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Onore ai martiri del nazifascismo

by Rosario Sorace

L’eccidio delle Fosse Ardeatine è stata una rappresaglia tra le più orrende e terribili commesse dai tedeschi a Roma  durante l’occupazione in Italia e fu ordinata dopo l’attentato di via Rasella, il 23 marzo 1944, dai Gruppi di Azione Patriottica (GAP), unità partigiane del Partito Comunista Italiano, contro un reparto delle forze d’occupazione tedesche.

L’azione ordinata da Giorgio Amendola e compiuta da una dozzina di gappisti (tra cui Carlo Salinari, Franco Calamandrei, Rosario Bentivegna e Carla Capponi) portò alla morte di trentatré soldati tedeschi e di due civili italiani (tra cui il dodicenne Piero Zuccheretti), mentre altre quattro persone caddero sotto il fuoco di reazione tedesco.

Il giorno successivo iniziò la rappresaglia con l’eccidio delle Fosse Ardeatine, in cui furono uccisi 335 prigionieri che non erano coinvolti nell’azione gappista, tra cui anche dieci civili rastrellati vicino via Rasella.

La storiografia si è divisa su tutte queste vicende e c è una lunga appendice processuale a livello interno e interazionale nel campo della legittimità dell’attentato e della rappresaglia ma la memoria divisa non può certamente dimenticare la feroce ritorsione tedesca che fece fucilare 10 prigionieri italiani per ogni tedesco ucciso.

La convezione dell’Aia del 1909 impediva di uccidere per ritorsione e l’eccidio delle Fosse Ardeatine di 335 civili e militari italiani trucidati a Roma il 24 Marzo del 1944 è stato concordato con le autorità politiche della repubblica sociale italiana e tutto ciò rappresenta un fatto indimenticabile nella storia del nostro Paese.

Le Fosse Ardeatine divenne l’evento più grave della ferocia della Gestapo. Vennero uccisi anche 75 ebrei arrestati per motivi razziali.

Le fucilazioni sono state portate a compimento dallo spietato comandante Herbert Kappler, comandante della Gestapo a Roma, morto nel 1978.

Le Fosse Ardeatine erano antiche cave di pozzolana situate nei pressi della via Ardeatina, scelte appunto come luogo dell’esecuzione in modo da occultare i cadaveri degli uccisi.

Nel dopoguerra sono state trasformate in un luogo di memoria come monumento nazionale. Oggi a seguito della pandemia il Presidente della Repubblica non ha potuto visitarle e onorarne la memoria nella cerimonia pubblica, ma ha comunque lanciato un messaggio di fiducia e di speranza in modo che l’Italia raggiunga la stessa unità del dopoguerra nel resistere e nel risorgere dal dramma che stiamo vivendo.

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