Realtà territoriale plasmata dalla diplomazia e dalla natura, la regione Piemonte è stata nel tempo anche un’idea, una possibilità, una opportunità.
Ai piedi dei monti, difesa da un arco invidiabile come quello alpino a nord e quello appenninico a sud, con Torino capitale, la grande città venne fondata in età augustea.
Scopriamo, dalla lettura di questo importante saggio di Alessandro Barbero, appena pubblicato da Giulio Einaudi Editore, il ritrovamento presso Alba di uno dei siti archeologici più antichi di età neolitica.
La formazione di gruppi etnici come quella dei liguri e dei celti, con l’interessante testimonianza della civiltà di Golasecca, diffusa nell’Italia nord-occidentale, segnano il tempo ad una risistemazione di questa enorme area ancor prima dell’età imperiale.
Per il resto, le valli, i fiumi, il passaggio alpino o di pianura, confermeranno presto la morfologia territoriale ed identitaria di una comunità regionale che oggi, alle soglie di un nuovo millennio, consta di quasi quattro milioni e mezzo di abitanti.
Quando si parla di Piemonte, si pensa all’idea di coagulare attorno ad una espressione geografica, un processo di identificazione politico-culturale di grande respiro.
Processo tendente ad assimilare modelli amministrativi diversi, con mentalità diverse da città a città, con l’obiettivo finale di una loro omogeneizzazione.
Ebbene, l’Italia di oggi è il risultato di questa estensione. Per questo principio, si è consumato il primato di questa porzione territoriale a nord della penisola italiana, che è riuscito a pilotare tutto lo sviluppo nazionale propriamente inteso: dalla agricoltura, alla formazione dello stato unitario, ai processi industriali vecchi e nuovi. Al Piemonte non resta che progettare il suo futuro!