Nella Collezione “Strade Blu”, Mondadori fa uscire, in piena kermesse sanremese, Un uomo solo. Autore il giornalista Alberto Iovane.
Non è un libro ambizioso. Non lo vuole essere. E’ un testo però piuttosto fedele alla cronologia di quelle ore di fine gennaio del 1967 quando il compositore, così amava definirsi lo stesso Tenco, viene ritrovato esanime in una camera d’albergo dell’Hotel Savoy a San Remo.
Ancora oggi quella tragica fine non solo ci interroga e ci inquieta, ma rappresenta anche una macchia indelebile su un Festival della Canzone Italiana che inizia proprio in quegli anni ad essere trasmesso in Eurovisione.
Sarà stato anche solo ma Tenco arriva in Liguria con le idee chiare in fatto di impegno sociale e politico. Già, la politica, lui di chiaro stampo socialista.
Un socialismo che dovrebbe risolvere le contraddizioni ancora troppo di una società vicina ad esplodere. Tenco non anticipa il ’68, sembra auspicarlo!
Dall’intervista che gli fece Daniele Piombi poche ore dall’esecuzione del suo brano, Tenco è sicuro di vincere, di essere lui a trionfare in quel diciasettesimo Festival.
Il libro di Antonio Iovane è onesto e riporta con ritmo incalzante le ultime ore del cantautore. Il libro non avanza nessuna teoria , nessun complotto sul triste epilogo.
Il “caso Tenco” è ancora oggi un nervo scoperto nella storia del cantautorato italiano. Sono passati tanti anni ma il ricordo affiora sempre, inesorabile.
In quella notte all’Hotel Savoy non muore solo un giovane di 29 anni. Muore anche una vena artistica fuori dal comune, di grande valore e di grande respiro.
Muore un giovane con delle idee. Forse, averne, è ancora una colpa?