Sconcertante vicenda a Troina, in Sicilia, dove è stato arrestato un operatore dell’Oasi che ha violentato una disabile che ora risulta anche incinta.
La squadra mobile di Enna ha operato l’arresto dell’uomo all’uscita del lavoro e lo stesso ha confessato i fatti che gli vengono addebitati. Si tratta di un operatore di 39 anni, in servizio presso la struttura assistenziale.
L’operatore socio sanitario ha violentato la disabile all’interno dell’Oasi di Troina e ha iniziato a lavorare nell’importante centro assistenziale sin dal 2018. Ieri, sottoposto ad un lungo interrogatorio della squadra mobile di Enna, ha ammesso le sue responsabilità e, quindi, nei suoi confronti è stato emesso un provvedimento di fermo, disposto dal procuratore Massimo Palmeri e dai sostituti Stefania Leonte e Orazio Longo.
L’accusa formulata dai Pm è quella di violenza sessuale aggravata “dall’aver commesso il fatto ai danni di una donna disabile e nel momento in cui la stessa era a lui affidata”. Le indagini sono state condotte dalla Mobile diretta dal vice questore Nino Ciavola ed erano state avviate nei giorni scorsi, dopo la denuncia dei genitori della giovane donna.
Gli assistenti, che hanno in cura l’ospite disabile, nei giorni scorsi, si erano accorti del disagio grave che viveva la ventiseienne affetta da gravi problemi psichici e che comunica solo con lo sguardo e hanno segnalato questa circostanza. La donna si trova alla venticinquesima settimana di gestazione prima del parto, dunque in base a facili calcoli si è stabilito che la violenza è avvenuta nei giorni drammatici del lockdown, quando l’Oasi era zona rossa per la presenza di 162 positivi fra pazienti e infermieri, e, persino, la giovane disabile in quel periodo era positiva.
L’inchiesta è partita subito fra gli operatori dell’Oasi Maria Santissima di Troina, questo centro di alta specializzazione dell’Ennese che dal 1953 si occupa di persone fragili.
I poliziotti hanno ascoltato gli assistenti che si sono alternati nella struttura e a questo compito gli investigatori sono stati coadiuvati dagli esperti della Scientifica, che hanno fatto prelievi per l’esame del Dna. Poi, da ieri, la svolta delle indagini e l’interrogatorio del 39enne che prima non ha ammesso i fatti contraddicendosi, poi, invece, è crollato confessando tutto.
L’uomo è sposato e padre di un figlio e non ha precedenti penali. Niente meno a fine marzo nel periodo più grave per l’Oasi, era stato lui stesso a chiedere di poter accedere nella struttura per aiutare i colleghi in difficoltà nei giorni dell’emergenza.
Comunque le indagini non sono concluse: “La procura della Repubblica di Enna – si afferma in un comunicato della polizia – continuerà le attività per chiarire ogni ulteriore aspetto della vicenda e valutare eventuali responsabilità in ordine ai fatti accaduti”.
L’Assessore regionale alla Sanità Ruggero Razza ha annunciato un’ispezione all’Oasi di Troina: “È un quadro inquietante quello che è emerso dal lavoro degli inquirenti – dice l’assessore – sono necessari ulteriori approfondimenti. È chiaro che saremo intransigenti come non mai”.
I vertici dell’Oasi hanno dichiarato di volersi costituire parte civile contro il responsabile di quanto accaduto: “Anche noi – scrivono in una nota – siamo parte lesa in questa triste e dolorosa vicenda, che ha sorpreso e sconvolto la dirigenza e il personale che svolge con responsabilità il proprio lavoro”.
Infatti, è stato lo stesso istituto a segnalare il caso ai genitori: “In questi giorni abbiamo dato massima disponibilità alla magistratura fornendo tutte le informazioni utili all’indagine”.
Dall’istituto poi arriva anche un appello alle famiglie dei disabili: “Vogliamo rassicurare sull’operato della nostra struttura, che ha sempre custodito e salvaguardato i propri ospiti, come le stesse famiglie da sempre hanno testimoniato. L’Istituto provvederà a tutelare la propria immagine nelle sedi opportune”.
La cittadina di Troina è sotto choc e il sindaco Fabio Venezia ha espresso la sua indignazione: “Fa molta rabbia pensare che mentre molti operatori sanitari e lavoratori dell’Oasi con grande spirito di abnegazione rischiavano la vita per assistere i disabili contagiati c’è stato chi ha compiuto un ignobile reato”.