Dopo aver messo in atto l’operazione ripulisci immagine nei confronti del neo De Cuius Silvio Berlusconi, che grazie alla potenza mediatica è stato rivenduto come un santone cancellando in maniera menzognera la lunga vita cialtronesca che lo ha sempre contraddistinto, il governo, adesso, è alle prese con le varie correnti che si distaccano dal garante che teneva bloccata tutta la coalizione di questo esecutivo.
Tuttavia Berlusconi non poteva morire in un momento peggiore per la premier. Infatti, insieme alla dipartita del cavaliere, Giorgia Meloni dovrà affrontare più in là anche le elezioni europee, un test che potrebbe essere determinante per il futuro politico di questo governo.
Infatti, se Salvini dovesse ampliare il suo consenso ai danni di FdI questo potrebbe minacciare non poco gli equilibri dell’esecutivo; e se a questo si aggiungesse la scomparsa effettiva di Forza Italia, la compravendita di deputati e senatori dell’ex partito del cavaliere potrebbe compromettere non poco questa maggioranza.
Inoltre, vi è un altro attacco interno da parte della Lega ai danni di Meloni e ad aprire le danze ci pensa il capogruppo Riccardo Molinari.
Il rappresentante della Lega ha definito il Mes “strozzinaggio sui Paesi che sono più in difficoltà” parlando di “111 miliardi che dovremo mettere dentro il Mes che non potremo mai utilizzare per salvare le nostre”.
Insomma, l’attacco dei vertici della Lega è diretto a Giorgia Meloni che, sul Mes, può temporeggiare ma non è assolutamente in grado di osteggiarlo.
Essere affidabili agli occhi dell’Ue costa e il danno d’immagine sarebbe non poco per Giorgia Meloni, se dovesse poi finire per ratificare il fondo salva stati.
Lei che ha addirittura detto che avrebbe sempre detto “no al Mes” firmando addirittura con il sangue ci farebbe proprio una figura barbina se dovesse essere poi costretta a firmare lo stesso nonostante il “sangue versato”.
Ma la Lega non finisce qui il suo “J’accuse” e, con un occhio che mira sempre ai sondaggi, sa che questo è il momento migliore per far cassa di consensi e, così, continua imperterrita il suo attacco contro il primo partito d’Italia.
Infatti, parlando dell’alluvione in Emilia Romagna, il capogruppo leghista ci ha fatto sapere che stanno “aspettando che il governo decida”. E siccome la Lega è un partito di governo non ci vuole molto per intendere che l’accusa di immobilismo sia tutta contro Giorgia.
Infine, dulcis in fundo, il capogruppo leghista chiede anche alla ministra Santanchè di “spiegare in Aula” le denunce di Report e dell’inchiesta che è emersa a suo carico. “Se ci sarà qualcosa saranno altri organismi a dover intervenire non certo Report”.
Insomma, sarà il caldo, sarà il Papeete che ha già aperto, sarà il sapore di mare ma questo sembra un film già visto e rivisto e se Meloni dovesse sbagliare i suoi calcoli nei prossimi mesi a tenerle la porta sempre aperta per tornare a casa ci pensano come sempre Salvini e i suoi.