Oggi gli stati fanno entrare nelle loro agende programmatiche le tematiche ambientali.
Oltre a rappresentare una proficua collaborazione di un progetto collettivo e di una sperimentazione interdisciplinare, Einaudi presenta il saggio storico dal titolo La Natura del Duce.
Una storia ambientale del fascismo di Marco Armiero, Roberta Biasillo, Wilko Graf von Hardenberg è la disamina storica, politica, culturale del ventennio nell’ambito delle politiche ecologiste. Fascismo e natura, sempre in una dimensione tesa all’esasperazione del capo, del fondatore, della guida.
Le montagne della Prima Guerra Mondiale hanno visto lo stesso Mussolini combattente. La guerra “verticale” ha appena avuto un grande fascino nell’uomo che presto guiderà il paese.
Appena il potere arriva, arriverà anche l’asservimento della natura ai nuovi assetti del regime. Natura e politica, bonificando menti, terre incolte e paludi malariche.
Cura ricostituente che dovrà riconsegnare il corpo sano della società.
Arnaldo Mussolini, fratello minore del duce, guida da qualche anno il comitato nazionale forestale.
Alla sua morte avvenuta nel dicembre del 1931 furono date disposizioni atte a piantumare in ogni comune del regno un albero. La cerimonia fu definita “rito silvano”.
Il ruralismo fascista deve rispondere a strette logiche statuali.
In mezzo a queste logiche nasce “Strapaese”, il movimento culturale sviluppatosi nel 1926 che si caratterizzava per lo spirito patriottico e per valorizzazione del territorio nazionale.
La sistemazione, o meglio, la risistemazione della natura nelle politiche autarchiche e di regime ( battaglia del grano, rimboschimento dei rilievi montani, istituzione delle aree di tutela e dei parchi nazionali storici) completeranno il quadro dei primi pervasivi interventi statali del ventennio.