Dopo il nuovo Decreto, che entrerà in vigore il 26 aprile, la Conferenza delle Regioni e delle province autonome ha deciso di inviare una lettera al premier Draghi, per sottoporre mal di pancia e malumori riguardanti il prossimo decreto legge.
Il primo a prendere parola è il governatore più votato d’Italia, Luca Zaia, che dice: “Verrà presentato un documento che sottolinea le linee guida delle regioni che hanno fatto fare ai direttori degli uffici di prevenzione un lavoro certosino come a maggio dell’anno scorso sulle linee guida per riaprire. Con la differenza che quest’anno non stiamo parlando di riapertura totale, parliamo di riaprire le ultime attività rimaste chiuse. In generale c’è anche un tema di dare senso alle scelte – osserva Zaia – è un decreto difficile da interpretare perché nelle zone gialle i ristoranti possono essere aperti dalle 6 del mattino”. E quindi aggiunge Zaia sarebbe meglio “scegliere l’arco temporale dalle 10 alle 14 e dalle 20 alle 23 faremmo anche meno ore”.
“Il coprifuoco è uno dei punti sui quali abbiamo dibattuto per ampliare il più possibile le attività che potessero riaprire. In questa prima fase si è ritenuto di mantenerlo alle 22 ma questo governo sta agendo sulla base di dati scientifici e di un continuo monitoraggio. Ci sarà una valutazione dell’impatto di queste importanti riaperture e sulla base dei dati potremmo valutare, anche anticipatamente rispetto alla fine di luglio, questa o altre misure potendole modificare. Più aumentiamo il numero di vaccinati prima potremo allentare le misure”. E’ questa la dichiarazione della ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia Elena Bonetti.
“Sulla scuola c’è un problema politico e istituzionale importante. In Consiglio dei Ministri è stato cambiato un accordo siglato tra istituzioni e questo è un precedente molto grave, non credo sia mai successo”. Lo ha dichiarato il presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, nel corso di un collegamento radiofonico. “Se si cambia idea – ha sottolineato Fedriga -, si convocano le parti con le quali si erano trovati gli accordi e si rimodulano. Io oggi ho convocato una Conferenza delle Regioni straordinaria e sono in contatto con Anci e Upi. In questo caso – prosegue il governatore del Friuli Venezia Giulia – si è incrinata la leale collaborazione tra Stato e Regioni”.
Inoltre, accusa Fedriga: “Dispiace che il contributo costruttivo di tutte le Regioni d’Italia non sia stato accolto. Come conferenza abbiamo dimostrato che in un momento d’emergenza si può trovare unità indipendentemente dalle appartenenze politiche presentando proposte fattibili e di equilibrio”. Fedriga ha spiegato che per rispettare una presenza a scuola di “un range da 60 al 100 per cento servirebbero dai 15mila ai 20 mila autobus in più”, dunque non si tratta di una “scelta politica ma di limiti fisici”, un fatto che “prescinde dalla sensibilità politica”. Aver cambiato questo “un accordo siglato tra le istituzioni crea un precedente molto grave, credo non sia mai avvenuto”, con un “problema politico istituzionale importante”, ha aggiunto.
“Noi, come Conferenza delle Regioni, abbiamo proposto lo spostamento del coprifuoco alle 23. Un’ora in più non penso che rappresenti un problema per il rischio pandemico”, spiega poi il presidente della Conferenza delle Regioni. “La proposta è assolutamente responsabile ed è arrivata all’unanimità all’interno della Conferenza”. Poi aggiunge sul green pass, dicendo: “Non sono ancora in grado di fare una valutazione con cognizione di causa, penso sia necessario fare un approfondimento perché ho letto solo la bozza e non il testo definitivo, per poter capire come si utilizzerà. se sono strumenti che possono aiutare a incentivare il turismo, anche quello estero, non possiamo che valutarli positivamente, però bisogna applicarlo nel concreto e nel quotidiano”.
Anche il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, scrive sulla sua pagina Facebook in merito al nuovo Decreto: “La conferma del coprifuoco alle 22, l’apertura di cinema e teatri e allo stesso tempo il divieto di mangiare all’interno di un ristorante, come invece prima era consentito fare in zona gialla, sono decisioni che oltre a essere incoerenti colpiscono sempre gli stessi. Così come ancora una volta vengono penalizzati gli organizzatori di eventi, matrimoni e cerimonie che saranno impossibilitati a lavorare la sera nel pieno della stagione più gettonata. In queste ore sto ascoltando con attenzione e preoccupazione gli sfoghi di migliaia di lavoratori che hanno tutta la mia comprensione e vicinanza. Speriamo che il Decreto arrivi immediatamente in Parlamento, dove anche i nostri parlamentari faranno di tutto per rimediare a queste incongruenze. Così non va. È il buonsenso che lo dice”.
Un nuovo Decreto pieno di limiti e di incostituzionalità. Come al solito, non si sono volute imporre, per un anno intero, restrizioni più forti per le categorie più a rischio o fragili, e ora che le categorie più a rischio sono state vaccinate, si impongono i limiti a chi rischia di meno; una vera e propria strada no-sense. Si fa fatica a capire la logica sia scientifica che politica di queste scelte, si continua con queste regole e imposizioni atte semplicemente a complicarci la vita, visto che il contagio scende, solo ed esclusivamente, quando la gente prende coscienza del pericolo, cioè, quando c’è una crescita della curva e la popolazione comprende la situazione e acquisisce paura dinnanzi al virus.
La gente non ce la fa più, non regge tanto stress e tanta frustrazione; se ci fosse uno psichiatra serio nel Cts capirebbe che viviamo in una polveriera grazie a regole e regolette che servono a poco o a nulla, se non a penalizzare il cittadino bravo e onesto che paga le tasse e teme le sanzioni. Una persona “nullatenente” non rischia molto e se ne frega di rispettare le regole. Fossimo un regime potrebbero andar bene queste regole da Reich, ma, purtroppo per la politica, non lo siamo e l’unico modo che abbiamo per sconfiggere la malattia e informare, istruire e spaventare la gente, mettendola al corrente sul rischio reale.
La situazione creata, grazie alle varie imposizioni, hanno, non solo, precluso la libertà, ma ci ha anche divisi come Paese. Medici contro ristoratori; anziani contro giovani, Genitori contro single ecc… Siamo davvero sicuri che queste restrizioni siano servite realmente? Un piano di informazione all’avanguardia, magari con scene anche forti, ci avrebbe sensibilizzato di più e avrebbe sortito molti più effetti.
Mettere il cittadino nelle condizioni di prendere coscienza della situazione e affidargli responsabilità può solo farci crescere, ed è il vero modus operandi di uno Stato liberale. In tempi di massimo contagio, non servono: coprifuoco, chiusure o altre restrizioni atte solo a modificare le nostre esistenze. Serve solo un programma di informazione, una mascherina, e tanta tanta abnegazione e buona volontà. Solo così si può crescere insieme e ci unisce realmente, come nazione, stimolando altruismo ed empatia, elementi che più ci sono mancati in questo triste periodo. Ma questo rimane solo un parere. Zitti zitti, si va Avanti!