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Pio La Torre: politico e sindacalista assassinato dalla mafia

by Rosario Sorace

Pio La Torre, fu ucciso dalla mafia a Palermo il 30 aprile 1982. E’ stato un politico e sindacalista italiano che dimostrò sempre coraggio e intelligenza politica. Fu assassinato per ordine di alcuni boss mafiosi tra cui Totò Riina e Bernardo Provenzano.

Proveniente da una famiglia contadina, sin da giovane si impegnò nella lotta a favore dei braccianti e per tale motivo fu anche arrestato. Il suo attivismo fu indirizzato prevalentemente nel lavoro sindacale all’interno della Cgil e, poi, aderì al Partito comunista italiano.

Nel 1952 si candidò al consiglio comunale di Palermo e venne eletto. Ma il suo impegno nella Cgil continuo e nel 1959 divenne segretario regionale. Nel 1960 fece parte nel Comitato centrale del Pci e poi fu eletto segretario regionale. Nel 1963 fu eletto nel PCI deputato all’Assemblea regionale siciliana e rieletto nel 1967, fino al 1971. Poi nel 1969 si trasferì a Roma e si occupò delle questiona agraria e di quella meridionale. Per tale motivo Enrico Berlinguer lo inserì nella Segreteria nazionale di Botteghe Oscure.

Dal 1972 venne eletto deputato alla Camera dei Deputati, nel collegio Sicilia occidentale, occupandosi dell’agricoltura. Si fece carico di una proposta che introduceva il reato di associazione mafiosa (Art. 416 Bis C.P., cosiddetta Legge Rognoni-La Torre) e che prevedeva una norma di confisca dei beni ai mafiosi.

Nel 1976, fu componente della Commissione Parlamentare Antimafia e fu tra i redattori della relazione di minoranza della Commissione antimafia, che accusava duramente Giovanni Gioia, Vito Ciancimino, Salvo Lima e altri uomini collusi con la mafia.

Nel 1981 fece una scelta che risulterà determinante per la sua vita, chiedendo al PCI di ritornare a fare il segretario regionale del Pci. Così si è battuto contro la costruzione della base missilistica NATO a Comiso e raccolse un milione di firme in calce presentando una petizione al Governo.

Il 30 aprile 1982 alle 9.20, Pio La Torre stava raggiungendo la sede del partito con il suo autista Rosario Di Salvo e i suoi killer mafiosi lo uccisero barbaramente, nonostante il tentativo di Di Salvo di reagire. Anni dopo e dopo i soliti depistaggi, i pentiti Tommaso Buscetta, Francesco Marino Mannoia, Gaspare Mutolo e Pino Marchese hanno affermato che l’ordine di uccidere La Torre è stato realizzato perché aveva proposto il disegno di legge per il reato di “associazione mafiosa” e la confisca dei patrimoni mafiosi.

Gli esecutori dei due omicidi furono Giuseppe Lucchese, Nino Madonia, Salvatore Cucuzza e Giuseppe Greco. Dopo nove anni di indagini, nel 1995 vennero condannati all’ergastolo, i mandanti dell’omicidio La Torre: i boss mafiosi Salvatore Riina, Michele Greco, Bernardo Brusca, Bernardo Provenzano, Giuseppe Calò, Francesco Madonia e Nenè Geraci.

La Torre fu un uomo di azione che come la lotta a cosa nostra e la mafia doveva essere condotta con proposte concrete che si opponessero alla criminalità organizzata. Per tali motivi la sua vita fu spezzata violentemente, ma il suo sacrificio non fu vano, segnando un salto di qualità nella sconfitta della mafia.

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