Home Arte & Cultura Pillole Culturali, le ultime novità in libreria: “Storia dell’italiano letterario”

Pillole Culturali, le ultime novità in libreria: “Storia dell’italiano letterario”

by Guglielmo Brighi

Il grande filologo e critico Carlo Dionisotti sottolineava l’importanza dello sviluppo nell’impianto dei regionalismi nella tradizione letteraria italiana.

Concetto ripreso da Vittorio Coletti, professore emerito di Storia della lingua italiana presso l’Università di Genova ed accademico della Crusca.

Nella collana Piccola Biblioteca Einaudi, l’editore torinese fa uscire il suo saggio Storia dell’italiano letterario. Dalle origini al XXI secolo in una nuova edizione riveduta e ampliata.

Opera ben strutturata, con al centro la consapevolezza che lingua e storia letteraria rispondono a logiche diverse, talvolta difficilmente assimilabili.

Dai primordi della scuola poetica siciliana e toscana, all’impatto della poesia religiosa. Il Duecento, incubatore dello sperimentalismo linguistico che preparerà lo Stil Novo di Guinizzelli e Cavalcanti, poi tutto ritrasformato con la rivoluzione dantesca.

Dalla nascita della prosa italiana con il Decameron, all’intellettuale Petrarca con la sua sorprendente modernità di esercizio e di tecnica letteraria tanto da essere imitato come sappiamo da giganti del repertorio quali Pietro Bembo e Giovanni Della Casa.

L’esigenza di una tutela della lingua porterà, nella seconda metà del XVI secolo, alla nascita dell’Accademia della Crusca e del famoso Vocabolario.

Il Seicento d’altronde introdurrà i primi contrappunti ad una tradizione troppo rigorosa ed esclusiva. Seguiranno le polemiche tassiane sulla superiorità degli antichi sui moderni.

Galileo e la sua scienza avvertono anch’essi l’esigenza di una lingua chiara, rifiutando in questo modo l’uso del latino troppo “specialistico”.

Con i secoli successivi, si assisterà sempre più ad una demarcazione tra scienza e letteratura.

Il Novecento è un esperimento continuo di revisione, di torchiatura di un enorme patrimonio e di una enorme eredità culturale. Spetta all’uomo del XXI secolo conservarla con nuova dignità!

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