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Misure speciali

by Maurizio Ciotola

La prima constatazione che emerge e verso cui, in ottemperanza alla Costituzione lo Stato centrale deve intervenire, è l’incapacità evidente di gestione del Servizio sanitario da parte delle regioni.

Dalla modifica del titolo V della Costituzione, le gestioni regionali, in una indistinta alternanza politica, hanno affossato e azzoppato il servizio sanitario pubblico, operando una discriminazione sui rendimenti economici del servizio.

Banalmente tutti i servizi ad ampio margine di profitto sono transitati verso la sanità privata, lasciando a quella pubblica la gestione con oneri in passivo.

In Sardegna, non più che altrove, sento alzarsi voci di politici che in questo ambito hanno saputo rimestare e operare, con i risultati che oggi vediamo, cui purtroppo l’incapacità di questa Giunta, contrastata da una misera opposizione, non riesce a invertire la rotta.

La condizione di emergenza planetaria che aggredisce la popolazione, e vede in prima linea tutto il personale sanitario del servizio pubblico, non consente ulteriori titubanze e soprattutto impone, su conferma del Capo dello Stato, la decisione di avocare al Governo la gestione del servizio Sanitario in tutte le Regioni.

La Sardegna dopo cinque anni di lotte contro la devastazione compiuta da una giunta di centrosinistra, con a capo due economisti, che per pudore e pulizia del foglio su cui scrivo, eviterò di nominare, si è trovata di fronte alla più grande emergenza sanitaria dell’era moderna.

Il Paese intero insieme all’intero Pianeta è in condizioni ancor peggiori, e in questi momenti, nell’ambito dell’interpretazione dei diritti di salvaguardia dei cittadini e della collettività, è necessario adottare misure restrittive e coercitive, non dissimili da quelle necessarie in tempo di guerra.

Di fronte alla noncuranza delle disposizioni governative e dei consigli degli scienziati, un gran numero di cittadini continua a solcare le strade del Paese senza alcuna necessità, se non in taluni casi per ostentare arroganza e disprezzo per le disposizioni e soprattutto per gli altri concittadini.

Probabilmente l’esercito è necessario, soprattutto ove questa manifestazione di inciviltà è massima, ma non costituisca un modo per coprire le gravi inadempienze sul piano organizzativo di un sistema sanitario ridotto all’essenza e privo di strumenti.

Ognuno può credere in ciò che ritiene più opportuno sul piano della spiritualità, ma per favore non si ridicolizzi questa importantissima sfera dell’esistenza umana, invocando gli interventi soprannaturali da parte delle istituzioni, senza per altro adottare le dovute azioni possibili sul piano esecutivo e organizzativo.

Oppure invocare l’intervento della Brigata Sassari, senza operare un intervento capace di tutelare sul piano dei dispositivi di protezione individuale gli operatori sanitari, mostra una esplicita incapacità da cui si vuole sviare l’attenzione.

Le forze dell’ordine, dello Stato e dei comuni sono in grado di vigilare sul mancato rispetto delle regole e disposizioni, soprattutto in una regione ove quelle che vengono chiamate Città, non riescono a essere più grandi di un quartiere di Roma o di Milano.

Vengano prese le misure di coercizione verso la sanità privata, requisendo tutto ciò che è necessario nell’emergenza, richiedendo la disponibilità dello stesso personale ospedaliero, già esperto.

Perché buttare dentro il calderone, con un colloquio formale, ulteriori medici, infermieri e operatori sanitari, può generare un ulteriore aumento dell’entropia, senza affinare l’efficienza necessaria del momento specifico.

Forse potrebbe dare una risposta pratica e di supporto effettivo, il coinvolgimento obbligatorio degli ospedali delle cliniche private finora nell’ombra, con costi dell’amministrazione pubblica di grande rilevanza.

In un’emergenza di questa portata è impensabile che la sanità privata, che pesa per quasi il 40% dei costi dell’intero servizio sanitario del Paese, non concorra in modo soddisfacente e deciso allo sforzo immane richiesto, per arginare i danni di questa prevedibile pandemia.

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