Pino Camilleri, il giovane sindaco socialista di Naro. Un delitto di mafia senza verità

Pino Camilleri venne ucciso dalla mafia nel fiore degli anni giovanili, a 27 anni. La sua è stata una fulgida e nobile figura di uomo politico. A Naro, in provincia di Agrigento, mosse i suoi primi passi e maturò una forte coscienza politica intrisa dagli ideali del socialismo.

Sin dall’età giovanile e ormai prossimo alla laurea in legge si batteva in prima linea a favore del movimento sindacale e di riscatto dei ceti popolari.

Nella realtà in cui visse alla fine dell’800 era nato rigoglioso il movimento dei Fasci siciliani e furono creati una vasta rete di cooperative e casse rurali che puntavano ad alleviare lo sfruttamento di chi lavorava la terra.

Durante il fascismo questo moto popolare al solidarismo sociale cessò per poi riapparire dopo la liberazione nel dopoguerra. In questo ambiente fervido e vivace di lotta per l’emancipazione dei contadini e dei poveri Camilleri profuse il suo impegno partecipando alla lotta per la fine del latifondismo e per la riforma agraria.

Pino si distinse per essere un giovane brillante e preparato, un vero trascinatore del popolo, al punto che nelle prime elezioni amministrative dopo la fine della guerra divenne Sindaco di Naro.

Iniziò ancora più intensamente la sua azione tra le zone di Caltanissetta e Agrigento sempre vicino ai braccianti per spezzare e porre fine al patto scellerato di interessi tra i vertici mafiosi e i grandi proprietari terrieri.

Il fratello Calogero ottenne in affitto un appezzamento di terreno a Naro e quasi immediatamente si fecero vivi a casa sua alcuni braccianti mandati direttamente da una famiglia mafiosa con il preciso scopo di essere assunti nella terra.

Calogero Camilleri però respinse quelle imposizioni e anche le minacce che seguirono. Siamo in un epoca in cui la criminalità organizzata locale svolgeva un’attività di campieri e vigilanti del latifondo e non tollerava affatto lo spezzettamento della proprietà a favore dei contratti agrari mentre il latifondismo restava una pratica lucrosa che nel tempo avrebbe consentito agli stessi mafiosi di divenire ricchi proprietari di terreni a discapito di chi la lavorava.

Proprio nella data del 25 agosto 1945, su richiesta del Comitato di Liberazione del Comune di Naro l’incarico di sindaco di Pino Camilleri si trasformò in quello di commissario prefettizio.

Se la sua vita non fosse stata spezzata tragicamente si sarebbe sicuramente candidato alle elezioni politiche per l’Assemblea Costituente del 1946.

Purtroppo Pino venne ucciso da alcuni colpi di lupara mentre cavalcava da Riesi, in provincia di Caltanissetta verso il feudo Deliella, proprio per andare a sostenere la lotta dei contadini che puntavano all’assegnazione di terreni nonostante le intimidazioni e le minacce ricevute dai gabelloti che minacciavano i braccianti.

Anche in questo caso le indagini che ne seguirono non riuscirono a risalire ai mandanti e agli autori del barbaro omicidio; sia la pista della vendetta trasversale sia quella del delitto politico non trovò conferma in tribunale.

Oggi Pino Camilleri riposa nel cimitero di Naro e la Sicilia perse una personalità che, con molta probabilità, sarebbe stata protagonista della rinascita italiana.

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