi nominato nel 1996 Presidente della Commissione di esperti per la predisposizione di un testo unico in materia di sicurezza e salute sul lavoro costituita presso Ministero del lavoro e Coordinatore del gruppo di lavoro per la trattazione dei problemi relativi ai rapporti internazionali del Ministero del Lavoro.
Marco Biagi mostrò questa indole dotata di forti capacità comunicative e altresì di forte mediazione degli interessi in gioco.
Il Governo italiano lo nominò nel Comitato per l’occupazione e il mercato del lavoro dell’ U. e. dove venne designato dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro per assistere il Governo della Repubblica di Bosnia ed Erzegovina nel progetto di una nuova legislazione del lavoro del nuovo Stato.
Romano Prodi nel 1997 quand’era Presidente del Consiglio lo nominò suo consigliere e ottenne le stesse cariche fiduciarie dal Ministro del lavoro, Antonio Bassolino e dal Ministro dei trasporti, Tiziano Treu.
Sempre nel 1997 fu nominato Membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione di Dublino per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, in rappresentanza del Governo italiano e successivamente nel 1999 divenne Vicepresidente del Comitato per l’occupazione e il mercato del lavoro dell’Unione Europea.
La sua attività di collaborazione con i pubblici poteri si svolse anche a livello locale con una collaborazione di consulenza presso il Comune di Modena, Assessorato ai servizi sociali, e poi anche con il Comune di Milano dove predispose un Patto Milano Lavoro che venne siglato il 1º febbraio del 2000 in cui si avviò con tutte le parti sociali un programma di realizzazione di servizi per l’impiego per fasce a rischio di emarginazione.
Tutti questi incarichi conseguiti lo esposero all’attenzione di ambienti fortemente ideologizzati che osteggiavano la sua moderna visione delle relazioni industriali.
In questo periodo ricevette le prime minacce di morte e, quindi, si decise di proteggerlo anche se alla fine del 2001 gli venne tolta la scorta.
Proprio in quest’anno fu consulente del Ministro del Welfare Roberto Maroni nel governo di centro destra che era impegnato nell’elaborazione delle riforma del mercato del lavoro.
Sempre nel 2001, dall’altro versante politico, venne chiamato come Consigliere dal Presidente della Commissione Europea, Romano Prodi, e nominato componente del Gruppo di alta riflessione sul futuro delle relazioni industriali, istituito dalla Commissione europea.
Marco Biagi si muoveva in bicicletta e la sera del 19 marzo 2002 percorse il tratto di strada dalla Stazione di Bologna alla sua abitazione in via Valdonica dove ebbe l’incontro con i suoi carnefici brigatisti.
I terroristi indossavano dei caschi integrali e spararono sei colpi. Biagi morì prima di essere portato in Ospedale.
L’omicidio venne rivendicato dalla Nuove Brigate Rosse e nel comunicato si fece riferimento a una nuova precisa strategia dell’organizzazione terroristica che era protesa a colpire uomini dello stato che stavano operando alla ristrutturazione del mercato del lavoro.
Infatti il giuslavorista fu il promotore di una riforma del mercato del lavoro che venne emanata dal Secondo Governo presieduto da Silvio Berlusconi.
La legge fu approvata il 14 Febbraio del 2003 e nell’essenza di questa legge prevalse la visione di Biagi espressa sin dalla sua tesi di laurea con la quale conseguì la cattedra di diritto del lavoro e per lui nel codice civile italiano il potere organizzativo e direttivo dell’azienda spetta esclusivamente al datore di lavoro e, quindi, non può essere sindacato o sottoposto a giudizio di merito dalla magistratura del lavoro.
Per cui, nella cause di licenziamento era illegittima un’ordinanza di reintegrazione nel posto di lavoro, mentre la controversia poteva risolversi al massimo con un’indennità pecuniaria.
In buona sostanza si introdusse nell’ordinamento del lavoro l’idea che contratti di lavoro potessero essere flessibili determinando la libertà di licenziamento in un contratto a tempo indeterminato.
Questa situazione poteva essere una via per creare o mantenere nuova occupazione e gli effetti di questa legge Biagi sono stati oggetto di forti dibattiti e roventi polemiche contrapponendo da una parte coloro i quali la difendono, sottolineandone l’effetto positivo sul ricambio dell’occupazione, dall’altra chi la contesta ritenendo che essa abbia soltanto aumentato la precarietà con lavoratori sprovvisti di garanzie e tutele.
Al di la di tutto ciò Marco Biagi fu un’altra vittima dell’odio ideologico, male antico che pervase la società italiana.