Home Approfondimenti “Pillole Domenicali”, le ultime novità in libreria: CUCINA POLITICA

“Pillole Domenicali”, le ultime novità in libreria: CUCINA POLITICA

by Freelance

Di Guglielmo Brighi

Il linguaggio del cibo fra pratiche sociali e rappresentazioni ideologiche a cura di Massimo Montanari, Editori Laterza

La carne come simbolo di appartenenza sociale, anzi regale, nella sua capacità di nutrire più di ogni altro cibo. Si deve allestire la tavola del re perché il potere deve essere rappresentato perché il cibo riveste un grande valore simbolico. Il sovrano che mangia poco preferendo le verdure alla carne è guardato e giudicato con sospetto almeno fino a tutta l’età medievale.

Carlo Magno è moderato nel mangiare e nel bere! Prima di lui, i greci e i romani sono dediti alla terra e la lavorano.

I barbari invece si alimentano invece con latte, formaggio, carne. Non sembrano preoccupati di arare la terra. Quando il “cotto” si contrapporrà, superandolo, al crudo. anche i simboli gastronomici subiranno una loro rivoluzione. Carlo Magno è un magnifico mediatore tra modelli alimentari diversi se non contrastanti. Ai suoi tempi il consumo di selvaggina è elevato, soddisfazione dei palati e delle consuetudini. Rito di classe lo definisce Montanari che deve celebrare la forza del guerriero-cacciatore. L’imperatore del Sacro Romano Impero è abituato agli arrosti.

Scopriamo anche leggendo il libro che la pratica di lessare la carne è considerata una pratica “femminile” mentre quella arrostita soddisfa un immaginario più “maschile”.  Cucina politica è un viaggio attraverso secoli diversi ma unici come le portate, gli apparati, le tavole che devono sorprendere! Il cibo interviene nella cultura, nella cultura materiale e nella memoria sociale dei popoli.

Per l’antropologo e sociologo Franco La Cecla il cibo ha avuto un peso rilevante se non addirittura più grande del peso del Rinascimento, di Michelangelo, Donatello, Leopardi e Manzoni. Ci duole dirlo ma dietro l’apparente trivialità della cultura del cibo, si nasconde una delle operazioni di proposizione di sé di maggiore successo che un popolo abbia potuto fare nella storia recente del mondo.

Nel 2010 l’UNESCO per la prima volta inserisce nella lista del patrimonio immateriale dell’umanità il pasto gastronomico dei francesi. La motivazione nella estetica della tavola, nelle pietanze e nei vini calibrati, nella scelta accurata delle pietanze che nobilitano sapori e territori. D’altronde un secolo prima Auguste Escoffier, lo chef inventore della moderna gastronomia, definì la cucina francese una “branca” della diplomazia!

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