“Amici, come avrete visto il mio papà non c’è più. Non posso rispondere ai vostri tanti messaggi che vedo arrivare, perché sono in mezzo al mare e abbiamo appena fatto un salvataggio”, è questo il messaggio di Cecilia Strada sui social che commenta la morte del padre e fondatore di Emergency, Gino Strada.
“Non ero con lui – aggiunge Cecilia – ma di tutti i posti dove avrei potuto essere…beh, ero qui con la ResQ – People saving people a salvare vite. È quello che mi hanno insegnato mio padre e mia madre. Vi abbraccio tutti, forte, vi sono vicina, e ci sentiamo quando possiamo”. Il chirurgo, di 73 anni, al momento del decesso si trovava in Normandia.
Gino Strada, all’anagrafe Luigi, è stato un medico, filantropo e attivista italiano che, insieme alla moglie Teresa Sarti morta nel 2009, è stato il fondatore dell’Ong italiana Emergency.
Nato a Sesto San Giovanni, cresce in un ambiente cattolico e, fin da subito, è stato molto vicino alle realtà sociali. Al termine degli studi superiori presso il Liceo classico Carducci, Strada ha conseguito la laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università Statale di Milano nel 1978, all’età di trent’anni, e si è poi specializzato in Chirurgia d’Urgenza. Durante gli anni della contestazione è uno degli attivisti del Movimento Studentesco.
In seguito, il fondatore di Emergency, viene assunto dall’ospedale di Rho facendo poi pratica nel campo del trapianto di cuore fino al 1988, quando si indirizza verso la chirurgia traumatologica e la cura delle vittime di guerra. Negli anni ’80 si specializza in chirurgia cardiopolmonare, lavorando negli Stati Uniti, alle università di Stanford e Pittsburgh, all’Harefield Hospital (Regno Unito) e al Groote Schuur Hospital di Città del Capo (Sudafrica), l’ospedale del primo trapianto di cuore di Christiaan Barnard.
Dal ’89 al ’94 lavora nel Comitato internazionale della Croce Rossa distinguendosi per il suo coraggio e la sua maestria in zone di guerra come: Pakistan, Etiopia, Perù, Afghanistan, Somalia e Bosnia ed Erzegovina.
L’esperienza con la Croce Rossa guidata dal suo enorme altruismo lo spingono a fondare, insieme ad altri colleghi, la Ong Emergency, associazione umanitaria internazionale per la riabilitazione delle vittime della guerra e delle mine antiuomo che, dalla sua fondazione nel 1994 alla fine del 2013, ha fornito assistenza gratuita a oltre 6 milioni di pazienti in 16 paesi nel mondo.
Durante il sequestro del giornalista de La Repubblica Daniele Mastrogiacomo, nel marzo 2007, in Afghanistan ha assunto una posizione di rilievo nelle trattative per la sua liberazione.
Non ha mai assunto posizioni politiche ben marcate anche se ha criticato pubblicamente molti governi che si sono succeduti nel tempo, in maniera indiscriminata. Le opinioni di Strada nei confronti dei governi guidati da Massimo D’Alema, Romano Prodi, Silvio Berlusconi, Mario Monti, Enrico Letta, Matteo Renzi, Paolo Gentiloni e Giuseppe Conte sono state molto critiche per quanto riguarda la partecipazione dell’Italia a diversi conflitti recenti, per l’aumento continuo delle spese militari da questi sostenute, per le politiche sull’immigrazione e i respingimenti.
Le opposizioni più pesanti di Emergency furono relative alla partecipazione dell’Italia all’intervento NATO in Afghanistan – noto anche come Operazione ISAF – valutate da Gino Strada come una barbarie commessa contro la popolazione afghana in aperta violazione dell’articolo 11 della Costituzione italiana.
La sua pesante denuncia affermava che l’intervento della NATO, e di conseguenza dell’Italia, fosse spinto da interessi economici.
Con quello che sta accadendo negli ultimi giorni in Afghanistan risulta difficile dargli torto. Anche se in molti consideravano la posizione di Gino Strada come un esempio di pacifismo radicale, moralista e utopico. A questo proposito, Strada stesso dichiarò:
«Io non sono pacifista. Io sono contro la guerra.»
Gino Strada si è sempre dichiarato ateo e nel 2013 ha dichiarato di non votare alle elezioni da circa trent’anni, per esprimere la propria disapprovazione verso la politica italiana. Insomma, ci lascia un grande medico, un grande filantropo e un grande uomo, esempio di virtù in Italia e nel mondo. Addio Gino!