Sui grandi temi della tutela e della valorizzazione dei beni culturali in Sicilia si gioca una partita importante del futuro dello sviluppo isolano.
L’ingente patrimonio dei beni culturali spesso lasciati al degrado e all’incuria dai pubblici poteri è un grande limite di chi dovrebbe invece occuparsene e proteggerli dal trascorrere del tempo.
Abbiamo voluto sentire la voce di una personalità competente e preparata che si batte in prima linea su tale versante.
Si tratta del dottor Nicolò Fiorenza, 32 anni che proprio recentemente l’assessore regionale ai Beni culturali e all’Identità siciliana, Alberto Samonà, con proprio decreto ha nominato quale ispettore regionale onorario della Sicilia, ruolo che ricoprirà nel periodo 2022/2024.
Fiorenza, in questo incarico di grande prestigio, sarà l’esperto in materia di valorizzazione dei beni storico artistici e monumentali e dei beni demoetnoantropologici nel territorio siciliano e in particolare nella provincia ennese.
Il Dr. Fiorenza ha studiato e si è diplomato in architettura all’istituto statale d’arte nella prestigiosa sede del Collegio dei Gesuiti di Catania e successivamente si è laureato in Beni culturali all’Accademia delle Belle Arti di Catania con il massimo dei voti.
In particolar modo è riuscito ad ottenere la specializzazione nella conservazione dei beni culturali e nel restauro monumentale e ha avuto modo di collaborare a importanti progetti tesi alla valorizzazione dei beni storici nelle città di Catania, Palermo, Messina, Siracusa, nonché a Taormina, Nicosia, Noto, Giarre, Montevago, Centuripe e Catenanuova.
Ricopre anche l’incarico di responsabile culturale del Mythos Opera Festival e ha avuto modo di essere deputato da varie ambasciate d’Italia all’estero per svolgere delle conferenze sui beni culturali che si svolgono in occasione della settimana della lingua italiana nel mondo.
È autore di diverse pubblicazioni, tra cui una recentissima di grande pregio dal titolo “Ancone Rinascimentali in Sicilia”, che ha riscosso apprezzamento da critici, studiosi e storici dell’arte.
Dr. Nicolò Fiorenza
Che supporto avrai dalla Regione Siciliana per questo compito a cui sei stato chiamato?
La regione siciliana e nello specifico le soprintendenze tendono a monitorare lo stato di conservazione proprio di tutti i beni culturali ambientali, nello specifico, la fiducia che esse ripongono nella figura dell’ispettore comporta una sinergia di collaborazione volta alla segnalazione propria dello stato di conservazione di alcuni beni che conseguentemente viene segnalata e supportata tramite un iter volto al recupero stesso del bene, sulla base degli interventi necessari alla sua fruizione e valorizzazione nonché al restauro degli stessi.
Qual’ è lo stato dei beni culturali in Sicilia?
Volendo guardare al panorama regionale dei Beni storico artistici e monumentali mi corre l’obbligo di fare alcune distinzioni: vi sono tre tipologie di beni quelli di pubblica proprietà (fondo edifici di culto ovvero Ministero degli Interni, Ente Regionale e Autonomie locali) e beni custoditi o di proprietà privata, senza tralasciare l’immenso patrimonio dei Beni Ecclesiastici di pertinenza e proprietà delle diocesi.
Ognuna di queste categorie certamente viene monitorata e controllata dalle soprintendenze le quali si accertano continuamente e monitorano eventuali lavori e stato di conservazione.
Certamente è mia opinione che il controllo di questi beni non è semplice ma del tutto complicato, dato l’immenso patrimonio che solo la Sicilia possiede, se vogliamo considerare anche i beni ambientali.
Proprio per questo si lavora molto a rilento per censire e valutare la fattibilità di tutte le opere di restauro e mantenimento di questi beni. I fondi destinati ad essi dalle istituzioni europee e nazionali spesso non vengono del tutto impiegati perché si sconosce la possibilità di attingere ad essi.
La funzione pubblica ha una sofferenza di organico tale da non riuscire a controllare tutto ciò, e mi riferisco in particolare alle soprintendenze che sono l’organo massimo preposto a tali competenze.
Quando però il proprietario del bene è un privato spesso si incorre a problemi di gestione legati ai fondi per la gestione e la manutenzione e di conseguenza molti beni vengono abbandonati all’oblio e spesso dimenticati.
L’ente ecclesiastico gode invece di un organismo di controllo interno tramite un apposito ufficio di curia che avvalendosi della supervisione della soprintendenza si occupa di pianificare interventi di restauro e manutenzione dei beni di sua proprietà, questo sistema permette quindi di avere maggiore controllo e pronto intervento poiché la Chiesa dispone anche di fondi propri come, ad esempio, l’8×1000 che molto spesso interviene a tutela e salvaguardia di questi beni.
