“L’incontro non è andato bene. Non abbiamo avuto nessuna risposta, solo una disponibilità generica”, dice il numero uno della Cgil, Maurizio Landini.
Secondo Landini, che si è incontrato con i vertici del governo sulla previdenza, non sono state date risposte né sui tempi, che a suo parere dovrebbero essere stretti e chiudersi entro aprile, nè sulle risorse.
La Legge di Bilancio 2023 ha dato ai dipendenti che raggiungono Quota 103 la possibilità di restare in attività trattenendo la quota di contribuzione a loro carico. L’incentivo non si discosta molto dall’ex “bonus Maroni”.
Poco cambia per il datore di lavoro, visto che dovrà conti0nuare a pagare i contributi a suo carico.
La Legge di Bilancio 2023 ha introdotto una norma che riguarda i dipendenti del settore pubblico o privato che hanno raggiunto o raggiungeranno entro il 31 dicembre 2023 i requisiti per “Quota 103”.
La pensione sarà accessibile per tutti coloro che hanno raggiunto 62 anni di età e che hanno versato 41 anni di contributi. Inoltre, i lavoratori potranno chiedere al datore di lavoro di inserire nello stipendio la quota di contribuzione a loro carico, non lasciandola così al finanziamento della pensione.
CHI RAGGIUNGE QUOTA 103?
In questo modo si aprono tre possibilità per chi arriva alla fatidica soglia: andare in pensione, restare in servizio senza optare per questa possibilità oppure scegliere di farsi aggiungere anche i contributi Inps.
Il provvedimento attuativo dovrà chiarire alcuni aspetti. Innanzitutto, se è applicabile ai lavoratori in possesso, oltre che di Quota 103, anche dei requisiti per la pensione anticipata (cioè 42 anni e 10 mesi di contributi). Poi fino a che età è applicabile l’incentivo e la conferma che possa valere anche dopo il 31 dicembre 2023.
Bisogna precisare inoltre anche la facoltà per gli interessati di revocare l’opzione: probabile si opti per un ripristino della normale contribuzione all’Inps da parte del datore di lavoro, a partire dal primo giorno del mese successivo alla revoca.