Sono giorni che Renzi, braccato da ogni dove, viene costretto a difendersi con il suo bazooka di fake e fango senza perdere mai l’occasione per distogliere l’attenzione e puntare il dito contro i suoi avversari.
E mentre il garantismo su di lui viene messo in moto dalla sua macchina di “frustrazione e tarantella”, l’utilizzo delle sue origini da giustizialista e rottamatore vengono messe in risalto quando accusa i suoi avversari politici di altrettante scandalose malefatte, tralasciando in maniera evidente proprio quel garantismo di cui tanto va fiero.
Oramai appare evidente il salto quantico di Renzi verso l’universo destrorso di Forza Italia; e la guerra contro la magistratura la dice lunga sull’ evoluzione di tali eventi.
Che sia giunto il momento per Renzi di occupare quel vuoto creato dall’assenza di Silvio Berlusconi? O sarà l’ennesimo viaggio di palo in frasca per lo stesso?
Una cosa è certa, la credibilità del senatore di Rignano è ai minimi storici e sarà difficile riacquisirla dopo anni di buone prediche e comportamenti disdicevoli che hanno caratterizzato fortemente la pesante caduta della carriera politica del leader di Italia Viva.
Le sue contraddizioni sono all’ordine del giorno, e per i suoi clientes super fidelis sarà sempre più difficile supportarlo e far credere all’elettore la sua narrativa, palesemente distorta. Il suo consenso oramai si limita ai soli quattro gatti aggressivi che lo avevano coadiuvato ad entrare in politica come il nuovo rottamatore, oramai trombato.
C’è una cosa che bisogna capire cari compagni:
Il garantismo è sacrosanto ed è un diritto rivolto a tutti, ci mancherebbe; e prima di emettere sentenza, bisognerebbe far approvare leggi che garantiscano la protezione della privacy su determinate inchieste fino a condanna, per tutelare i diritti delle persone finite sotto indagini per dei quid pro quo. Utilizzare l’anonimato fino a condanna pare una soluzione ottimale per evitare processi di piazza.
Ecco perché il nostro giornale si batterà sempre affinché inchieste e indagini non finiscano nei salottini televisivi o nei giornali per attaccare qualcuno o per pura speculazione. Anche se bisogna ammettere che molto spesso vi sono inchieste partite dagli stessi giornali che hanno portato alla luce tanti fatti e comportamenti loschi.
Ma il garantismo purtroppo, come spesso accade in Italia, al posto di essere utilizzato dalla gente onesta viene utilizzato sempre di più dai lestofanti come mezzo per giustificare le proprie malefatte.
Essere garantisti con il povero Tortora, quando le inchieste si basano su speculazioni o congetture, è giusto ed è più che plausibile; ma si può essere garantisti allo stesso modo con Adolf Hitler? Assolutamente no.
Il garantismo deve essere rivolto a tutti, ma non può essere utilizzato per tutti i casi, altrimenti si finisce per far confusione e per far passare ogni battaglia contro l’illegalità come una battaglia di ideale.
Come si può tollerare che un Senatore della Repubblica, chiunque esso sia, venga accusato di prendere soldi da uno stato estero, chissà per cosa, mentre è in carica e viene retribuito profumatamente dai contribuenti per prendere decisioni a nome di noi tutti?
Come si può tollerare che un Senatore della Repubblica venga accusato di prendere soldi da aziende e multinazionali in cambio di leggi o servizi?
Come si può tollerare che un Senatore della Repubblica, con milioni di persone in Italia che muoiono di fame, sfrutti la sua posizione istituzionale per fare 2,6 milioni di euro in più mentre guadagna un compenso dal pubblico che farebbe gola a gran parte degli italiani?
Come può Renzi essere così arrogante e insultare milioni di italiani?
A nostro parere non può, e nessun politico dovrebbe permettersi di farlo, in un contesto, con un popolo che abbia un pizzico di amor di patria. Per molti Renzi rimane un uomo senza né arte e né parte; quali qualifiche ha per essere remunerato così lautamente da Stati e Multinazionali? Verrebbe da chiedere.
L’unica qualifica che verrebbe in mente a molti è solo ed esclusivamente la sua posizione di Senatore.
Domandarsi per quale motivo Renzi non abbia abbandonato la carriera politica, nonostante abbia uno stipendio di quasi 200 volte superiore a quello di senatore in carica, non è una richiesta da giustizialisti ma è una richiesta sacrosanta da italiani che possiedono un minimo di amor di patria.
Chiedere trasparenza cari compagni non è assolutamente un delitto, finanziamento illecito e conflitto di interesse sì.
Per quale motivo Renzi, così bravo e così qualificato, non si mette a fare consulenza tenendosi alla larga anche dai dubbi e dalle domande messe in campo dalla visibilità e dall’attenzione giudiziaria che sono intrinseche alla politica stessa?
La sua posizione di senatore lo rende in maniera evidente più vulnerabile agli attacchi mediatici e giudiziari: Allora, perché prendersi questo fardello di stare in politica visto che, per gli italiani, Renzi, nella computazione, non abbia fatto poi chissà che per il Paese?
La sua è chiaramente una posizione di convenienza, e la boutade che lo fa per il bene degli italiani non è più credibile da tempo; più o meno dal referendum del 2016 e dall’abolizione dei diritti dei lavoratori con lo ‘Slaves’/Jobs act.
Ma nonostante le accuse a suo carico e la pressione mediatica incessante, Renzi, al posto di difendersi, come farebbe qualsiasi uomo calunniato e accusato ingiustamente, va nei vari salottini televisivi e giornali a predisporre supercazzole intriganti e a trastullare il pubblico, distraendo lo spettatore con i suoi numeri da circo.
Il pianto di Renzi avanza e l’asso nella manica del ‘perseguitato politico’ viene messo in campo. “Lo deciderà la Corte costituzionale – dice Renzi – quanto a me, io so di non aver violato la legge. Temo invece che i magistrati fiorentini abbiano violato la Costituzione. Lo verificheremo nelle sedi opportune”, dice Renzi.
E alla accusa che Open pagava iniziative tramite il finanziamento illecito, il leader di Italia Viva risponde: “No. Open finanziava in modo trasparente la Leopolda, rispettando in modo inappuntabile l’articolo 3 dello statuto della fondazione.
Tutti i finanziamenti sono regolari. Quello che colpisce è che un pm voglia decidere le forme in cui i cittadini si mettono insieme per fare politica. In una democrazia che cosa è un partito e come funziona lo decide il Parlamento, non il codice penale”.
“No. Lo fanno in tutto il mondo. Ho l’impressione – accusa Renzi – che usino questo argomento perché vorrebbero farmi smettere di fare politica, non di fare conferenze. Più che smettere io di fare politica, sarebbe bene che iniziassero loro a fare politica. Se ne sono capaci, naturalmente”.
Bravo, bello e perseguitato, dai magistrati, questo Matteo Renzi. E’ questa l’antifona elaborata nella trama intricata proposta dallo stesso leader di Italia Viva che, se non lo si conoscesse, verrebbe da esclamare: “Poverino”; ma alla luce dei suoi comportamenti sfacciati e arroganti, ci rimane da dire: ‘Poraccio’.