Non era solo una vuota minaccia quella di Matteo Renzi. E così, subito dopo la conferenza Stampa, è arrivato l’ordine dal leader supremo di Italia Viva che impone ai suoi di ‘tirare le tende’, e quindi, senza indugio, le ministre Bellanova e Bonetti e il sottosegretario Scalfarotto si sono dimessi.
E così il giocattolo si è rotto e Iv, un partito sulla strada del tramonto, ha aperto la crisi di governo tanto anticipata in uno dei momenti più delicati della storia italiana. Le dimissioni degli esponenti di Iv all’interno dell’esecutivo aprono di fatto la crisi di governo. Renzi aggiunge di ritenere la crisi “aperta da mesi ma non da Italia Viva. Ci vuole coraggio a dimettersi”, afferma.
“Nell’affermare la fiducia incrollabile nel presidente della Repubblica noi pensiamo che si debbano affrontare i tre punti cardine che le ministre e il sottosegretario hanno scritto al presidente del Consiglio. Se le forze politiche dell’attuale maggioranza hanno voglia di affrontare i temi sul tappeto lo facciano, ma senza continui giochi di parole”.
“La democrazia ha delle forme e se le forme non vengono rispettate, allora qualcuno deve avere il coraggio anche per gli altri per dire che il Re è nudo”, sostiene l’ex premier. “Le questioni poste al presidente del consiglio sono tre. La prima di metodo”, aggiunge. “Quelli che ora ci fanno la morale erano per andare alle elezioni e consegnare il paese alla destra populista. Non consentiremo a nessuno di avere pieni poteri. Questo significa che l’abitudine di governare con i decreti legge che si trasformano in altri decreti legge, l’utilizzo dei messaggi a reti unificate, la spettacolarizzazione della liberazione dei nostri connazionali, rappresentano per noi un vulnus alle regole del gioco. Chiediamo di rispettare le regole democratiche”.
L’ex premier, lasciandosi una scappatoia, afferma di non avere pregiudizi né nei confronti di Conte né sulle formule per un nuovo governo, “l’unica pregiudiziale è che noi non faremo mai i ribaltoni e non daremo mai vita a governo con le forze della destra anti europeista”, ma esclude che si vada al voto anticipato. A una domanda sugli sbocchi della crisi, Renzi dice: sta a Conte decidere, noi siamo pronti a discutere: “Tocca al presidente del Consiglio decidere quale saranno gli sbocchi della crisi. Noi siamo pronti a discutere di tutto. A un Governo in questo perimetro di maggioranza, a un Governo istituzionale ma anche ad andare all’opposizione”.
Poi aggiunge: “Non credo al voto perché ci sono le condizioni in Parlamento per non andare al voto. Il punto vero non è questo: in Italia si voterà nel 2023, ora ci dobbiamo preoccupare di come creare posti di lavoro e ai giovani. Se Conte ha i ‘responsabili’, ‘buon lavoro’. Ma non li hanno trovati” e “andare in Parlamento non è una minaccia, è la democrazia. Se Conte viene in Parlamento ci trova lì, a lui la scelta. Noi non vogliamo aprire la crisi, vogliamo aprire le scuole. Ma come non c’è alcun veto o pregiudizio da parte nostra, sia chiaro che sia per questa maggioranza che per una eventuale forma diversa non c’è un solo nome per palazzo Chigi. Chi dice ‘o tizio o voto’ è irresponsabile”.