Le Sovrintendenze ai Beni Culturali sono spesso affetti da una visione burocratica che ne impediscono l’attuazione delle funzioni che sono chiamate a svolgere. Cosa dovrebbe cambiare per migliorare quest’ambito?
Credo che la procedura burocratica che ruota attorno all’attuazione di eventuali interventi possa essere ottimizzata, come spiegavo prima, dalla maggiorazione dell’organico che versa in sofferenza in queste istituzioni e che quindi rallenta ogni iter progettuale.
Le procedure di controllo e monitoraggio nonché le autorizzazioni ad eventuali iter progettuali di restauro, sono indispensabili ed indifferibili. Pertanto, vanno rispettate proprio nell’interesse stesso del bene e per un lavoro svolto in piena regola d’arte.
In Sicilia abbiamo un censimento attendibile ed un reale monitoraggio dei beni culturali, monumentali e demoetnoantropologici?
Certamente dopo il 2004, con l’ultimo aggiornamento del Codice dei Beni Culturali e del paesaggio, si è potuto procedere con degli inventari di massa e dei censimenti proprio di tutti quei beni di carattere monumentale, archeologico e beni storico artistici materiali e anche immateriali nonché i beni demoetnoantropologici.
Tutte le istituzioni a partire da quella Ecclesiastica hanno provveduto tramite le soprintendenze a creare proprio inventario depositato.
Questo ci permette di monitorare costantemente questi beni, impedirne l’alienazione e provvedere al restauro degli stessi.
Per quanto riguarda il monitoraggio certamente risulta complicato attenzionare tutti gli ambiti di proprietà ma grazie alle soprintendenze e quindi alla figura dell’ispettore, si può contare sul continuo monitoraggio di tutte le tipologie di beni, perfino quelli di ambito archivistico e bibliotecario.
Ci spieghi le competenze dell’ispettore onorario previsto da una legge molto vecchia (n. 386 del 1907 e dalle successive modifiche) alla luce dell’epoca moderna?
In epoca moderna i progressi fatti negli ultimi 100 anni sono abissali. Oggi con le moderne tecnologie informatiche e anche attraverso il web, si possono abbattere le frontiere e i chilometri che spesso rallentano quei processi di monitoraggio.
Queste tecnologie sono fondamentali ad oggi per avere notizia di eventuali traffici o spostamenti illegali e quindi intervenire o ancora ad esempio la mappatura informatizzata dall’alto del territorio, ci permette di osservare spesso lo stato dei siti archeologici e degli immobili per comprendere al meglio le evoluzioni.
La comunicazione tra le pubbliche amministrazioni viene favorita sempre tramite il web e la posta elettronica, snellendo così quel sistema postale che rallentava le comunicazioni.
Per concludere, in questo modo risulta più celere ed efficace il lavoro dell’ispettore che può prontamente comunicare ed intervenire in visione di situazioni da segnalare.
Quali obiettivi ti prefiggi di raggiungere nel biennio con questo nuovo ruolo?
Premetto che non è unicamente a seguito di questa nomina che la mia attività nel territorio ha avuto inizio. Sin da giovane studente ho intrattenuto rapporti che le pubbliche istituzioni nonché autonomie locali e soprintendenze.
Le mie battaglie per la salvaguardia dei beni monumentali in totale stato di abbandono e degrado sono tutte testimoniate da una folta rassegna stampa prodotta negli ultimi 15 anni.
Attraverso le competenze e gli studi acquisiti nel tempo però i miei obiettivi sono maggiorati. L’esperienza professionale acquisita negli anni mi ha permesso di conoscere a fondo molte dinamiche e creare idee su come meglio intervenire.
L’amore per la mia terra e l’amore per l’arte intesa come prodotto dell’ingegno dell’uomo, mi ha sempre spinto a salvaguardare e tutelare tutto ciò.
Nello specifico, i miei obiettivi sono volti ad un censimento mediante vari sopralluoghi di tutti quei beni monumentali in fase di osservazione, individuare le modalità d’intervento e permettere un iter progettuale con assegnazione di fondi economici.
Qualora dei beni risultino di proprietà privata, va effettuata un’informativa ai soggetti possessori affinché intervengano avvalendosi dei fondi destinati agli stessi, che spesso sconoscono e di conseguenza lasciano i beni al degrado per indisponibilità personale di fondi.
Compito di chi come me ama l’arte e si cura di essa, è proprio suggerire ed informare su come intervenire al recupero di questi beni, ovviamente grazie al monitoraggio e la supervisione della soprintendenza di riferimento.