Pierre Carniti: il catto-socialista che lottò per l’unità sindacale

Pierre Carniti è stato sicuramente uno dei più validi e importanti rappresentanti del movimento sindacale del dopoguerra. Fu un nipote acquisito della poetessa Alda Merini e il suo impegno nel sindacato iniziò nel 1957 come operatore nella zona industriale Sempione di Milano.

Proprio nella metropoli lombarda si distinse come grande protagonista della mobilitazione per l’affermazione della contrattazione articolata nei primi anni Sessanta. Le sue capacità di guida e di lotta spiccarono immediatamente e così fu eletto dirigente di spicco della FIM-CISL milanese, di cui divenne segretario.

Credette subito nell’unità sindacale e fu tra i promotori delle prime esperienze unitarie tra i sindacati metalmeccanici. Nel 1965, fece parte della segreteria nazionale della FIM-CISL, che, in quel momento, ebbe la sua sede a Milano. Fu un operaista convinto e nel 1969 organizzò un breve incontro fra operai e studenti che, poi, vennero assunti come tecnici e impiegati nelle fabbriche del nord Italia.

Si mosse in tutto il territorio nazionale, cercando il dialogo e il confronto con tutti i settori sociali e, in seguito a questo suo grande attivismo sociale e capacità di dialogo, nel 1970 divenne segretario generale della FIM-CISL che nel frattempo trasferì la sua sede a Roma.

Pierre Carniti fu, dunque, uno dei massimi fautori dell’esperienza unitaria con FIOM-CGIL e UILM nella Federazione lavoratori metalmeccanici (FLM) che prese avvio con la sua segreteria. Nel 1974 entrò a fare parte della segreteria nazionale della CISL, seguendo il suo leader di riferimento Luigi Macario che capeggiò l’area sindacale che vinse il congresso del 1977. Macario fu, dunque, eletto segretario generale e Carniti ricoprì la carica di segretario generale aggiunto.

Il salto di qualità avvenne dal 1979 al 1985 quando venne eletto segretario generale della CISL. Proprio nel 1984, sostenne con convinzione “l’accordo di San Valentino”, proposto dal governo a guida socialista di Bettino Craxi, che appunto fu approvato con il decreto il 14 febbraio 1984, che puntò alla lotta all’inflazione e al congelamento della scala mobile.

Questa posizione fu assunta in aperto dissenso con la CGIL. Ci fu, quindi, una profonda divisione e spaccatura tra le organizzazioni sindacali, che si manifestò in occasione del referendum abrogativo del 1985 che promosse il Partito Comunista Italiano e che fu sostenuto dalla CGIL. Il clima infuocato dello scontro sociale che si aprì nel Paese produsse aspri scontri e il consulente economico di Carniti l’economista del lavoro Ezio Tarantelli, fu ucciso, pochi giorni prima del referendum, dalle Brigate Rosse. Nel 1985 lasciò la CISL, dopo il vittorioso referendum sulla scala mobile che confermò il decreto uscito dall’accordo di San Valentino.

Marco Pannella lo propose nel 1985 al Partito Socialista Italiano come Presidente della Repubblica, ma Carniti non aveva ancora compiuto l’età minima di 50 anni per essere eletto. Sempre il leader radicale lo candidò allora come presidente della RAI, ma il PSI scelse Enrico Manca.

Negli anni successivi, collaborò sulle politiche per il Mezzogiorno con il partito socialista italiano. Dal 1989 al 1999 fu eletto deputato europeo per due legislature, prima per il PSI poi come indipendente nelle file dei Democratici di Sinistra e fu anche presidente di una Commissione sulla povertà.

Nel 1992 fu candidato al Senato con i socialisti in Trentino, ma risultò il primo dei non eletti. In seguito alla morte del senatore Ezio Anesi, Carniti gli subentrò rimanendo in carica fino al 1994. Pierre Carniti fu, insieme ad Ermanno Gorrieri, tra i promotori del Movimento dei Cristiano Sociali e fu sempre un socialista riformista intriso di una formazione che si ispirò ai valori del solidarismo cattolico.

Prima ancora, fondò il gruppo di Riformismo e Solidarietà in cui gli appartenenti si definirono “catto-socialisti”. Questo movimento basò la sua azione sui principi etico-politici di difesa della vita umana, della prole, della dignità umana, del lavoro, della democrazia, della famiglia, della libertà, della fraternità, della equità, della solidarietà, del rispetto delle culture delle altre persone.

Fu sempre convinto della necessità di creare un movimento aperto al dialogo e al confronto che furono le linee di comportamento principali. La sua idea era quella di costruire un confronto e incontro che mettesse al centro un conflitto, non violento, nei confronti della società del capitalismo materialista-consumistica che era causa, fra l’altro, delle ingiustizie sociali e delle disparità di condizione fra le persone e i popoli.

Carniti pensò a un nuovo umanesimo del lavoro con un ‘sindacato globale’ partecipato e democraticamente eletto da tutti i lavoratori del mondo e alle imprese intese come dell’intraprendere compartecipativo e della responsabilità per una economia eco-sostenibile per l’umanità.

L’economia doveva essere in funzione dell’uomo e non viceversa e la priorità del lavoro divenne per il movimento di Carniti il principale obiettivo per la creazione di un nuovo umanesimo. Il Movimento dei Cristiano Sociali si collocò nell’area della sinistra politica italiana e i Cristiano Sociali furono, infatti, furono tra i fondatori dei Democratici di Sinistra e, nel 2007, aderirono al Partito Democratico.

Oggi rimpiangiamo una personalità ricca e feconda qual’è stata la figura di Pierre Carniti, scomparso soltanto due anni fa.

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